05/05/2015

FeelSonWheel

Il neo-psychedelic-soul è la base su cui si fonda il sound del gruppo, racchiuso in questo cd d’esordio
Salutare il passato perché è giunto il momento di chiudere questo capitolo e di iniziare di nuovo. O di iniziare davvero, a seconda dei punti di vista.
È per questo motivo che i FeelSonWheel hanno pubblicato il loro album d’esordio Bye Bye Past. Il gruppo cesella i suoi brani con l’indie-pop più moderno che strizza l’occhio al jazz anni ’50 e alle ritmiche black-roots. Tutto è racchiuso nel neo-psychedelic-soul che caratterizza i nove pezzi del lavoro, all’interno del quale la voce un po’ jazz e un po’ R&B di Filomena D’Oriano va di pari passo con il sound compatto creato da Giuseppe Gallucci (chitarrista; Allegri Leprotti), Roberto Pace (pianista e tastierista; Eva Poles, Diego Mancino e Unicamista), William Nicastro (bassista, arrangiatore e produttore artistico; Mamud Band, Kabikoff e Sarah Stride) e Andrè Michel Arraiz-Rivas (batterista; Quasiviri e Mondongo).
 
La noia è spiattellata nella ripetitività del ritornello di I’m Bored, mentre poi si parla subito di qualcosa che è durato fin troppo (Lasted All Too) e magari si possono perdere pure le forze (I’ve Lost My Strength). Se si badasse ai titoli, potrebbe essere un inizio trascinato e disfattista. E invece no. Tutto nasce spesso sotto forma di ballad e ogni brano segue un suo tratto estetico in maniera quasi riflessiva e talvolta mutevole, come nei finali inattesi della sopraccitata I’ve Lost My Strength o di Young City. Interessante il gioco tra il riff blues della chitarra e la voce in Silent Knowledge, prima che le due entità vengano raggiunte dal resto per creare un tutt’uno intenso che riprende il leit motiv musicale dell’intero disco. What’s This Paralysis viene resa quasi con dei vocalizzi onomatopeici nel ritornello, ma è ricca di sfumature, come si evince ascoltando pure gli altri pezzi più di una volta, compreso In My Garden in tutto il suo crescendo.
 
Un inizio consapevole, dal momento che il gruppo suona insieme dal 2012 e ha quindi avuto il tempo per affinare il proprio sound, convogliarlo in un unico atteggiamento pop, nobilitarlo con tante sfumature e renderlo fluido più che mai. E allora non rimane altro da fare se non ascoltare la title-track, salutando il passato, osservando il presente e attendendo il futuro.

 
 

 

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