11/05/2007

Bruce Springsteen

Born To Run 30th Anniversary Edition – Reprise/Warner

“Vi abbiamo dato i Beatles, voi cosa pensate di darci?” si chiedevano i giornali inglesi all’annuncio dell’arrivo di Bruce Springsteen a Londra, nel novembre del ’75. Era il suo debutto europeo assoluto all’indomani dell’uscita di Born To Run. A parte che gli americani avevano già dato un certo Bob Dylan – e come risposta ai Beatles non ci sembra poi così male – è vero che Bruce si presentava a Londra, non più la Swinging London ma pur sempre giustamente orgogliosa del suo contributo fondamentale alla storia del rock, con una pessima pubblicità, dovuta all’incompetenza della Columbia locale di allora. Non è una leggenda che lo stesso Springsteen avesse strappato furiosamente dai muri dell’Hammersmith le locandine che dicevano: “Finalmente Londra è pronta per Bruce Springsteen”. Pessima promozione, davvero. “Era come essere scesi su Marte” ricorda il batterista Max Weinberg “arrivammo un giorno e dovemmo esibirci il giorno dopo. Eravamo davvero scombinati”. Le cronache dicono che l’esibizione, quel 18 novembre, fu pessima. Sei giorni dopo, Springsteen sarebbe tornato all’Hammersmith dopo alcuni show in Scandinavia e questa volta, dicono, l’esibizione fu all’altezza della fama. Ebbene, solo il concerto del 18 fu filmato ed è quello che si trova, integrale e disponibile per la prima volta, sul primo dei due dvd allegati all’edizione speciale di Born To Run (vedi anche articolo su JAM 120). Non è una esibizione pessima, tutt’altro. È assolutamente trascinante, ed è, soprattutto per noi che abbiamo visto finora solo qualche spezzone o letto solo qualche recensione dello Springsteen dal vivo di quell’epoca, davvero illuminante.

Scordatevi il macho tutto muscoli e bandana che abbiamo imparato a conoscere quando giunse qui da noi la prima volta, nel 1985: allora Bruce era pelle e ossa, barba e capelli incolti, vestiti trasandati da vagabondo della Bowery, un cappellaccio di lana che anticipava di quasi vent’anni la moda grunge e soprattutto, senza gli stivaloni da cowboy che poi indosserà sempre, un piccoletto sperduto tra la montagna di carne di Clarence Clemmons e il vestito sciccosissimo di Steve Van Zandt da autentico puttaniere della Quinta Strada. Il concerto fu un gran concerto. La E Street Band affondava ancora in quella visione jazz rock che aveva caratterizzato la prima produzione di Springsteen e che era un po’ la cifra di quella prima metà degli anni 70, di chi rifiutava il soft rock californiano e il progressive inglese e non era ancora stato scosso dal ciclone Patti Smith e dal punk a venire: esemplare (e magnifico) il lungo break strumentale di Kitty’s Back, una progressione davvero mozzafiato. E poi Bruce era ancora legato al modulo del songwriter intimista e notturno: non a caso il concerto comincia con una versione solo voce e pianoforte di Thunder Road nella semioscurità completa, non ancora quella festa di suoni e colori che la canzone diventerà negli anni successivi. La voce del cantante tocca vertici che non raggiungerà mai più, quasi un testamento poetico dell’universalità che solo le grandi canzoni rock possono contenere. Per almeno metà del concerto si esibisce poi senza neanche la chitarra, microfono in mano: in 4th Of July, Asbury Park (Sandy) è un incrocio tra un poeta beat e un Tom Waits prima maniera. Certo: alla fine si scatena nel Detroit Medley ma è quasi una parentesi di un futuro ancora lontano.

Il secondo dvd contiene invece il making of di Born To Run (ma anche tre formidabili video dal vivo nel 1973) con le testimonianze di tutti i protagonisti e filmati dell’epoca in studio (!). Se la presenza di Patti Scialfa è davvero superflua (che c’entra lei con la storia delle session di questo disco?), colpisce vedere il tanto vituperato Mike Appel dire la sua. Per di più Springsteen ha nei suoi confronti parole davvero toccanti, definendolo “l’uomo che più mi stette vicino e mi aiutò”: trent’anni dopo le beghe legali ferocissime che divisero i due all’indomani dell’uscita del disco, è bello vedere che tutto adesso si è ricomposto. Naturalmente ci sono anche Jon Landau, così come il batterista Ernest “Boom” Carter e il tastierista David Sancious che erano membri della E Street durante le incisioni di Born To Run (la canzone) e che se ne andarono subito dopo, frustrati dalla piega che le session per il disco stavano prendendo. È noto infatti che ci vollero quindici estenuanti mesi di duro lavoro per riuscire a completare il disco (“Divertimento? Quando lavori in quel modo non puoi proprio parlare di divertimento” commenta a proposito Little Steven) e sono davvero suggestive le immagini girate in studio durante quei mesi in cui si vede uno Springsteen sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Questo cofanetto è il giusto tributo a una delle raccolte di canzoni rock più significative della storia.

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!