21/05/2019

Doug Seegers

67 anni all’anagrafe e una carriera iniziata ufficialmente cinque anni fa dopo una rinascita. Una storia da raccontare e prima ancora da ascoltare quella di Doug Seegers
A Story I Got To Tell e siamo già a quota sei album in cinque anni. Non male per una carriera come quella di Doug Seegers, iniziata all’età di 62 anni.
Doug Seegers è originario di Nashville e lo si capisce già quando si tende l’orecchio verso le prime note del suo country e della “storia che deve raccontare” per riprendere il titolo del suo nuovo lavoro prodotto da Joe Henry, in uscita il prossimo 31 maggio per la BMG. Una storia molto simile a quella di altre star del country che l’artista ha raccontato qualche giorno fa a Milano presso gli uffici della casa discografica.
Dopo un vagabondare tra New York e Austin come artista di strada decide poi di stabilirsi definitivamente a New York, si sposa e diventa padre di due figli, ma ad un certo punto torna nella sua Nashville e si ritrova homeless, dipendente da alcool ed eroina e ai margini non di una semplice carriera artistica mai sbocciata, ma di una vita che non riusciva a vivere come avrebbe dovuto.
 
A fine 2012 un video live della sua Going Down To The River caricato su YouTube ottiene pochi riscontri, mentre nel 2014 appare in uno show televisivo svedese. E’ la svolta: dalla sua panchina preferita, sulla quale è seduto e viene ripreso proprio mentre esegue Going Down To The River, si ritrova poco dopo al primo posto di iTunes e Spotify in Svezia per quasi due settimane. Il brano dà anche il titolo al suo primo album pubblicato quell’anno e che vede come ospiti Emmylou Harris e Buddy Miller, suo amico fin dai tempi di Austin. Uno dei suoi nuovi amici è invece Jackson Browne, conosciuto un pomeriggio in un hotel e che subito lo ha voluto con sé sul palco per un suo live a Stoccolma. “Brother Jackson” è anche uno degli ospiti di questo nuovo lavoro in qualità di corista nel brano che apre l’album, White Line, che è anche una delle due cover (l’altra è Poor Side Of Town). Spesso si parla di meccanismi o di dinamiche che portano al successo o a cambiare il modo di affrontare la vita. Nel caso di Doug Seegers non solo c’è sempre una grande umiltà, ma è presente addirittura sempre il forte richiamo della strada, come ha avuto modo di spiegare nel corso dell’incontro. Se da un lato dunque dopo i sessant’anni ha iniziato a esibirsi sui palchi istituzionali, dall’altro non disdegna tuttora i primi spazi in cui ha intrapreso la sua carriera in maniera “non ufficiale” e che poi sono gli stessi in cui suona spesso Beautiful Boy (Darling Boy) di John Lennon, brano al quale è molto legato e che nel corso della presentazione a Milano ha suonato insieme all’ottimo Paolo Ercoli al dobro. Il primo pezzo live è stata la splendida ballad Give It Away, uno dei brani più autobiografici del nuovo lavoro e dove musicalmente appare ovvio il richiamo ad altri grandi stelle del country come Hank Williams, già omaggiato da Doug con un disco tributo nel 2017. Al di là del suo modo di suonare è la sua voce davvero protagonista, grazie alla gioia, al dolore, alla rinascita dopo i tanti problemi e ai momenti che sembra passino in rassegna in una manciata di secondi.
 
Arrivati a quest’età e a sei album in cinque anni si dovrebbe parlare di maturità e di consapevolezza, ma prima ancora di una storia da raccontare e soprattutto da ascoltare.

 

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