11/09/2014

Chris Cacavas & Edward Abbiati

Canzoni rabbiose quelle di Chris Cacavas & Edward Abbiati, colorate dai suoni che ci si aspetta quando c’è da celebrare la santa messa dedicata alla musica americana
Abbiati, già voce dei Lowlands, combo folk della bassa padana e Cacavas, “tedesco” dell’Arizona, nelle line up dei vinili che abbiamo da sempre sullo scaffale più comodo da raggiungere, sono amici di vecchia data. Giusto un anno fa decidono di consegnarsi al sacro fuoco del rock and roll trascorrendo alcuni giorni a Pavia per dar corpo ai brani di Me and the Devil, successivamente confezionato in un via vai di file in cui mettono le mani pure Winston Watson e Mike “Slo Mo” Brenner, più qualche ospite al sax, violoncello, violino e armonica, tanto per delineare le coordinate sonore.
 
Ne viene fuori un album ruvido, poco mediato, cangiante, per teste visionarie. Un campionario delle energie musicali più sfrenate, quelle che piace poi vedere dal vivo (Long Dark Sky, Can’t Wake Up, coi due che si alternano alla voce), condito da momenti più riflessivi (The Week Song) giusto per prendere fiato e ripartire. Abbiati conduce le danze con un physique du rôle vocale impeccabile, trascinandosi gli esili inserti di Cacavas come due studenti in gita sulle montagne russe (nella struggente The Other Side, l’ex pard di Gelb e Stuart però butta lì una cosa che emoziona e rimane subito nel cuore, complice l’approccio indolente a la Crazy Horse). Una girandola di canzoni rabbiose seppur con la museruola, per non strafare, colorate dai suoni che ci si aspetta quando c’è da celebrare l’ennesima santa messa dedicata alla musica americana delle periferie, pescando nel blues e nel folk delle radici e iniettandoci in vena ritmiche e suoni da festa dell’anima.      
 
La cosa peggiore che può capitare ascoltando un disco di rock and roll è di non trovarne alcuna traccia, se ci siamo capiti non occorre aggiungere altro. Fortunatamente non è il caso di questo incontro dei bassifondi. Le dinamiche della musica del diavolo, soprattutto quando spruzzata di garage e attitudine psichedelica, trascendono la perizia tecnica, la resa che puoi ricavare da uno studio di registrazione (e qui un po’ si sente, magari è voluto). In cambio ti regalano trame che sanno scorrere fluidamente dal sangue alle corde della chitarra e da queste spingere i tasti di un organo allucinato, rimbalzando nei pestoni di una batteria incalzante e nella danza sensuale di un sax. E’ sempre così che accade il miracolo del rock and roll, a qualsiasi latitudine. Ci pensa l’amicizia a suggellare le scorribande di una musica che si nutre di chimica, non certo della psichica, tantomeno della ragione. In Me and the Devil c’è tutto questo: sarà pure una collaborazione estemporanea (noi speriamo il contrario) ma questo dischetto è una di quelle diavolerie musicali capaci di non mollarti per un bel po’. 
 

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