27/03/2007

Chris Isaak

All American Boy

Pugile, attore, musicista, cantante, l’eclettico Chris Isaak è oggi anche un affermato personaggio televisivo. Il suo show, in onda da due anni sulla televisione americana, sta riscuotendo un enorme successo. Ma questo non ha distratto Chris dal suo interesse primario: la musica. E all’uscita del suo ultimo, delizioso album Always Got Tonight Isaak abbina come sempre una visita nel nostro paese.

Camicia western, viso rilassato e Gibson J-200 fedelmente al fianco, Chris Isaak non sembra proprio nel bel mezzo di un fittissimo tour promozionale. Come sempre disponibile e simpatico, ci racconta le sue ultime fatiche discografiche e i retroscena di una carriera di successo. Sempre all’insegna delle radici americane.

Qualche anno fa ti sei recato in Baja California prima di pubblicare un disco. Adesso sei stato alle Hawaii. È così importante per te la ricerca di posti esotici per la messa a fuoco di un progetto artistico?
Mi piace l’immagine che usi anche perché, detta così, sembra che io cerchi apposta piccoli paradisi terrestri per spassarmela con la scusa di un disco. In realtà, quando sono stato in Messico per Baja Sessions ho lavorato come un pazzo. Ricordo di non aver avuto neanche un day off. Addirittura, c’è stato un momento in cui abbiamo girato dieci videoclip in dieci giorni.

E questa volta, com’è andata?
È andata in un modo diverso da quello che uno può immaginare. Non ho pensato: ok, andiamo alle Hawaii, ho bisogno di ispirazione. Al termine del Chris Isaak Show la produzione offriva a 100 telespettatori un viaggio alle Hawaii con un mio concerto. Allora ho pensato che, al termine della stagione televisiva, mi potevo permettere un paio di settimane di vacanza. Anche perché nel giro di poco avrei poi iniziato la produzione del disco. In realtà, la maggior parte dei brani erano già stati scritti anche se, come sempre succede, mancavano delle parti e alcuni pezzi necessitavano di un’ulteriore rifinitura.
Forse per questo ho pensato che quindici giorni di ‘vacanza’ potevano servire a completare il lavoro dell’album. In particolare, avevo bisogno di completare alcuni testi.

È vero che il tutto è scaturito da un disguido?
Per la prima volta in vita mia, mi sono organizzato il viaggio: ho prenotato voli, albergo e un’auto a noleggio nell’isoletta di Molokai, proprio di fronte a Maui. Molokai è un coriandolo nel Pacifico ancora poco sfruttato turisticamente e mi sembrava il posto ideale in cui soggiornare in tranquillità. Una volta giunto sull’isola, ho ritirato la macchina e sono andato all’hotel. Quando sono arrivato – era già sera – ho trovato tutto chiuso e spento. Ho chiamato l’agenzia di viaggi e mi è stato detto che quell’hotel aveva cessato l’attività. Dopo lunghe discussioni ho chiesto e ottenuto di star lì comunque, in una camera sulla spiaggia, pur non offrendo l’albergo, ormai disabitato, alcun genere di servizio: niente luce, niente acqua, niente telefono. E, ovviamente, nemmeno cibo o pulizia delle camere. Ho accettato. Dopo aver fatto provvista di viveri e bevande in un supermercato dell’isola ho preso possesso della camera. E mi sono trovato a vivere come un naufrago per quindici giorni sulla spiaggia.
È stata un’esperienza unica. La camera era invasa da fogli di carta con i miei appunti sui testi delle canzoni. Per terminare il lavoro mi sono trovato in una situazione perfetta: nessuna distrazione e una natura paradisiaca che ha contribuito a ispirarmi. Pensa che sulla spiaggia di fronte al resort – una lunga lingua di terra, praticamente deserta – un giorno ho iniziato a scrivere i testi di una canzone: una sensazione bellissima.

In quelle due settimane a Molokai, quanto sono cambiate le canzoni rispetto alle versioni originali?
Il brano che ha preso davvero un’altra forma è Life Will Go On: era una canzone originariamente dedicata alla mia fidanzata Carole, morta di cancro due anni prima. Ma che poi è diventata una sorta di inno alla vita per le persone di ogni età che perdono la propria amata: siano essi il ragazzino di 15 anni mollato dal primo amore o l’anziano ottantenne che rimane vedovo.

Worked It Out Wrong sembra l’unico brano che contiene leggere influenze hawaiiane, se non altro per l’uso della slide.
Direi che è casuale. Il feeling di questa canzone e un po’ di tutto l’album non è legato alla cultura e ai suoni delle Hawaii: la sensazione dominante, che io sento ed è direttamente collegata alle due settimane a Molokai, è un’atmosfera che suggerisce un ‘isolamento agrodolce’.

Più che mai, questo disco sembra una piccola enciclopedia di suoni delle Radici Americane. È stata una scelta razionale o i diversi brani (così come i vari stili musicali) sono venuti fuori in modo spontaneo?
È strano, tutte le volte che pubblico un album salta fuori questa considerazione. È vero, credo di avere numerose fonti d’ispirazione: ma esse non sono soltanto country, rock’n’roll, blues o radici americane. Io penso di essere soprattutto un cantante pop e di ascoltare gruppi e artisti pop vecchi e nuovi, da Frank Sinatra ai Radiohead, che adoro, o ai Coldplay.
La cosa a cui pongo maggiore attenzione è comunque la parte emotiva: le mie canzoni devono comunicare (a me in primis e quindi al pubblico) le mie sensazioni più profonde.

Sono particolarmente curati (e di gran gusto) gli arrangiamenti nei quali domina il suono della chitarra. È tutto merito di John Shanks, il tuo produttore?
Direi di sì: John nasce come chitarrista e quindi, in genere, nelle sue produzioni il suono delle chitarre riveste sempre un ruolo importante. Shanks mi ha anche stimolato a migliorare il mio equipaggiamento tecnico e, più in generale, a incrementare il tasso di professionalità nella produzione.
È un giovane molto brillante e dalle grandi idee che sa capire molto bene la mentalità dell’artista.

Sei soddisfatto di questo album?
In generale sono soddisfatto di quello che sto facendo. Mi considero una persona estremamente fortunata: per me fare musica è un vero privilegio. Anche perché non saprei fare altro.

Ci puoi raccontare com’è il Chris Isaak Show?
Sono molto orgoglioso di questo programma televisivo. È un impegno piuttosto oneroso anche se, in genere, si continua a pensare che lavorare in televisione sia una specie di party. Si è in pista quasi 16 ore al giorno. Lo show prevede piccole sit-com con un copione vero e proprio di oltre 50 pagine incentrate su aneddoti che riguardano la vita di una rock star.
Ci sono tanti ospiti che, spesso, si esibiscono con me in duetti. C’è infatti tutta una parte dello show basato su musica dal vivo. Lo studio è stato costruito per assomigliare a casa mia: lo show dura un’ora netta e va in onda settimanalmente da due anni su Showtime (una delle più importanti cable tv statunitensi, nda).

Ho visto sul tuo sito Internet che sei stato in Afghanistan: come hai vissuto quell’esperienza?
È stato incredibile. Sono stato invitato per suonare per le truppe americane. Non ho visto granché. Le possibilità di muoversi erano ridottissime e assolutamente controllate in ogni più piccolo movimento. Ho soltanto potuto vedere questi ragazzi dell’esercito, alcuni dei quali davvero giovanissimi, con il terrore dipinto sul volto. E ho intravisto qualche ragazzo afgano con sguardo disperato osservare coloro che per liberarli gli buttavano bombe sulla testa.
Ho raggiunto l’Afghanistan su un aereo militare: di fianco a me c’erano Dwight Yoakam, con l’immancabile cappello da cowboy, Jessica Simpson e Wayne Newton, anch’essi invitati per intrattenere le truppe. Ad un certo punto del volo, 23 ore non stop, mi sono guardato intorno, li ho visti e ho pensato: ma cosa cazzo ci faccio io qui?

Vivi sempre in California?
Sì, anche se di recente ho comprato una casa galleggiante, una houseboat, a Vancouver, in Canada.

Sai che Carlos Santana ha dichiarato che San Francisco è l’Atlantide del 2000?
E tu sai che lui dice di avere un angelo custode cha si chiama Jessie? È vero.
Scherzi a parte, capisco quel che Carlos vuol dire e sono d’accordo con lui: San Francisco è una città magnifica, un posto ideale in cui vivere.

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!