30/06/2016

La Musica Folk

Una vera opera monumentale sul ruolo che ha avuto la musica popolare in Italia
Questo lavoro messo a punto da Goffredo Plastino, che gli amanti della musica popolare ricorderanno per aver curato lo splendido lavoro di Alan Lomax, L’anno più felice della mia vita (Saggiatore, 2008), è una vera opera monumentale sul ruolo che ha avuto la musica popolare in Italia. L’analisi di un mondo mediaticamente secondario in popolarità rispetto alla canzonetta e alla musica d’autore che stava contemporaneamente cominciando a fare i suoi primi passi, ma fondamentale per permettere il ritrovamento di un’identità culturale capace anche di recuperare la dimensione dialettale cantata, ancora molto ghettizzata nonostante una presenza massiccia nel parlato.
 
La Musica Folk spazia dal folk revival, che ha i suoi prodromi negli anni ’50, per svilupparsi poi nei due decenni successivi, fino a oggi passando attraverso le più importanti esperienze di musica etnica e politica che hanno coinvolto molti nostri artisti popolari impegnati come Caterina Bueno, Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Cesare Birmani, per arrivare a Eugenio Bennato, Riccardo Tesi, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e molti altri ancora. Plastino concede grande spazio anche alle critiche e ai dibattiti che musicologi come Diego Carpitella (che cominciò proprio lavorando con Lomax) Gianni Bosio, Roberto Leydi e Michele L. Straniero hanno sollevato contribuendo ad avviare un importante lavoro sul significato e lo sviluppo della musica popolare.
 
Le 1279 pagine fanno intuire fin da subito la complessità del libro, ma è perdendosi tra i mille documenti, le analisi, le polemiche e i successi indiscutibili di realizzazioni come Bella Ciao e Ci ragiono e canto che se ne capisce la meticolosità con cui è stato curato. Nel mondo del folk revival di casa nostra confluiscono canzoni e ballate, spesso di interpreti sconosciuti, che finiscono col rappresentare l’espressione di uno dei momenti più significativi della nostra storia e della nostra cultura in grado di riscoprire le radici e interpretarne le tensioni e le utopie. I Dischi del Sole da questo punto di vista sono il grande riferimento e finiranno col diventare una sorta di memoria storica dello sviluppo del nostro Paese visto cogli occhi di chi sta dalla parte dello sfruttato. Il lavoro di ricerca di Plastino è di grande precisione e attraverso i vari capitoli si snodano i nomi di tutti gli intellettuali che dal dopoguerra in poi si sono succeduti e hanno dato il loro contributo alla causa di questo universo, personaggi come Dario Fo, Laura Betti, Pier Paolo Pasolini fino ad arrivare alle voci di Fausto Amodei, Giovanna Daffini, Gualtiero Bertelli, Paolo Pietrangeli, Sergio Liberovici, Rosa Balistreri e mille altri che hanno saputo imprimere nelle tracce del vinile esperienze personali e collettive di un mondo che stava velocemente industrializzandosi con il serio pericolo di dimenticare il proprio passato contadino da cui tutti provenivamo.
 
 

 

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