28/11/2013

Quell’affascinante fruscio

Il produttore John Wood racconta le ristampe in vinile di Nick Drake

Nick Drake lo diceva nella splendida Fruit Tree: «Nessuno ti conosce, solo la pioggia e l’aria, ma non ti preoccupare, resteranno a bocca aperta ad ammirarti quando non ci sarai più». Nick Drake non divenne in vita un artista famoso. Ha inciso tre soli album prima della tragica morte il 25 novembre 1974, causa ufficiale suicidio che la madre e il padre non vollero mai riconoscere come tale, attribuendo la colpa a un errore nell’ingerire pillole che gli erano state prescritte per ormai sempre più cupa depressione. Depressione che era figlia anche dello scarso successo riscosso dai tre dischi: Five Leaves Left uscito nel 1969 quando Nick aveva 21 anni, Bryter Layter del 1970 e soprattutto Pink Moon del 1972, album struggente e cupo, autentico testamento spirituale di un grande artista che se n’è andato troppo presto, a soli 26 anni, e che aveva una pelle troppo delicata e un animo fragile per attraversare indenne le tempeste della vita. Un artista colto che amava l’opera di Blake e Yeats e che in anni recenti è stato visto come importante influenza da artisti come Paul Weller, Robyn Hitchcock, Ben Folds, Lucinda Williams, Peter Buck, Robert Smith.

L’interesse per Nick non scema: mentre il prossimo anno si commemora il quarantesimo anniversario della prematura scomparsa, nel corso del 2013 sono stati ripubblicati uno dietro l’altro i tre dischi ufficiali in splendide edizioni speciali per la ReDISCovered (etichetta della Island), in vinile da 180 grammi con memorabilia quali la riproduzione dei poster dell’epoca, la copia dei testi scritti nell’ordinata calligrafia di Nick, oltre alla possibilità di scaricare le tracce digitali dell’album anche in una versione che presenta gli scricchiolii dei vinili d’epoca. Ed è imminente l’uscita di Tuckbox, un cofanetto che conterrà i tre album originali in cd oltre a Made To Love Magic, con outtake e demo delle quattro canzoni che dovevano far parte del quarto album di Drake, e Family Tree, raccolta di brani registrati prima del contratto firmato con la Island. Ne parliamo con John Wood, l’uomo dietro le ristampe in vinile. Al fianco di Joe Boyd, Wood è stato collaboratore di Nick Drake sin dai primissimi passi.

Com’è cambiato il processo di registrazione da quegli anni a oggi?

«Quando gli album di Nick sono stati registrati, circa quarantacinque anni fa, era normale coinvolgere tutti i musicisti durante le session. Si suonava insieme in studio, anche se erano previste successive sovraincisioni strumentali o vocali. Su tutti e tre gli album la maggior parte di quello che si sente è stato registrato live, sicuramente la voce e la chitarra di Nick. Su Five Leaves Left tutti i brani orchestrati da Robert Kirby sono stati incisi dal vivo con Nick e l’orchestra. L’arrivo di tecniche digitali ha trasformato il processo e le discipline di registrazione di musica. L’avvento di un numero infinito di tracce da registrare su un software che permette la manipolazione di intonazione e tempi ha incoraggiato la maggior parte degli artisti contemporanei e dei produttori a registrare il disco pezzo per pezzo, una traccia e un musicista alla volta, permettendo infinite opportunità di registrazione. C’è la convinzione che l’utilizzo della tecnologia consenta di realizzare la prestazione perfetta. A mio parere, nove volte su dieci si finisce per avere fra le mani un prodotto sterile, privo dell’immediatezza di registrazioni effettuate negli anni ’60 e ’70 quando la buona musica nasceva dalle buone prestazioni».

Può dirci qualcosa sul processo di restauro per le ristampe in vinile?

«Gli album sono stati originariamente masterizzati alla fine degli anni ’60, primi ’70. Nel corso dei successivi quindici anni, fino all’avvento dei compact disc, le migliorie tecniche hanno permesso segnali in più alta frequenza, anche per il materiale acustico. Di conseguenza nei dischi rimasterizzati di Nick si ha una sensazione di più… aria. C’è un’aumentata spazialità. Parallelamente, l’arrivo dei più sofisticati equalizzatori analogici offre la possibilità di evidenziare sottilmente parti dello spettro audio in modi non disponibili in quegli anni. Il nuovo mastering ha fatto pieno uso di questi sviluppi, pur mantenendo l’integrità degli originali».

Com’era Nick Drake in studio di registrazione?

«Si è sempre applicato in modo disciplinato e, per una persona così giovane, con un atteggiamento veramente professionale. Sapeva sempre quello che voleva dai musicisti e dalla produzione. Nel realizzare ciò che desiderava non ho mai avuto alcun conflitto con Nick».

L’industria musicale sembra avere affidato il proprio futuro solo ai talent show. Sarebbe in grado di scoprire un nuovo John Martyn o Nick Drake?

«La maggior parte degli operatori del settore ha perso la capacità di credere nelle qualità musicali e creative di un artista. Così gran parte delle etichette ora vuole vincere facile ottenendo l’immediato riscontro del pubblico dei talent o producendo artisti che seguono sentieri già battuti da gente che ha sfondato prima di loro. Questo sta portando a una diluizione delle vendite, poiché il pubblico è sottoposto a sempre più dischi e artisti con poca o nessuna individualità. Non a caso gli artisti nuovi più interessanti utilizzano Internet e una distribuzione in proprio per raggiungere un pubblico di nicchia. Naturalmente, se si genera abbastanza interesse grazie questi mezzi, una major può metterli sotto contratto».

Visto con il senno di poi, un prodotto come Pink Moon non avrebbe potuto rilanciare la carriera di Nick. A suo parere, qualche tentativo è stato fatto per rendere l’album più vendibile?

«Nel corso della mia lunga carriera nell’industria discografica sono stato assediato dalle major che chiedono dischi più “commerciali”. Ma è un disco non può in alcun modo essere descritto come commerciale prima che sia stato pubblicato… Questa filosofia domina anche cinema e tv. Ma etichettare uno sforzo artistico come commerciale può essere il più grande ostacolo alla creatività. In quanto a Pink Moon, anche se ci sono voluti più di vent’anni può essere descritto come uno straordinario successo in termini commerciali poiché l’album è costato meno di mille sterline e ha fruttato milioni ai signori della casa discografica sommando vendite e sfruttamento in film e pubblicità: un rendimento straordinario rispetto all’investimento».

Se dovesse selezionare una canzone per album quale sceglierebbe?

«Probabilmente River Man per Five Leaves Left, Northern Sky per Bryter Layter e Parasite per Pink Moon».

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