09/06/2015

Natalia Lafourcade, Hasta la Raíz

Quattro chiacchiere con la cantante messicana Natalia Lafourcade, che ci parla del suo nuovo album Hasta la Raíz
Corazón no es traidor, dice un vecchio proverbio messicano. Non ha tradito Natalia Lafourcade, che proprio seguendo il suo cuore ha inciso Hasta la Raíz, il suo album più riuscito. Un disco che racconta di sofferenze e pene d’amore, venato tuttavia di ottimismo, del desiderio di rifiorire. “Mi interessava che passasse molto chiaramente un messaggio: tutti soffriamo o proviamo dolore, però si può risalire, volare, essere liberi”.
Natalia Lafourcade è una donna minuta, con grandi occhi castani, solare e stracolma di energia. Mentre parla del suo nuovo album non si riesce a non rimanere affascinati dalla sua immediatezza e semplicità. “Ero preoccupata di come le mie nuove canzoni sarebbero state accolte”, mi racconta. “Non si può mai avere delle certezze riguardo a come il pubblico si rapporterà al tuo lavoro o lo interpreterà. Alla fine ho capito che tutti proviamo insicurezze, dolori o timori, ci innamoriamo e disamoriamo. Attraversiamo momenti e sensazioni simili, e per questo chi ascolta la mia musica può sentirla sua; è la miglior ricompensa che io possa ricevere”.
 
Anche se da noi è ancora poco conosciuta, la cantante messicana è invece già una star in America Latina, in Spagna e in Giappone, vincitrice di diversi Grammy e MTV Award. Il suo nuovo singolo Hasta la Raíz – che dà il nome anche all’album – è subito diventato un successo nel nostro Paese, in rotazione fissa su tutte le principali emittenti televisive e radiofoniche. “Ho iniziato a scrivere il nuovo album perché sentivo il bisogno di tornare a comporre, dopo il mio quarto disco infatti sono stata preda di una vera crisi creativa. Il tour che ho fatto per presentare la mia interpretazione delle canzoni di Agustín Lara mi ha permesso di viaggiare molto e di esibirmi davanti a un vasto pubblico. Vedere l’effetto che i pezzi di questo compositore avevano sulle persone è stato un grande stimolo; desideravo tornare sul palcoscenico presentando la mia musica, riuscire a connettermi con il pubblico come succedeva quando suonavo i suoi brani. Hasta la Raíz è un album profondamente personale, davvero mio, e forse proprio questo mi ha permesso di riuscirci.
In quel periodo poi è anche finita una relazione che durava da tanto tempo. Il rompersi di un amore e il desiderio di ricompormi, di rimettere insieme i miei pezzi, sono state altre spinte fondamentali”.
 
Nella stanza insieme a noi c’è anche un’interprete. La Lafourcade infatti preferisce parlare in spagnolo, per essere sicura che nessuna sfumatura vada persa a causa della lingua. Si capisce subito che Hasta la Raíz è un disco al quale tiene particolarmente, frutto di un lavoro lungo e faticoso. “È difficile produrre canzoni davvero buone, e io volevo assolutamente riuscirci. È stato un processo molto intenso, durato più o meno due anni e mezzo. Non componevo tutti i giorni perché dovevo fare anche i concerti per il tour, però avevo deciso di darmi una forte disciplina, mi sono imposta momenti di solitudine per poter scrivere con calma quello che mi stava succedendo. È attraverso questo lungo processo che mi sono resa conto di quanto viscerale fosse questo disco, e ho capito che volevo rispettare questa essenza dell’album, senza intervenire sulla parte emozionale che ne è una componente imprescindibile”.
 
Un po’ sorprende che per completare un disco così personale la Lafourcade abbia deciso di coinvolgere altri artisti; amici che l’hanno aiutata non solo nelle incisioni, ma anche nella composizione dei brani, come i produttori Cachorro López e Leonel García o la cantante María Daniela Azpiazu. L’album è stato registrato all’Hotel El Ganzo a Los Cabos, Baja California e al Sonic Ranch di Tornillo in Texas. Sul canale YouTube della cantante è già disponibile un micro documentario che, raccontando della produzione del disco, mostra il grande affiatamento tra tutti i partecipanti. “Dover collaborare con qualcuno significava uscire dalla comodità, dalla situazione di agio in cui mi trovavo, mettendomi un po’ alla prova per tentare qualcosa di differente”, mi racconta. “Sapevo che le mie canzoni necessitavano di altre influenze per non ripetere quanto avevo già fatto in precedenza e creare un dialogo.
Ho invitato artisti che ammiro, grandi amici. Sentivo che un disco tanto personale richiedeva musicisti disposti a lavorare per le canzoni, capaci di accompagnarmi in un cammino molto intimo ma che volevo fosse piacevole.
La regola numero uno per me è sempre stata sfruttare lo studio, la parte della produzione. Nei dischi passati tutto questo era stato molto stressante, difficile. Stavolta invece l’album è stato inciso tra amici, provando finché le canzoni non sono state perfette. Non volevo gente affermata, ma persone capaci di mettere il loro cuore nei brani e nel disco, che l’avrebbero trattato come la cosa intima che per me è”.
 
Come già anticipato, una delle maggiori spinte creative alla base di Hasta la Raíz è arrivata dal contatto di Natalia Lafourcade con la musica di uno dei più grandi compositori messicani, Agustín Lara. Nel disco del 2012 Mujer Divina – Homenaje a Agustín Lara, la cantante di Veracruz ha riletto tredici delle canzoni di El Músico Poeta, dodici in duetto con altri artisti affermati nel panorama della musica latina. Un viaggio nel passato che le ha permesso di instaurare un legame ancora più stretto con le sue radici artistiche e la tradizione del suo Paese. “Quando ho iniziato a lavorare al progetto su Agustín Lara, mi si è aperto un universo sconosciuto di musica, canzoni e tradizioni del Messico. Ho pensato che sarebbe stata un’esperienza molto arricchente per me, ma non mi aspettavo qualcosa di così difficile. Riuscire a far rivivere quei brani, far sì che funzionassero anche per il mio pubblico, mi ha richiesto una lunga ricerca. Nei duetti poi dovevo tener conto anche della voce di chi avrebbe collaborato con me. Il buon risultato raggiunto e i premi che questo album ha ottenuto mi hanno però abbondantemente ripagato dell’energia che ci ho messo.
La musica di Agustín Lara inoltre mi ha permesso di connettermi ancora di più con il Messico e le mie radici messicane. Mi sono sentita orgogliosa di poter presentare la musica del mio Paese in altri luoghi. Si è risvegliato in me il desiderio di regalare al Messico i miei brani, diventare una figura con la quale ci si potesse identificare. Le canzoni sono il ritratto di un momento, di un periodo, registrano la storia della gente e del mondo. È stato magico vedere come tante persone ancora si commuovano con la sua musica, volevo riuscire ad essere come lui”.
 
Proprio l’amore per la gente e per il suo paese ha spinto la Lafourcade a impegnarsi in diversi ambiti del sociale, fornendo il suo sostegno ad associazioni per l’aiuto ai giovani senza tetto, diventando ambasciatrice di Save The Children e sostenendo la Sociedad Internacional de Valores de Arte Mexicano.
Nel 2012, durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Messico, la cantante ha poi composto Un Derecho De Nacimiento, canzone di protesta scritta in sostegno al movimento giovanile Yo Soy 132. “La musica è molto potente, ha la capacità di riscuotere il consenso delle masse, di commuovere, sensibilizzare”, spiega. “Nel periodo delle elezioni presidenziali uno dei candidati ha visitato un’università e non è stato ben accolto. I media però hanno deciso di stravolgere ciò che era successo realmente. Da qui è sorto un movimento studentesco universitario, diventato un movimento politico molto forte.
Desideravo trovare un modo per descrivere il momento critico che il Messico stava attraversando, allora ho chiesto alla gente di scrivere su Twitter cosa avrebbe voluto dire ai nostri politici. È per dare voce a questi messaggi che è nata Un Derecho De Nacimiento. Ho invitato anche altri artisti a partecipare, decidendo di regalare questa canzone al movimento perché si sentissero rappresentati, appoggiati; per non far sentire soli questi studenti”…
 
 

 

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