21/03/2007

Jack Johnson

L’ascesa silenziosa del cantautore surfer

La credibilità di Jack Johnson si è costruita con costanza e dedizione, album dopo album, concerto dopo concerto. Una lenta ascesa che è culminata col nuovo disco Sing-A-Longs And Lullabies For The Film Curious George, a conferma di una creatività trasversale.

Prima di dedicarsi alla musica, Jack Johnson è stato infatti surfista professionista, attore, fotografo e regista. Nativo delle Hawaii, poi trasferitosi in California, ha iniziato la carriera atletica all’età di 17 anni, mantenendo sempre in fermento gli interessi per il cinema e la musica. Ed è proprio alla scuola di cinematografia dell’Università della California di Santa Barbara che comincia a scrivere le prime canzoni. “Suonavo con una band punk che si chiamava Liver Chicken. All’inizio facevamo soltanto cover. Poi mi sono messo a scrivere canzoni, ma non ero io a cantarle, suonavo solo la chitarra. Non mi sentivo a mio agio a cantare”. Assieme ai compagni Chris Malloy ed Emmett Malloy produce un documentario sul mondo del surf intitolato Thicker Than Water, di cui compone anche la musica. Il documentario riceve apprezzamenti e nel 2000 gli viene assegnato l’Adobe Highlight Award all’ESPN Film Festival. Il primo vero e proprio risultato significativo in ambito musicale arriva nel 1999 grazie ai G. Love & Special Sauce, che inseriscono la sua Rodeo Clowns nell’album Philadelphonic. Il passo successivo è un demo registrato con un quattro piste, che entusiasma J.P. Plunier, produttore e stretto collaboratore di Ben Harper, con cui Johnson si mette al lavoro per realizzare il suo album d’esordio, Brushfire Fairytales. “Io scrivo canzoni folk, sono un cantastorie. Con la musica voglio fare stare meglio le persone. Far capire alla gente che abbiamo tutti più o meno gli stessi problemi. Aiuta molto sapere che anche altre persone si trovano nelle tue stesse condizioni. Le mie storie sono a volte di fantasia, altre volte basate su ciò che osservo nella realtà. Posso essere ispirato da un frammento di conversazione captato in un ristorante. Anche se c’è sempre una parte di me in ciò che racconto. È solo che trovo più facile parlare degli altri piuttosto che di me stesso”. Fra i dischi di maggior ispirazione, Johnson cita Fight For Your Mind di Ben Harper, a cui la sua musica può essere benissimo associata, soprattutto per la voce mesta e la timbrica dal tono confessionale. “Non ho mai preso lezioni di canto. Non mi sento un cantante e non riesco a cantare senza avere una chitarra fra le mani. Mi considero più un cantautore che un cantante. Non riuscirei mai a rifare le canzoni di Marvin Gaye in una band per matrimoni”. Johnson ha aperto alcuni concerti di Ben Harper, ricambiati con la presenza di Ben alla lap steel guitar in qualche brano di Brushfire Fairytales.

Per spiegare il titolo del primo album ricorre a un parallelo fra il mondo degli adulti e quello dei bambini. “Parto da questo presupposto: le notizie dei telegiornali sono la versione adulta delle ninnananne. Ai bambini vengono lette le favole della buonanotte, in modo che possano addormentarsi con bei pensieri nelle loro teste, mentre quando diventi adulto guardi le notizie in tv e vai a dormire pensando a quante persone sono morte. Le mie canzoni partono quasi tutte da questo concetto”.

Al momento di realizzare il secondo disco, Jack Johnson riprende il discorso dove l’aveva lasciato. Prodotto da Mario Caldato Jr. – già al lavoro con Beastie Boys e la Spencer Blues Explosion – On And On mostra lo sforzo di Johnson di rendere il suo stile cantautorale meno accondiscendente. Per rendere meglio l’idea, si potrebbe dire che il suo folk si avvicina molto al primo album di Ben Harper, Welcome To The Cruel World, senza emularne l’attitudine da predicatore. “Ho avuto la fortuna di conoscere Ben e di suonare con lui. Penso che abbiamo molte cose in comune, come la passione per Bob Marley, Jimi Hendrix e Bob Dylan. Mi piace moltissimo la sua musica ma non cerco di imitarla o di farne una nuova versione”. Ed è proprio Bob Dylan ad essere considerato da Johnson come il principale responsabile del fatto che nella vita abbia scelto la carriera musicale. “Ho capito che volevo scrivere canzoni quando per la prima volta ho ascoltato una poesia di Bob Dylan, Last Thoughts On Woody Guthrie. Lui la legge e dura quasi dieci minuti. L’ho trovata in un bootleg. Avevo 16 anni e mi trovavo in Indonesia con mio fratello. Ma sono molte le fonti di ispirazione: Nick Drake, Tracy Chapman, A Tribe Called Quest, Radiohead, Otis Redding e Neil Young. Anche se da ragazzo ascoltavo i Fugazi e avevo una cover band di canzoni dei Minor Threat. Le prime canzoni che ho imparato a suonare sono One dei Metallica e Father And Son di Cat Stevens”.

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La sua faccia da bravo ragazzo si concilia con canzoni dall’atmosfera soffusa che parlano della tipica dipendenza degli americani dagli oggetti e dalle cose, di subconsci malati, di amori non corrisposti o critiche alla società capitalista. “Le canzoni di On And On sono nate durante il tour di Brushfire Fairytales. Non mi sarei mai aspettato che il primo album vendesse così tanto e che potesse piacere a un sacco di persone. Ma non ho avuto l’ansia e il timore di dover a tutti i costi realizzare un secondo album alla sua altezza. L’ispirazione è arrivata dalla vita di tutti i giorni o dalle foto che scatto alle persone. Ad esempio, Traffic In The Sky si riferisce alla tragedia dell’11 settembre. Ero davvero sconvolto dall’accaduto, come tutti del resto, e ho continuato a rifletterci durante i sei mesi successivi”.

A valorizzare ulteriormente la credibilità di Jack Johnson è il terzo album, In Between Dreams, in cui il songwriting diventa più maturo e consapevole, con brani intensi, sensuali, cesellati con raffinatezza, che contribuiscono a dare nuova linfa vitale alla forma acustica. Nei testi continua a trasmettere valori semplici, sullo sfondo di spiagge, sole, onde e palme. “Il primo disco è stato registrato in sei giorni a Los Angeles. Terminata la scrittura dei brani siamo entrati in studio con le idee molto chiare. Per ogni canzone abbiamo fatto da una a tre take. Per il secondo disco ci siamo sistemati nel piccolo studio che abbiamo a Mango Tree, nelle Hawaii. È stato il produttore Mario Caldato Jr. a suggerirmi l’idea di farmi uno studio personale, ricavato dal garage, nel quale ho potuto lavorare con tutta tranquillità. Infine, per In Between Dreams, l’approccio è stato ulteriormente diverso: non tutte le canzoni erano complete e spesso l’ispirazione è arrivata proprio mentre eravamo in studio a jammare. Altri brani sono nati mentre stavo surfando, canticchiando melodie che mi venivano in mente seguendo il ritmo delle onde che stavo cavalcando. Uno dei brani che preferisco di In Between Dreams è Banana Pancakes, perché non mi prendo troppo sul serio. L’ho scritta per far sorridere mia moglie, immaginando che non ci sia nessun mondo all’esterno della propria intimità familiare. È nata per scherzo e non avrei mai immaginato che sarebbe finita nel disco”.

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Dopo il doppio dvd live A Weekend At The Greek / Live In Japan, pubblicato alla fine dell’anno scorso, ora arriva Curious George, un album di canzoni scritte e ispirate dall’omonimo film di animazione, sugli schermi americani dal 6 febbraio e in quelli italiani dal 21 aprile. L’album comprende nove nuovi brani e tre duetti: con Ben Harper (in una nuova versione di With My Own Two Hands), G. Love e Matt Costa. Il film ha le voci di Will Ferrell e Drew Barrymore ed è prodotto dal regista Ron Howard. Pubblicato per la prima volta nel 1941, il libro da cui è tratto non è da allora mai andato fuori stampa. I libri di Curious George hanno venduto più di 30 milioni di copie nel mondo e sono stati tradotti in 17 lingue, rendendo la piccola scimmia – che ha lasciato la giungla insieme all’Uomo con il Cappello Giallo – uno dei personaggi più conosciuti, venduti e longevi della letteratura per bambini. “Mi piaceva molto quando ero piccolo, forse perché George rappresenta la curiosità che hanno i bambini” ha spiegato Johnson in un’intervista a ninemsn.com. “Anche se da piccolo non ne sei consapevole, ti ritrovi in questo personaggio. George è simpatico, trasmette sani principi e quindi i bambini imparano a formarsi una morale. È per questo motivo che piace molto anche ai genitori: dà lezioni di vita”.

Davanti al compito di dover dare una voce a George, che effettivamente non parla, la Universal Pictures ha chiesto a Johnson di scrivere brani che potessero parlare per lui. Da neo-papà, per Johnson è stata un’opportunità di fare un album per grandi e per piccoli. Con i primi cartoni animati e la sceneggiatura in mano, Jack ha scritto brani che hanno saputo catturare le emozioni di George mentre lascia la giungla. “Nel passaggio da libro a cartone animato ci sono state alcune modifiche. Ad esempio nel libro l’Uomo col Cappello Giallo rapisce George dalla giungla, lo rinchiude in uno zoo e gli dice che è un posto migliore in cui vivere. Il film è più politically correct: George finisce per caso a New York”. Ma perché è stato scelto proprio Jack Johnson per questo progetto? “Credo che ci fossero altri artisti a cui avevano pensato, ma non so per quale motivo sia stato scelto proprio io. Forse perché appena mi hanno contattato ho mostrato subito interesse ed entusiasmo”. Infatti Johnson ha chiesto spiegazioni su ogni scena, per capire cosa volevano esattamente dalla sua musica. “È stato un album per il quale ho dovuto un po’ forzare il mio stile compositivo: si trattava di associare la mia musica a delle immagini per un cartone animato. Non solo: seguire le indicazioni dei produttori e soddisfare le loro aspettative. I testi delle canzoni rappresentano una specie di sceneggiatura o copione. In una fase iniziale ho fornito degli abbozzi dei brani, informazioni sulla durata e dettagli sui testi. Mi tornavano indietro con appunti e commenti. Da lì in poi scene e canzoni si sono accostate sempre di più. Il mio approccio alla composizione è stato quello di lavorare per metafore, in modo che rispecchiassero le scene animate. Mi sono divertito moltissimo e ho avuto molto tempo a disposizione per lavorarci. Mi sembra di esserci riuscito molto bene, grazie anche agli amici intervenuti: Ben Harper, Matt Costa, Kawika Kahiapo e G. Love, oltre alla mia band: Adam Topol, Merlo Podlewski e Zach Gill degli ALO. Le canzoni che preferisco sono The 3 R’s, We’re Going To Be Friends e The Sharing Song”.

I genitori americani, che da piccoli guardavano tutti i sabato mattina Schoolhouse Rock alla televisione, riconosceranno il classico The 3 R’s (le tre erre del titolo sono le basi scolastiche: reading, ‘riting, ‘rithmetic: leggere, scrivere, far di conto). Nella versione rifatta da Jack in chiave attuale, per richiamare l’attenzione sulla cura dell’ambiente, le tre erre assumono un nuovo significato: reduce, re-use, recycle, ridurre, riutilizzare e riciclare. Invece per gli italiani questo brano avrà un altro significato: è infatti la musica usata nello spot pubblicitario della società di telefonia mobile 3. L’altra cover è una fedele riproposizione di We’re Going To Be Friends degli White Stripes.

Curious George è un progetto ambizioso, atipico nella discografia di Johnson, una sfida che dimostra una versatilità creativa fuori dal normale. “Sono un ragazzo semplice e – può sembrare strano – so che ai bambini la mia musica piace. Non so se considerarlo un complimento o meno, ma spesso trovo persone che mi dicono: mio figlio ama la tua musica, la ascolta tutto il giorno. Quelle di Curious George sono canzoni indirizzate principalmente ai bambini, ma possono servire anche ai genitori nell’educare i loro figli e insegnargli a diventare persone migliori. Coi miei album non ho mai pensato di rivolgermi a un pubblico di bambini, anche se nelle mie canzoni penso emerga sempre un certo impegno sociale”.

Nel frattempo, Jack Johnson ha ricevuto due nomination per i Brit Awards di quest’anno, nelle categorie “Best International Male Solo Act” e “Best International Breakthrough Act”. Timore di diventare troppo famoso? “Un po’ sì. E comincio ad avvertirne gli effetti proprio in questi ultimi mesi: la gente mi riconosce per strada, mi ferma sulla spiaggia mentre mi sto prendendo del tempo libero per fare surf, mi chiede foto e autografi. È un modo insolito di conoscere le persone, ma ad aprile inizierà il mio periodo di riposo”.

Paura di perdere la creatività? “Se le canzoni vengono, bene. Non sarò certo io a forzarle”.

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