11/03/2015

Santa Margaret

I brani proposti dal vivo dalla band sono energici e incisivi, molto vicini all’hard rock… in particolar modo gli inediti con le loro ritmiche poderose
Il loro turno di ridere prima o poi sarebbe arrivato. I Santa Margaret l’avevano predetto, nel loro primo singolo Riderò, e infatti è con sorrisi smaglianti che i cinque si sono presentati sul palco dell’Arci Ohibò sabato sera. Ritornati finalmente a suonare in quella Milano che t’ingoia e poi ti rifiuta, come dice il testo di uno dei nuovi brani della band.
  
Si è conclusa ormai da una ventina di minuti l’esibizione de Le formiche, quartetto palermitano che ha scaldato per bene il pubblico in apertura di serata, quando la sala viene riempita da quello che sembra essere uno spezzone sonoro di un vecchio cinegiornale. Il commentatore illustra alcuni passaggi del processo di produzione dei dischi in vinile, un chiaro richiamo al primo Ep dei Santa Margaret, Il suono analogico cova la sua vendetta Vol. 1.
  

Appena la voce si dissolve, il gruppo fa il suo ingresso tra le cortine rosse che corrono intorno al palco. Stefano Verderi, chitarrista e produttore del complesso, attacca subito con un giro blues, percorso dalle note orientali del sintetizzatore. Un tappeto sul quale si posa la voce suadente di Angelica Schiatti che, ancora dietro le quinte, recita i versi introduttivi di …E il digitale trema.
L’entrata della frontwoman dà l’avvio a Insonnia, poi sono nuovamente chitarra e synth a creare l’atmosfera western che apre La strada, secondo singolo tratto dall’Ep. Seguono due degli inediti che usciranno sul Vol. 2 previsto per la primavera di quest’anno, Vieni a gridare con me e Cattivo Esempio.
 
Se già su disco i Santa Margaret erano risultati convincenti, la prova del live fuga gli ultimi dubbi. La band offre un ottimo spettacolo: la Schiatti sa come catturare l’attenzione del pubblico e come tenere il palco; gli altri quattro non sono da meno, con capacità esecutiva e presenza scenica ottime. I brani proposti dal vivo sono energici e incisivi, molto più vicini all’hard rock, in particolar modo gli inediti, con le loro ritmiche poderose.
Vengono proposte anche alcune belle cover, come I Just Want To Make Love To You di Etta James, un’intensa Working Class Hero, concepita come omaggio a John Lennon in occasione del trentatreesimo anniversario della sua morte, e Il paradiso di Mogol/Battisti.
È poi con una punta d’orgoglio che la Schiatti introduce la rivisitazione del gruppo di La musica è finita di Bindi, Nisa e Califano, ricordando che il pezzo è stato inciso anche da Robert Plant nel 1967, all’epoca in cui stava cominciando la sua carriera da solista. Un po’ il percorso inverso dei Santa Margaret, che traendo origine dal cantautorato italiano cercano di coniugarlo con il sound del blues e del rock d’Oltremanica anni ’60. 
 
Da Il suono analogico cova la sua vendetta Vol. 1, il quintetto esegue ancora Oltre al limite, Comincia tu e Riderò, poi qualche altro inedito tra cui il brano presentato alle selezioni per Sanremo 2015 Voglio urlare i miei sogni e Non voglio stare da sola, pezzo che chiude il concerto.
 
Il pubblico gradisce molto; sembrerebbe proprio che per i Santa Margaret il rifiuto di Milano sia solo un brutto ricordo.
 
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