28/05/2007

Dave Matthews Band

Everyday (Bmg)

Ogni epoca ha la sua band. E secondo me, Dave Matthews Band è stato il gruppo più rappresentativo della seconda metà degli anni 90. La loro proposta artistica originale, fresca e spontanea è stata la risposta più efficace al nichilismo grunge e al rock autodistruttivo di molte alternative band. Il loro approccio dinamico e spumeggiante è diventato un esempio per moltissimi gruppi americani così come la loro natura mista (tre afroamericani e due bianchi di cui uno, il leader, nativo del Sud Africa) un importante messaggio antirazzista.

Questa è una band di strumentisti tecnicamente buonissimi e pure straordinariamente creativi che sono riusciti ad assemblare con geniali capacità intuitive una voce dal timbro particolarissimo con una chitarra acustica sincopata, un violino elettrico e un sax supportando il tutto con un batterista di levatura asssoluta e con un ottimo bassista di scuola jazz. Il resto lo hanno fatto le canzoni divertenti, piene di ritmo e di imprevedibilità melodica firmate da Dave. Ma molto lo ha fatto anche il loro produttore, il leggendario Steve Lillywhite, che il giorno in cui firmò il contratto disse loro: “Sono qui per farvi vendere più dischi ma non per modificare la vostra identit”. Detto, fatto. Sotto la guida di Lillywhite la DMB è diventata nel giro di pochi anni il gruppo che dal vivo, negli Usa, ha riscosso maggior successo passando dai piccoli club della Virginia ai grandi stadi delle capitali d’America.

Così, quando si è venuti a sapere che Everyday avrebbe segnato la fine del lungo sodalizio con Lillywhite e l’inizio di quello con Glen Ballard (Alanis Morissette, Wilson Phillips, The Corrs, ecc.) sono emerse logiche perplessità. Perplessità che sono diventate conferme all’ascolto dell’album: il gruppo ha radicalmente cambiato suono. Sparita la chitarra acustica per lasciare spazio all’elettrica, spariscono purtroppo anche sax e violino. O meglio, ci sono ma in modo assai meno presente. Il sound è molto più rock, a volte quasi funky e dimostra che il cambio del produttore sottintendeva un desiderio più che legittimo (dopo dieci anni di carriera, 7 album – di cui tre live – e un successo ormai consolidato) di esplorare nuove strade.

Ma, al di là delle notevoli variazioni estetiche, le 12 canzoni dell’album sono molto belle. Dirò di più: il disco contiene come qualità di composizione, forse il meglio di quanto la DMB abbia saputo fare in tanti anni. Se il suono è di molto cambiato non altrettanto si può dire, infatti, dell’identità del gruppo che mantiene una formidabile originalità compositiva e che sprizza energia, ritmo e purezza melodica già dalla prima, trascinante track I Did It in cui sono presenti anche quegli stacchetti che hanno spesso caratterizzato molti dei brani più famosi. Colpisce anche l’intenso utilizzo di armonie vocali (cosa insuale per la DMB) in quasi tutti i brani: specie nella conclusiva title-track (forse il nostro pezzo preferito) dove l’inizio a cappella precede un riffettino della ritrovata chitarra acustica di Dave. Il resto del brano si snoda con un crescendo quasi gospel.

Come sempre, lo stile compositivo fortemente sincopato di Dave è l’elemento caratterizzante dei brani. L’attacco folgorante di When The World Ends è emblematico ma (secondo la nuova logica del gruppo) lo è pure suo sviluppo, con suoni più avvolgente e atmosfere incalzanti. Lo stesso clima lo si respira anche nelle ballate come The Space Between, If I Had It All e nella delicatissima Angel dal riff hendrixiano e dalla melodia davvero affascinante. Ma anche in What You Are, forse il pezzo più esplicitamente marchiato Ballard come arrangiamento.

Piacciono molto Dreams Of Our Fathers, in classico stile DMB, il cui ritornello ricorda il miglior Peter Gabriel almeno tanto quanto nella latineggiante Mother Father (che ospita la inconfondibile chitarra liquida di Carlos Santana) la voce di Dave ricorda da vicino quella di Sting. Le pulsazioni salgono alte nel funky di So Right e nella divertente Fool To Think. Se siete amanti della DMB, una volta superato il trauma iniziale, ritroverete tanti elementi a voi famigliari e soprattutto una dozzina di ottime rock song.

Voto: 7/8
Perché: anche se il cambio di produzione e suoni modifica l’immagine estetica di uno dei gruppi rock più originali degli ultimi anni, Dave Matthews e soci hanno classe da vendere. E scrivono canzoni bellissime.

Track list:
I Did It
When The World Ends
The Space Between
Dreams Of Our Fathers
So Right
If I Had It All
What You Are
Angel
Fool To Think
Sleep To Dream Her
Mother Father
Everyday

Musicisti:
Dave Matthews (chitarra e voce);
Boyd Tinsley (violino);
Leroy Moore (sassofoni);
Stefan Lessard (basso);
Carter Beauford (batteria);

Prodotto da: Glen Ballard

Dischi consigliati:
Under The Table And Dreaming (1994);
Listener Supported (1999).

On demand

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