04/01/2016

Aerosmith vs Bo Diddley

Il ritorno di Steven Tyler e soci alle loro sonorità “tradizionali” con un classico che esalta al meglio la loro proverbiale energia
Aerosmith - tour d'addio
È il 1960. A Chicago sono arrivati già da un pezzo il blues, la Chess Records e il rock ‘n’ roll.
I primi di gennaio di quell’anno esce Road Runner, nuovo singolo di Bo Diddley per la Checker Records (etichetta che fa capo sempre ai fratelli Chess). Il successo di Ellas Otha Bates – questo il suo vero nome all’anagrafe, all’epoca già modificato in Ellas McDaniel dopo l’adozione da parte della zia – è già storia. E lo sono le sue chitarre con la cassa armonica rettangolare o il fatto di aver ospitato una donna nella sua band, Lady Bo, considerata la prima chitarrista solista femminile nella storia del rock.
Ormai non si tratta più di una novità, ma è sorprendente come ancora una volta bastino (si fa per dire) dodici battute ripetitive e ipnotiche che permettono di improvvisare assoli di ogni genere, nonché di esaltare gli stacchi tra un giro e l’altro. Curiosa e divertente è poi la ripetizione nel ritornello del verso “beep-beep” in riferimento a quello del Road Runner, appunto, della fortunata serie di cartoni animati della Warner Bros, inseguito continuamente e invano da Wile E. Coyote.
 
Sembrano però allo stesso tempo un miraggio i primi posti nella chart rhythm ‘n’ blues con Bo Diddley (brano d’esordio che donerà all’artista il successo oltre che il nome d’arte) e I’m A Man. Il nuovo pezzo si ferma infatti solo alle posizioni n. 20 della Hot R&B Sides e n. 75 della Hot 100 di Billboard, ma non per questo passa inosservato.
Nel 1965 i Gants, gruppo garage americano, raggiungono in particolare il 46esimo posto della medesima Hot 100, ma il brano è apprezzato anche da numerose band inglesi, tra cui Animals, Rolling Stones e Who, che ne incidono una loro versione.
 
Molti anni dopo è invece un gruppo americano a rispolverare in via per così dire ufficiale il pezzo. Gli Aerosmith decidono infatti di aprire Honkin’ On Bobo, loro album di cover rock-blues del 2004, proprio con Road Runner. Il disco della band di Boston viene pubblicato a fine marzo dello stesso anno, raggiunge la quinta posizione della Billboard 200, vende 160.000 copie una settimana dopo l’uscita e si aggiudica il disco d’oro secondo le rilevazioni dell’Associazione Americana dell’Industria Discografica (la RIAA). Per Steven Tyler e soci si tratta di un ritorno alle sonorità che li hanno formati, dopo le influenze maggiormente pop abbracciate in Just Push Play del 2001.
Le dodici battute giocano in favore della band che a ogni stacco antepone uno strumento rispetto agli altri con la netta supremazia delle chitarre o della sola batteria. Un’energia apparentemente studiata, ma che forse è soltanto frutto dell’esperienza per gli Aerosmith, i quali in tale contesto dimostrano di non essersi dimenticati delle loro radici musicali.
 
Non era più una novità nel 1960, né tantomeno poteva esserlo nel 2004. Ma senza alcun dubbio è giusto ribadire (e se necessario diffondere) certi concetti.
 


http://youtube.com/watch?v=WOOFx9c6qyA

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