10/05/2007

BOB DYLAN

Don’t Look Back 65 Tour Deluxe Edition

“Eravamo in un parco di Londra” racconta D.A. Pennebaker “e un poliziotto si infilò tra la telecamera e Bob. Allora andammo sul tetto del Savoy Hotel dove alloggiavamo ma c’era un vento infernale e i fogli che Dylan doveva tenere in mano volarono per tutta Londra. Alla fine andammo in un vicolo dietro l’hotel e riuscimmo nell’impresa”. Quello che l’ottantenne regista di questo film-documentario (nonché di Monterey Pop Festival e tanto altro ancora) racconta è la storia dietro uno dei primi (e ancor oggi formidabile) videoclip della storia, quello del primo brano elettrico inciso da Bob Dylan, Subterranean Homesick Blues, un video copiato un po’ da tutti. Dei due filmati abortiti, quello relativo alla scena sul tetto è presente nella nuova edizione di Don’t Look Back.
Bob Dylan e Pennebaker sono proprietari al 50% dei diritti inerenti questo documentario, autentica applicazione del concetto di cinéma vérité alla musica rock – inutile dire che si spera che tutti i lettori di questa rivista l’abbiano già visto almeno una volta – e quando ne viene prodotta una nuova edizione si ritrovano insieme a discuterne i dettagli.
Don’t Look Back era infatti stato già ristampato su dvd alcuni anni fa, con unica novità i commenti dello stesso regista e dell’allora tour manager di Dylan, Bob Neuwirth.
Anche questa volta i due si sono ritrovati, e visto che il progetto prevedeva l’inserimento di circa un’ora di nuove immagini rimaste in archivio (Pennebaker ha ancora materiale per circa 25 ore di filmati) come sempre in questi casi, l’autore di Blowin’ In The Wind ha fatto il diavolo a quattro. Ha raccontato infatti Pennebaker che Dylan voleva tagliare quasi tutto, al che l’anziano regista è sbottato in un “Finiscila di rompere le palle. Se mi lasci usare queste immagini ti regalo il mio pianoforte”. Dylan avrebbe accettato lo scambio, per chiedersi il giorno dopo: “Ma che cavolo me ne faccio di un altro pianoforte?”.
Anche relativamente alle nuove immagini ci sono i commenti di Pennebaker e di Neuwirth; mancano ovviamente anche questa volta quelli del cantautore.
Quello che esce da questi nuovi filmati è un Dylan più amichevole con fan e giornalisti (ad esempio lascia sedere sul palco alcune ragazze che non erano riuscite a trovare i biglietti per il concerto) di quello che si decise di presentare quarant’anni fa: la domanda che già circola fra dylanologi a buon mercato, sconvolgendo i sonni di chi evidentemente ha pochi pensieri per la testa, è perché allora si decise di dare un’immagine del musicista così “antipatica”. Non è che Bob Dylan fosse antipatico e scortese: se ancor oggi Lou Reed va in giro dicendo “I’m Lou Reed, I’m cool”, ci si dimentica che la “coolness” applicata alla musica rock l’ha inventata proprio Dylan durante quello che fu il suo ultimo tour acustico, nella primavera del 1965, appunto il soggetto di Don’t Look Back. Onestamente, chi scrive trova più affascinante questo modo di porsi della bonarietà “pacche sulle spalle” di uno come Bruce Springsteen…
Del nuovo materiale va sottolineata la presenza di una Nico ancora in era pre Velvet Underground (anche qui Lou Reed è arrivato dopo: con lei Dylan in quel periodo ebbe una breve love story sottolineata dal brano I’ll Keep It With Mine che a lei dedicò) intenta a discutere con Albert Grossman (se Dylan in questo film “inventa” il ruolo della rock star, il serafico manager inventa il ruolo appunto del “rock manager”, un autentico rullo compressore che passa sopra tutto e tutti per fare gli interessi del proprio artista – nonché i suoi ovviamente). Musicalmente invece piace la scena in cui Dylan esegue, su richiesta di un imberbe Donovan, la sua Let Me Die In My Footsteps senza riuscire a ricordarsi le parole, ma soprattutto Dylan che esegue al pianoforte per Tom Wilson il brano Phantom Engineer che poi uscirà con titolo diverso sull’album Highway 61 Revisited.
C’è qualche duetto carino con Joan Baez (in uno, Dylan sembra sfoderare la vocina country che poi debutterà ufficialmente solo su Nashville Skyline) e ci sono ben cinque performance dal vivo in più rispetto alla prima edizione: It Ain’t Me, Babe; It’s All Over Now, Baby Blue; Love Minus Zero / No Limit; To Ramona; Hattie Carroll, quest’ultima era stata tagliata nel film originale.
Oltre a una edizione standard in doppio dvd, Don’t Look Back è disponibile in edizione deluxe contenente un libro di 168 pagine con la sceneggiatura originale del film e circa 200 foto (riproduzione di quello che veniva venduto quando il film uscì la prima volta al cinema, nel 1968) e un “flipbook” con le immagini del video di Subterranean Homesick Blues
Accogliamo tutto questo con gratitudine; ci permettiamo di chiedere ai due soci in affari (Dylan & Pennebaker) se adesso non sarebbe l’ora di mettere su dvd l’intero Eat The Document (vedi foto in questa pagina) il film che girarono durante il tour inglese del 1966 e che giace a prendere polvere da qualche parte da quasi quarant’anni…

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