20/07/2015

Hey Elbow

Primo album per il trio svedese tra pop, elettronica e…
Un approccio semplice. E c’è l’elettronica come pure il pop, anche se gli studi degli svedesi Hey Elbow partono dal jazz. Brani che “si aprono” per poi “richiudersi” continuamente e dove tutti gli strumenti, comprese le voci, sono collocati equamente al loro interno. In questo modo quindi il trio decide di non avere un frontman, ma di presentarsi come un’entità unica in quest’album d’esordio.
 
Intro all’inizio e Outro alla fine e poi nove nomi di donne per le nove tracce nel mezzo. Un totale di undici brani, tutti diversi tra loro e uniti impercettibilmente dai synth e da certe sensazioni latenti che finiscono spesso per esplodere in un afflato sonoro dove trovano spazio anche ad esempio flicorni, trombe, tromboni, tube… I pezzi scorrono l’uno dopo l’altro ed è difficile scegliere quelli più rappresentativi, pur sapendo che il primo singolo estratto è Ruth, corale desiderio di percorrere un sentiero rock di belle speranze.
E se la ricca elettronica potrebbe rendere tutto apparentemente più artificiale e complesso, non è così per le melodie degli Hey Elbow. Melodie appunto semplici e allo stesso tempo con una sperimentazione che non manca in un disco d’esordio riflessivo e più o meno cupo a seconda delle situazioni.
 
E alla fine il loro Every Other si impone silenziosamente, anche se per il futuro ci si attende comunque che il gruppo non rimanga solo piacevolmente sospeso. Se però già nella loro Svezia gli Hey Elbow sono stati nominati miglior live band del 2014, evidentemente la strada intrapresa è quella giusta…

 
 

 

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!