06/11/2016

My Gravity Girls

Primi due capitoli di un “romanzo”…
Come un romanzo suddiviso in quattro capitoli. Il tema è la perdita che genera poi un senso di vuoto e di insicurezza. Il gruppo è italiano e più precisamente originario di Parma, ma canta in inglese.
 
Inizia così il progetto dei My Gravity Girls. Un’idea partita quattro anni fa con le loro vite che ovviamente scorrevano e il loro chiaro concetto di musica da plasmare e ordinare.
Il primo volume della tetralogia funge quasi da introduzione del romanzo e si parte quindi con appena quattro tracce intime e pacate, dove gli arrangiamenti sono scarni e la storia ancora non prende corpo, ma rimane annidata nel subconscio. I sussurri del primo volume nel secondo si trasformano con una maggiore presenza della parte ritmica e si pongono a metà tra i sogni e gli incubi. Un po’ alla volta tutto inizia a prendere forma.
 
Nel Vol. 1 si fa notare senz’altro in apertura Sea Song #2 (Ghosts And Parasites) con i suoi synth e l’intermezzo strumentale, così come nel Vol. 2 uno dei momenti più importanti è quello di Sea Song #4 (The Diver), dove il folk e un certo cantautorato americano si incrociano al meglio. Si inizia dunque a prendere coscienza, sebbene permangano certe ossessioni come quelle di Jeremiah.
 
Il finale di Desert Storm è una sorta di crescendo, con una buona partenza dell’elettronica e la consapevolezza di essere arrivati nella maniera giusta a metà romanzo, in attesa della conclusione con Vol. 3 e Vol. 4…
 

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