16/12/2013

Steeleye Span featuring John Spiers e Jon Boden

I grandi vecchi del folk britannico passano idealmente il testimone alle nuove generazioni

La magia del folk inglese della prima scuola ancora entusiasmante e in salute, capace di tracciare un ponte di collegamento con le nuove generazioni a cui i “padri fondatori” passano il testimone. È questa la suggestiva atmosfera che si è creata sul palco del Barbican a Londra per il concerto che gli Steeleye Span, storica formazione in attività dal 1969, hanno tenuto a chiusura del tour del loro più recente album, Wintersmith. La serata è stata preceduta da un antipasto d’eccezione: sul palco sono saliti John Spiers e Jon Boden, già noti per la loro band, i Bellowhead, uno dei gruppi maggiormente sulla cresta dell’onda per la loro capacità di interpretare le radici del folk in modo moderno.

Introdotti sul palco da Julian Littman (nuovo chitarrista negli Steeleye Span entrato in formazione dopo la dipartita di Ken Nicol), Spiers e Boden hanno regalato un coinvolgente set in duo. Il primo all’organetto, il secondo al violino e alle percussioni (ottenute grazie a una pedana in legno opportunamente microfonata sulla quale sta in piedi), entrambi alle voci, hanno spaziato tra brani originali e omaggi ai grandi del folk tra cui, con invidiabile coraggio, hanno chiamato in causa anche il repertorio degli headliner della serata.

Il set degli Steeleye Span si è invece aperto con Cold Haily Windy Night, intervallando classici del passato e numerosi brani dal loro ultimo lavoro (The Making Of A Man, You, The Summer Lady). Wintersmith è basato sull’omonimo romanzo dell’autore britannico Terry Pratchett, sospesa tra fantasy e mitologia. È estremamente piacevole il modo in cui gli Steeleye raccontano il contenuto dei brani dal vivo, senza dilungarsi in modo didascalico ma con grande ironia e capacità di mantenere viva l’attenzione. Con Maddy Prior alla voce, un Peter Knight al violino in gran forma e Rick Kemp al basso, la formazione, oltre al già citato Littman, vede attualmente anche la presenza di Liam Genockey e del recente aggiunto Pete Zorn.

Il concerto sintetizza con passione l’esperienza messa a frutto in quarant’anni di concerti. A completare la spettacolarità dell’evento, Spiers e Boden vengono più volte invitati ad aggiungersi al gruppo. Oltre a loro, interviene sul palco in vari brani uno scenografico quartetto di ballerini di Morris dance, tradizionale danza britannica. Il gran finale di un concerto emozionante è riservato ai bis: prima All Around My Hat e poi, per il saluto definitivo, una Gaudete eseguita a cappella con l’intera formazione alle voci, in tema con le imminenti festività natalizie.

Foto di Giulia Nuti

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