15/05/2007

Peter Gabriel

Assago (MI), Forum, 11 maggio 2004

A un anno esatto dal doppio appuntamento del Growing Up Tour 2003, quando Milano, unica città in Europa insieme a Londra, ospitò per ben due serate consecutive Gabriel e il suo show, il suddetto torna per il piacere dei moltissimi presenti. L’allestimento è lo stesso: stesso palco, circolare e rotante, al centro della platea, su cui Gabriel si muove con i suoi ammennicoli più (il marchingegno a due ruote durante Games Without Frontiers) o meno (la bicicletta durante Solsbury Hill) futuribili. O la palla/uovo gonfiabile di Growing Up, che scende dall’alto e in cui il nostro si infila, canta e salta e fa saltare. O la piattaforma mobile, anch’essa calata dal cielo, a cui padre e figlia (Melanie Gabriel è la spenta corista del tour – Paula Cole, del Secret World Tour, è un fantasma irraggiungibile) si appendono e camminano rovesciati di 180 gradi durante Downside-Up. Stessi abiti di scena – neri e orientali – per sé e per tutta la band, che li fa sembrare un qualcosa a metà tra un gruppo di skinhead di Hong Kong e una delegazione a lutto degli 88 Folli di Kill Bill. Stessa, o quasi, la scaletta, che batte un po’ meno sull’ultimo Up (2003) e un po’ di più su Ovo (2000).

Ma fortunatamente anche Peter Gabriel è lo stesso, ovvero uguale al sé stesso di sempre, ovvero mutevole e geniale, con un passato gigantesco e un presente all’altezza. Talento e umanità, Gabriel scherza e ricorda: “Io e Tony (Levin) siamo insieme da così tanti anni”, dice in un italiano un po’ stentato ma efficace, “che riesco a ricordare di quando entrambi avevamo ancora i capelli”. E ancora: “Quella di Tony è la più bella testa pelata che abbia mai conosciuto”. Lo statuario bassista, l’ex King Crimson che lo accompagna fin dagli inizi, sorride sotto i baffi e tamburella sul suo Fender a cinque corde.

Per il resto è il solito show del Gabriel che abbiamo imparato a conoscere e ad amare: intenso, generoso, vibrante, ricco di momenti funky (Sledgehammer, Digging In The Dirt), solari (In Your Eyes, Red Rain) e altri toccanti e intimisti (Secret World). Proprio come un anno fa, la conclusione è affidata all’epica drammatica di Signal To Noise. E infine, alla fine della fine dei bis, da Ovo, una struggente Father, Son per sola voce e tastiere, e poi ciao, a presto, ancora in Italia, tra qualche mese.

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