16/05/2007

Bluegrass

La quadratura del “cerchio”

Si festeggia in questi giorni il trentennale del più importante album di country & bluegrass della storia. O, per lo meno, di quello che ha avuto l’impatto più efficace su pubblico, critica, musicisti e operatori musicali.

Per tutti gli appassionati, quel disco, Will The Circle Be Unbroken, (oggi ristampato su due cd con quattro bonus track) è entrato nella leggenda quasi trent’anni prima che i fratelli Coen, il producer T-Bone Burnett e la brava Gillian Welch facessero ‘bingo’ con l’operazione O Brother, Where Art Thou?, consentendo agli americani di riscoprire il fascino delle old time ballads.

Il progetto Circle è nato grazie all’entusiasmo e alla passione della Nitty Gritty Dirt Band, gruppo cult di country rock che, come i ben informati sanno, è nato in California nel 1966 (all’epoca, di mezzo, c’era anche un certo Jackson Browne.). E che con il quinto album, lo spettacolare Uncle Charlie And His Dog Teddy (1970) ha ottenuto la consacrazione internazionale. Proprio durante il tour di Uncle Charlie (anzi, a voler essere precisi, la sera stessa del debutto a Nashville) la band di Jeff Hanna, Jimmy Fadden, Jim Ibbotson e John McEuen ha modo di conoscere il leggendario banjoista Earl Scruggs, ‘inventore’ del five string banjo, e suo figlio Randy. “Voglio proprio vedere chi sono questi hippie che hanno inciso Randy Lynn Rag meglio di come io stesso l’ho concepita”, confida quella sera il mitico Earl.

Un anno dopo, un nuovo incontro. Questa volta al Tulagi’s, un club di Boulder, Colorado, dove i Nitty Gritters erano di casa. John e Jeff prendono il coraggio a due mani e invitano Scruggs a suonare nel loro nuovo album. Earl accetta subito. Neanche una settimana dopo, nello stesso club suona Doc Watson: il rituale si ripete con il medesimo risultato. Il cast si comincia a formare. Così, quando Bill McEuen (fratello di John e allora manager/producer della Nitty Gritty) legge che Roy Acuff (il grande padrino del country nashvilliano) dichiara che lui “suonerà la vera country music sempre, comunque e con chiunque” i giochi sembrano fatti. Grazie all’adesione di Acuff, infatti, prende il via una produzione che (con un budget di 22mila dollari) in una settimana dell’agosto 1971 mette in fila alcune delle figure più leggendarie del bluegrass e della old time music: i già citati Scruggs, Watson e Acuff, Mother Maybelle Carter, Merle Travis, Jimmy Martin. Con loro,un manipolo di strumentisti di prim’ordine come il violinista Vassar Clements, il chitarrista Norman Blake, il dobroista Pete “Oswald” Kirby, il contrabbassista Junior Huskey. Back up band d’eccezione, la Nitty Gritty al completo. Producer artistico: Randy Scruggs.

L’album, triplo, vende più di un milione di copie ed è (anche commercialmente) un grande successo. Ci sono i pezzi della Carter Family (Keep On The Sunny Side, Wildwood Flower, ecc.) alcune pietre miliari del bluegrass (Orange Blossom Special, Foggy Mountain Breakdown, ecc.), fiddletunes trascinanti (Soldier’s Joy, Black Mountain Rag), molte ballate appalachiane (Tennessee Stud, Way Downtown), eleganti duetti chitarristici (I Am A Pilgrim). Il mondo intero prende confidenza con artisti fenomenali e con un repertorio di straordinaria varietà e di eccezionale ricchezza armonica e melodica. Ma anche con la bravura, il gusto e l’indiscutibile ‘visione’ artistica della Nitty Gritty Dirt Band. Che nel 1989 torna sul luogo del delitto: il doppio Will The Circle Be Unbroken, Vol. 2, esce per commemorare la figura di Mother Maybelle Carter (1909-1978) e soprattutto per testimoniare l’ascesa del new country. I Nitty Gritters sono sempre in gran forma e così i loro ‘compari’: alcuni vecchi amici del volume 1 (Randy Scruggs, Vassar Clements, Roy Acuff, Jimmy Martin, Earl Scruggs) e tanti nomi ‘nuovi’: da Emmylou Harris a John Hiatt, da Bruce Hornsby a Johnny Cash, Roger McGuinn, Levon Helm, Chris Hillman, New Grass Revival. Il risultato è spettacolare e, non a caso, il disco si mette in saccoccia un meritatissimo Grammy grazie alla spumeggiante versione bluegrassata di The Valley Road di Hornsby.

Il secondo volume del Circle finisce per diventare anche una sorta di spartiacque per country & bluegrass. Da quel momento, le novità nel mondo dell’erba blu escono con il contagocce. E poche sono quelle veramente degne di nota.

I ‘bluegrassari’ incalliti si arroccano intorno ai festival estivi, veri e propri momenti di incontro e di scambio, oltre che di ascolto, cercando così di mantenere in vita il fenomeno. Che sul fronte puramente musicale, dopo le invenzioni ubriacanti del newgrass di fine anni 70 e il revival del traditional della metà degli 80, offre poco o nulla di eccitante. Bisogna così aspettare quasi un decennio prima di scorgere qualcosa di nuovo, di sentire piccole buone vibrazioni, di cogliere fermenti finalmente interessanti. Il nuovo millennio, infatti, sta forse per ospitare una nuova generazione di musicisti. Gli alfieri di questo movimento in ascesa (un piccolo consorzio di giovani prodigi) si fanno chiamare Nickel Creek. E di loro abbiamo già avuto modo di segnalarvi, a tempo debito, sia lo splendido album d’esordio che i lavori solisti (in particolare quelli del fenomenale mandolinista Chris Thile). Oggi, a quasi due anni di distanza dalla pubblicazione americana di quel disco (uscito all’epoca per Sugar Hill) la Warner lo distribuisce in tutto il mondo (Italia inclusa!!!). Segno inequivocabile del successo di questi ragazzini terribili il cui concetto di bluegrass è (ovviamente) assai particolare. Tecnica strabiliante e pulizia cristallina sono le doti principali dei tre Nickel Creek (il padre di Chris, il contrabbasista Scott non compare più in formazione) poco più che ventenni, ma che hanno già una sviluppata maturità artistica. I brani, quasi tutti di loro composizione, sono di valore, le cover di traditional (vedi Cuckoo’s Nest o The Fox) originalissime.

Al loro confronto anche uno stilista sopraffino come Ricky Skaggs rischia la figuraccia. Anche di lui, in questi giorni, esce per conto della Lyryc Street una riedizione dello splendido Big Mon – The Songs Of Bill Monroe pubblicato due anni fa dalla Skaggs Family, etichetta di proprietà dello stesso Skaggs. Il disco è un fantastico tributo all’arte di Bill Monroe che del bluegrass è l’indiscutibile inventore. Insieme a una decina di friends Skaggs firma un piccolo capolavoro. Che decolla già dalla track d’apertura, una sincopatissima versione di Darling Corey magistralmente cantata e suonata al piano da Bruce Hornsby a cui fanno seguito l’esuberanza vocale di Dolly Parton (Cry, Cry Darlin’), la pertinenza stilistica di Patty Loveless (Close By), la grinta di John Fogerty (Blue Moon Of Kentucky). Ma anche le splendide armonie vocali di The Whites (Used To Be), i duetti di Skaggs con Dixie Chicks (Walk Softly), Joan Osborne (On The Old Kentucky Shore). Così come le chicche di Mary Chapin Carpenter (Blue Night) o Dwight Yoakam (Rocky Road Blues). Rispetto all’edizione originale una track in più: la classica Uncle Pen (suonata tutti insieme) che con lo strumentale Big Mon chiude il lavoro dimostrando che lo spirito del Circle è più vivo che mai.

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