19/03/2021

Paolo Bonfanti – “Where Do We Go”

Nuovo video per Paolo Bonfanti. Il brano è “Where Do We Go” e fa parte del suo nuovo album “Elastic Blues”. Una provocazione, ma anche un modo per poter raggiungere il proprio pubblico e far “girare” la propria musica, vista la perdurante assenza e astinenza da live
Where Do We Go è il nuovo video di Paolo Bonfanti. Il brano è tratto dal suo nuovo album Elastic Blues.  
Una provocazione, ma anche un modo per poter raggiungere il proprio pubblico e far “girare” la propria musica, vista la perdurante assenza e astinenza da live.
Nel brano scelto, il secondo dopo Fin de Zugno, Bonfanti è accompagnato da tutta la band: Alessandro Pelle alla batteria, Nicola Bruno al basso, Roberto Bongianino alla fisarmonica, Simone Garino al sax alto, Alberto Borio al trombone, Daniele Bergese al sax tenore, Igor Vigna alla tromba e ai cori Valeria Bruzzone, Morena Campus e Matteo Merli.
Il video gioca sul contrasto tra la serietà e la staticità dei protagonisti che si sono prestati a “mettere la faccia” chiedendosi dove possiamo andare e la dinamicità del singolare mezzo su cui si muove Bonfanti: un velocipede per un novello Nuvolari in versione ecologica, esploratore ironico di un mondo che non si conosce ed in cui ci si riconosce più. Che sia questa la strada da seguire per noi che abbiamo perso la strada, che non sappiamo più tornare, che pensavamo di avere capito e invece continuiamo a camminare in cerchio?
Il video è stato realizzato da Ivano A. Antonazzo e i volti che si aprono e si susseguono diventano i simboli delle categorie più duramente colpite da questo anno difficile; non solo musicisti e addetti ai lavori (fonici, tecnici, promoter, organizzatori), ma anche insegnanti di nuoto, gestori di palestre e di locali di musica dal vivo, ristoratori, cuochi, operatori del turismo,  librai, e poi infermieri, volontari e tanti altri che in questi 365 giorni non ci hanno messo solo la faccia.
 
Ecco la traduzione del brano:
 
PUOI DIRMI DOVE POSSIAMO ANDARE DA QUI?
QUELLO CHE FAREMO NON È DEL TUTTO CHIARO
ABBIAMO IN QUALCHE MODO PERSO LA TRACCIA PRINCIPALE
SAREMO CAPACI DI TORNARE?
È PERCHÈ NON ABBIAMO CAPITO?
È INDIFFERENZA O PAURA?
DOVE ANDREMO DA QUI?
 
CONOSCI LA STRADA?
DOVE POSSIAMO ANDARE DA QUI?
TUTTO È OLTRE LA NOSTRA COMPRENSIONE
EPPURE COSÌ VICINO
NON È ASSOLUTAMENTE PREVEDIBILE
ABBAMO RICEVUTO UNA CHIAMATA
DA UNA VOCE CHE NON RICONOSCIAMO
O SEMPLICEMENTE NON SENTIAMO
DOVE POSSIAMO ANDARE DA QUI?
 
SEI CONSAPEVOLE DI 
DOVE POSSIAMO ANDARE DA QUI?
TUTTE LE STRADE SONO BLOCCATE
LE PORTE SBARRATE
C’È UN PIANO DIETRO TUTTO CIÒ
O È SOLO IL CASO?
PENSAVAMO DI POTER FUGGIRE 
DALLA NOSTRA SOLITA STUPIDITÀ?
DOVE POSSIAMO ANDARE DA QUI?
 
PUOI DIRMI DOVE POSSIAMO ANDARE DA QUI?
PENSAVAMO FOSSE PIÙ VICINO
PENSAVAMO DI ESSERE QUASI ARRIVATI
STIAMO CONTINUANDO A CAMMINARE IN CERCHIO
NEL MEZZO DELLA NOTTE
SUL NOSTRO VIOTTOLO DAVANTI CASA SOLTANTO PIETRE
NON RIUSCIAMO A TROVARE LA STRADA DI CASA
DOVE POSSIAMO ANDARE DA QUI?
 
 

 
10 mesi di lavoro in piena pandemia, 40 musicisti coinvolti (compreso l’autore), 60 anni, 70 minuti di musica, 80 pagine di libro, 15 brani inediti, 1 cover, una campagna di co-produzione dal basso che ha ampiamente doppiato la cifra inizialmente richiesta; la prefazione di Guido Harari e molto altro per questo Elastic Blues che non è solo musica ma anche un libro di memorie, riflessioni, introduzione ai pezzi e traduzione dei testi, impreziosito dalle immagini e dalla grafica di Ivano A. Antonazzo.
Paolo Bonfanti, chitarrista, cantante, autore, produttore e molto altro, si e ci regala per i suoi 60 anni questo viaggio attraverso la sua musica, senza genere, con i suoi amici e collaboratori di una vita. Per l’occasione ritroviamo infatti la reunion di Big Fat Mama e viaggiando nel tempo incontriamo via via le band che lo hanno accompagnato in questi 35 anni di carriera, dagli anni ’80 ad oggi, con varie formazioni, ad ognuna delle quali corrisponde uno stile ben definito. 
Tra i vari ospiti non potevano mancare, ad esempio, Fabio Treves, Lucio Fabbri, Aldo De Scalzi, Giampaolo Casati ad arricchire il tutto con le loro personalità.
Il Blues è la casa da cui partire e a cui tornare dopo un lungo viaggio: Bonfanti spazia tra tutti i generi che più ama e lo fa senza compromessi, sostenuto dalla sua collaudata band con Alessandro Pelle alla batteria, Nicola Bruno al basso e Roberto Bongianino alla fisarmonica e da una poderosa sezione fiati.
Non c’è sfoggio né vanto, anzi una sorta di pudore e riservatezza nei racconti di Bonfanti: viene dato largo spazio agli amici ai compagni di sempre, mentre passano velocemente i grandi nomi con cui è venuto in contatto in 40 anni di carriera, come se fosse un caso, quasi scusandone con delicatezza e senza auto-celebrazione.
70 minuti di musica da ascoltare, 80 pagine da leggere, per questo Elastic Blues, che tiene fede al suo titolo, ricco di idee. Un universo musicale che apre prospettive con angolature diverse,  che supera i generi, ma se proprio volete ci troverete blues, rock, folk, funk e persino jazz; brani cantati in inglese e in genovese o non cantati affatto che descrivono perfettamente il percorso che lo ha reso il musicista di oggi. Dice Bonfanti: “Ero partito con questa idea: mi regalo un disco per i 60 anni intimo, voce e chitarra, me le suono e me le canto. E poi? E poi più ci chiudevano, più ci toglievano bellezza, più ci accollavano responsabilità, più forte cresceva il desiderio di coinvolgere altre persone. E più noi diventavamo inutili, non essenziali, improduttivi, insomma invisibili, più io vi vedevo. Vedevo i musicisti che non suonavano più, i fonici, i tecnici, i negozi di dischi, i gestori di locali e teatri, gli organizzatori di eventi, le professionalità cancellate, gli investimenti persi, le entrate mancate, le occasioni perdute che per loro natura non possono tornare e di cui nessuno parla. E allora ho pensato, nel mio piccolo, li faccio suonare io, con me: la mia musica che diventa nostra”.
 
 
“Il Bonfa – che lo faccia da solo, con la sua band o con sensibili compagni di viaggio come Martino Coppo – suona musica ancora a misura d’uomo, con nessun’altra priorità e sigillo di garanzia che non siano autenticità e schiettezza”. (Guido Harari)
 
“Suono blues perché mi rappresenta e perché tutto viene da lì; suono folk, perché tutto viene da lì; suono rock perché tutto passa da lì; non posso fare a meno del soul, o del funk e non disdegno il jazz. E il rap? Che genere faccio? Il mio genere è: “musicale”. Non sono incasellabile. Non sono talebano o purista, neanche fanatico. Amo le contaminazioni”. 
“Il Blues come l’oro è duttile e malleabile, come il cervello e la coscienza dovrebbero essere, è elastico”
.
(Paolo Bonfanti)
 

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