17/11/2015

Avast

Cantautorato italiano con una buona dose di suggestioni statunitensi nel disco d’esordio della band lucana
Il “lavaggio musicale economico” voluto dalla band parte da storie che si influenzano tra loro fino a sporcarsi o viceversa. Sono molteplici le idee musicali messe in piedi dal gruppo lucano in questo suo disco d’esordio, Lavatrici.
L’intento è quello di tenere insieme un certo cantautorato italiano insieme al rock, allo swing e a suggestioni che rimandano alla psichedelia. L’album è eterogeneo per la commistione creata da tanta musica differente ripresa, rimodellata e unita in questa raccolta di brani inediti.
 
Otto pezzi inediti più una cover, Poor Boy di Nick Drake: quest’ultimo brano è rimasto invariato nel titolo e anche nella musica e nelle linee melodiche, mentre il testo diventa italiano e addirittura nel ritornello si spinge sino al dialetto lucano, rendendo tutto sommato divertente l’adattamento.
 
Le tante influenze musicali volute dalla band per creare il proprio sound divengono man mano certezze semplici ma non necessariamente banali e sembrano avere poco a che fare con le sperimentazioni. Il gruppo ha confezionato un ventaglio di possibilità per il futuro, partendo da una forte matrice italiana non solo per la lingua adottata nei singoli pezzi, ma anche per come viene “usata” (ad esempio in Semplicezza).
Perché per portare a termine il “lavaggio musicale economico” inizialmente bisogna sporcare le storie, per poi fare le Lavatrici necessarie per cambiarsi e continuare da dove si è cominciato (a dispetto del nome della band che nel dialetto lucano (e non solo) significa “basta”).

 
 

 

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