11/05/2007

Bob Marley

25 anni dopo

Maggio 1981: in un ospedale di Miami cessa di battere il cuore forte e generoso di Robert Nesta Marley. Causa della morte: tumore al cervello. Qualche mese prima, il 6 febbraio, Bob Marley ha compiuto 36 anni.

Grazie a lui, il mondo scopre che la Giamaica non è soltanto una delle tante e pur bellissime isole dei Caraibi, ma una nazione ricca di attività culturali, tradizioni affascinanti e grande musica; capace di incantare il mondo e di affascinare centinaia di milioni di giovani. Grazie a lui, il reggae diventa una concreta alternativa al rock. Grazie a lui, in musica, si torna a parlare di “vibrazioni positive”, di uguaglianza sociale, di diritti civili, di pace. Grazie a lui, le radici dell’uomo vengono riscoperte dal punto di vista storico (l’Africa) e spirituale.

Per questo, ancora oggi, a 25 anni di distanza dalla morte, la figura di Bob Marley continua ad emanare un fascino straordinario. E ad essere circondata da un alone mistico, religioso. Chiunque abbia avuto la fortuna di essere stato anche una sola volta in Giamaica lo sa: lì, per tutti, Bob Marley è dio.

“Ha fatto del bene a moltissime persone” racconta Marco Grompi, uno che Marley lo ha studiato a fondo (vedi il libro Le canzoni di Bob Marley, Editori Riuniti) “e non solo ai suoi amici, che pure erano tanti. A Kingston, un sacco di gente è stata aiutata materialmente da Marley, che non ha mai dimenticato le sue umili origini e che ha sempre cercato di dare una mano a chi ne aveva bisogno”.

Un uomo del popolo, dunque. Ma anche un profeta. Perché, in quegli anni, la filosofia rasta è sconosciuta ai più e dreadlock, Etiopia e ritmi in levare sono considerati elementi puramente esotici. “Ho conosciuto Marley a Londra” ricorda Carlo Massarini “a fine anni 70. Ero andato apposta con la mia fidanzata dell’epoca per vedere i suoi concerti al Rainbow. Ma l’aereo aveva avuto un forte un ritardo e, quando siamo arrivati, le porte del teatro erano ormai chiuse. A un certo punto, scorgo un volto famigliare: è quello di Chris Blackwell, il fondatore della Island Records, discografico e produttore di Marley. Lo avvicino e mi presento. Molto gentilmente, Blackwell ci fa entrare: io nella ‘buca’ con i fotografi, la mia ragazza insieme all’entourage di Marley. Lei fa amicizia con alcuni giamaicani e il giorno dopo ci rechiamo al loro quartier generale londinese. Appena giunti in loco, vediamo un tizio con i dreadlock saltare giù da un’automobile ed entrare scortato da altri neri. Con la stessa faccia tosta sfoderata la sera prima nell’approccio a Chris Blackwell, mi avvicino alla porta e suono. Mi presento e pochi minuti dopo, davanti a me, appare il mito. Ricordo che, quando Marley mi ha stretto la mano, ho sentito una forte scossa. Siamo rimasti tre ore a conversare, mi ha spiegato tutto sui rasta e mi ha pure invitato a giocare a calcio, il giorno dopo. Ci sono andato e l’ho visto segnare un gol fantastico”.

Entrambi, Grompi e Massarini, sono a Milano il 27 giugno del 1980 per l’indimenticabile concerto di San Siro. Aperto, tra gli altri, da Roberto Ciotti. “Come posso dimenticare quella serata?” mi dice il bluesman/compositore romano. “Finito il set siamo rimasti tutti a vedere il concerto. Chi se lo sarebbe perso? Peccato non essere riusciti a entrare in contatto con Bob.”. Massarini è più fortunato. I musicisti di Marley lo riconoscono e lo invitano a salire sul bus che li porta a Torino per il concerto successivo. “Sono stato in camerino con lui a Torino e ho scattato delle foto. Mi è parso un po’ stanco. Può darsi che la malattia stesse facendo capolino”.

“Quando morirò, vorrei tornare a casa” aveva detto un giorno Bob Marley. Il suo desiderio viene onorato e il 21 maggio 1981 a Kingston si svolgono funerali solenni con discorsi ufficiali. “Il suo messaggio è stato protesta contro le ingiustizie e conforto per gli oppressi” afferma in quell’occasione il Primo Ministro Giamaicano. Il suo corpo viene sepolto in un piccolo mausoleo costruito di fianco alla casa in cui è nato, in un’area rurale (Nine Miles, nei pressi di Alexandrea, distretto di St. Ann) a 50 chilometri da Kingston. Oggi, oltre alla tomba, esistono un museo a lui dedicato (56 Hope Road, Kingston), una fondazione benefica (Robert Marley Foundation, Ja) ma pure parecchie altre attività, commerciali e non (vedi themarleystore.com). Alcune delle quali di dubbio gusto, come la linea di abbigliamento firmata da Cedella Marley o la Marley Resort & Spa, hotel di lusso alle Bahamas dove, in un clima pseudo-esoterico, ci si può sottoporre a trattamenti olistici, massaggi terapeutici o si possono gustare piatti caraibici sulle note di One Love, I Shot The Sheriff e No Woman, No Cry.

E se pure sulla sua eredità materiale ancora continuano dispute e polemiche, sul suo enorme lascito spirituale e artistico non ci sono dubbi. Perché, come ripete spesso Carlos Santana in apertura dei suoi concerti, “Bob Marley, Jimi Hendrix, Miles Davis, John Coltrane sono i giganti del Novecento. la loro musica ha illuminato i nostri spiriti e continua a farlo”.

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