24/07/2014

Johnny Winter, ritratto di una leggenda

Una vita “on the road” quella di Johnny Winter, il chitarrista albino che “incendiò” il pubblico del festival di Woodstock
Nel cuore dell’estate, il 16 luglio 2014, la temperatura è scesa improvvisamente, bagnando di lacrime le guance degli appassionati di blues: John Dawson Winter III, per tutti Johnny Winter, si è spento in una camera d’albergo di Zurigo. Il leggendario chitarrista texano si trovava già da tempo in precarie condizioni di salute; nonostante questo, si è imbarcato in un nuovo tour europeo che, purtroppo, non è riuscito a portare a termine.
Venuto al mondo settant’anni fa a Beaumont, Texas, Winter si avvicina presto alla musica insieme al fratello Edgar – che diventerà a sua volta un tastierista di talento. Notato da un altro gigante bianco del blues, Michael Bloomfield, firma con la Columbia Records e pubblica un album a proprio nome nel 1968. Nato albino, possiede tuttavia un’attitudine e una voce che non hanno nulla da invidiare a quelle dei grandi bluesmen afroamericani. L’anno successivo compare con Edgar, infatti, sul palco del festival di Woodstock, “incendiando” la folla con superbe versioni di classici di J.B. Lenoir e Chuck Berry, tra gli altri. Abilissimo nel rendere del tutto nuove le canzoni degli altri, si “appropria” anche di Highway 61 Revisited, title track del più famoso disco dylaniano.
 
Ma la musica del diavolo non porta solo gloria nella vita di Winter: dopo essersi separato dal fratello e aver fondato una nuova band – chiamata semplicemente Johnny Winter And – nei primi anni ’70 sviluppa una dipendenza da eroina. È un periodo complicato per il chitarrista, che ne esce tuttavia alla grande grazie al suo manager Steve Paul: questi, dopo il fallimento della mitica Chess Records di Chicago, porta la leggenda vivente Muddy Waters nella propria etichetta, la Blue Sky. A produrre i suoi dischi è proprio Johnny Winter, che corona così il sogno di suonare con uno dei suoi eroi d’infanzia.
Waters non è certo l’unico grande bluesman ad aver lavorato con lui e aver riconosciuto il suo immenso talento. Proprio per il prossimo 2 settembre, infatti, era prevista l’uscita di quello che sarebbe stato il nuovo album di Winter, Step Back – album che, purtroppo, si è trasformato in un’uscita postuma. Scorrendo la tracklist, si possono leggere nomi di ospiti importanti come Eric Clapton, Billy Gibbons, Joe Bonamassa e Dr. John. E uno dei re di questa musica, B.B. King, lo ha definito “uno dei più grandi musicisti blues” sin dalla prima volta in cui lo ha sentito suonare.
 
Ma, richiamando il titolo del suo album, Johnny non è tornato indietro; al contrario, ha compiuto l’ultimo, estremo passo in avanti, lasciandoci in eredità dischi magnifici e performance straordinarie. Anche l’Italia ha potuto godere della sua presenza, lo scorso maggio, con tre concerti a Roma, Udine e Mezzago. L’ultimo palco sui cui si è esibito è quello del Lovely Days Festival, in Austria, pochi giorni prima della sua scomparsa. Il mondo lo ricorderà così, sempre on the road, con una chitarra a tracolla, mentre canta un blues tanto più vero perché vissuto sulla propria pelle.

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