07/03/2011

RICHARD THOMPSON

LONDRA, ROYAL FESTIVAL HALL, 18 GENNAIO 2011

Pur essendo un fine conoscitore di tradizioni britanniche, quando il 62enne Richard Thompson indossa la sua magnifica Strato blue marine è chiaro che l’artista e la band vogliono ricordare ai propri fedeli fan di essere una delle tightest unit on stage.
Thompson è uno dei senior più rispettabili e rispettati della musica britannica. Fondatore dei Fairport Convention nel 1967 e autore di alcuni dischi di grande fascino con l’ex moglie Linda, da anni fa la spola con gli Stati Uniti; presto la Regina Elisabetta II gli conferirà la qualifica di OBE (Officer of the British Empire, cavaliere) per meriti musicali. Al tempo stesso visita il suo paese d’origine con molta frequenza per concerti che riscuotono un grande successo di pubblico. Questo tour invernale era strutturato per promuovere  Dream Attic, uscito nella seconda metà del 2010 e considerato da alcune testate specializzate come uno dei dischi dell’anno, una raccolta di inediti registrati dal vivo, perché nella dimensione live sono indubbiamente brani che risultano di grande efficacia. Quindi si trattava solo di ripetere l’esperienza.
Va detto che Thompson, pur essendo uno dei padri del folk-rock britannico, è in tutto e per tutto un musicista rock. Non per questo sono assenti nella sua musica figurazioni melodiche e ritmiche che rimandano alla tradizione popolare inglese, ma restano un fatto episodico più che stilistico. La sua è una scrittura matura che trova nel rock’n’roll un materiale da plasmare a seconda del testo e della melodia. In questo è coadiuvato in modo esemplare da quattro musicisti eccellenti con due menzioni speciali, quella per Pete Zorn, fiatista, cantante e polistrumentista tanto umile negli atteggiamenti quanto prezioso nel lavoro di rifinitura dei brani, e quella per il batterista Michael Jerome che accompagna la potenza del suono alla capacità di rinnovare i ritmi con figurazioni diversificate. Jerome appartiene alla vecchia scuola di batteristi cresciuti studiando rock con l’attitudine swing e alla musica di Richard dà un valore aggiunto invidiabile. Una caratteristica che si nota non solo nei brani veloci ma in particolar modo nelle ballate lente: da Crime Scene, splendido momento dark con la voce di Thompson immedesimata in un racconto tragico, a Stumble On. Assumono un tono originalissimo anche le più movimentate Demons In Her Dancing Shoes e Sidney Wells dove un ritmo di danza antica viene contaminato con lo swing.
La prima parte del concerto era dedicata al nuovo disco: oltre alle canzoni già citate, ricordiamo per valore l’altra ballata A Brother Slips Away, Haul Me Up e la sua atmosfera country e i due rock’n’roll Bad Again e The Money Shuffle, brano iniziale del disco e dello spettacolo. Nel secondo set è prevalsa l’anima del musicista da palcoscenico che propone i suoi hit. The Angels Took My Racehorse Away del 1972, Wall Of Death, l’acustica One Door Opens e soprattutto la tiratissima e conclusiva Tear Stained Letter, con lunghi assoli e 16 minuti di orologio di durata. È stata però una magica e cosmica versione di I Can’t Win che ci ha lasciati tutti a bocca aperta. Dove stesse andando la band lo sapevano solo Thompson e i suoi, creando una meravigliosa sensazione mantrica fra palco e pubblico protrattasi a lungo. Finale con un fuori programma indimenticabile, I Want To See The Bright Lights Tonight con Kamila Thompson nella parte vocale della madre. Tanto per far capire che l’OBE regale è meritato fino alla fine.

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