15/05/2007

Nick Cave

Milano, Alcatraz, 29 novembre 2004

Due batterie, quattro coristi, due tastieristi, un chitarrista, un violinista (strepitoso) e un bassista. Un gran bell’ensemble, non c’è che da dire. E naturalmente lui, Nick Cave, non solo l’autore rock oggi più convincente della scena, come abbiamo già detto su queste pagine, ma anche il performer più eccitante, travolgente, esaltante che ci sia. I Bad Seeds d’altro canto fanno di tutto per rendergli facile la strada, un gruppo di musicisti come non ce ne sono altri oggigiorno e non perché il loro tasso tecnico sia particolarmente elevato, ma perché sono perfettamente e totalmente calati nell’ambientazione musicale che il loro leader richiede, da dar così vita a una combinazione alchemica come forse solo i Rolling Stones nel ’69 sapevano produrre.

Lo avevamo visto solo pochi mesi fa, Nick Cave, in formazione parzialmente unplugged, e se lì il tasso emotivo sembrava essere contenuto in una formula comunque di fortissimo impatto che esaltava la poesia sonora dell’australiano, in formazione completa tutto (complice il volume tenuto altissimo, quasi fossimo a un concerto di Iggy Pop) esplode senza pietà e senza ritegno in una baraonda ossessiva che è lotta tra demonio e santità, tra le tenebre e la luce, e che da sempre sono il contenuto della cifra artistica dell’australiano.

La prima ora della serata passa così in rassegna quasi tutto il recente, doppio cd, con la martellante Abbatoir Blues in apertura e momenti di pura esaltazione gospel in There She Goes, My Beautiful World o di profondissimo bagno nelle acque scure dell’R&B durante Get Ready For Love, con la sola esclusione della tanto criticata (ma bellissima) Nature Boy.

La seconda parte dello show è una carrellata di vecchi brani, che mostrano un’impressionante continuità con quanto ascoltato prima: da una sulfurea Right Red Hand alle sempre splendide The Weeping Song, Do You Love Me?, The Ship Song e The Mercy Seat.

Ma se credevate di aver visto tutto, c’è ancora tempo perché Staggerlee faccia il suo ingresso sul palcoscenico con una tale esplosione sonora da portarvi in un tale sabba infernale che da oggi in poi potrete ascoltare Sympathy For The Devil sotto l’albero di Natale. Perché Nick Cave, all’inferno, c’è stato veramente e un suo concerto vi racconterà cose che voi non avete mai visto…

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