15/05/2007

Simon & Garfunkel

Vecchi amici

A 47 anni dai loro esordi newyorchesi, a 40 dall’album di debutto, a 35 dal litigio che ne separò di fatto le carriere, a 23 dal celebre reunion concert del Central Park, a 22 dall’ultimo tour insieme, a 11 dalle ultime esibizioni ufficiali, Simon & Garfunkel giungono (insieme) per la prima volta nel nostro Paese.

Le loro canzoni hanno segnato un’epoca, scandito le vite di centinaia di milioni di giovani negli anni 60, emozionato i cuori di più generazioni. Ma soprattutto sono ancora vive nella memoria collettiva e rappresentano un prezioso patrimonio artistico del pianeta Terra.

Si erano lasciati male. Il bubbone era scoppiato intorno alla la fine del 1969, nel bel mezzo della produzione di Bridge Over Troubled Water. In quei giorni, Garfunkel aveva accettato l’offerta di Mike Nichols (il regista de Il laureato) per una parte in Comma 22. Il film, che veniva girato in Messico, avrebbe dovuto impegnarlo soltanto per un paio di mesi. “Ma le cose”, ricorda Art, “sono andate per le lunghe. Quando ho iniziato a capire che la produzione era in ritardo ho fatto presente al regista, in modo chiaro e risoluto, le mie esigenze. Nichols era un amico; sapeva benissimo che io e Paul stavamo lavorando al nuovo disco. E che, di conseguenza, non poteva tenermi lontano per troppo tempo dallo studio di registrazione. Tra l’altro, il mio ruolo in quel film non era quello di protagonista. Sfortunatamente, invece, nel corso delle riprese è accaduto ogni tipo di inconveniente. Ci sono stati un sacco di problemi e i tempi si sono dilatati oltre ogni ragionevole previsione.”

“Sapevo di qualche frizione tra Artie e Paul”, spiega Clive Davis, mitico direttore artistico della Columbia Records nonché mente strategica del duo, “mai avrei immaginato che le cose sarebbero precipitate. Garfunkel era in Messico e continuava a posticipare il suo ritorno: i previsti due mesi di lontananza erano diventati cinque e Paul era sempre più nervoso.”

“La verità”, ammette Garfunkel, “è che avevo bisogno di staccare la spina. L’offerta di Mike Nichols mi era arrivata nel momento giusto. Il sodalizio con Paul durava da anni: era stata un’esperienza umana e professionale ricca di soddisfazioni ma anche estremamente impegnativa. In quel momento, poi, io e lui non ci stavamo divertendo affatto. I conflitti tra noi erano sempre più frequenti.”

“Simon era seccato”, rammenta Davis, “non gli andava proprio giù che Artie lo avesse mollato per andare a fare quel film. Dopo un colloquio con lui, lo scenario mi è risultato molto più chiaro. Non era solo il ritardo nella produzione del film ad averlo infastidito. Un giorno è entrato nel mio ufficio e mi ha confidato: ‘Clive, prima che tu lo venga a sapere da qualcun altro, voglio comunicarti la mia intenzione di dividermi da Garfunkel. Una volta finito questo lavoro, non credo che registreremo più insieme’. Paul aveva ormai in testa la carriera solista: in tal modo avrebbe potuto ottenere la consacrazione come artista di talento e, allo stesso tempo, avere il totale controllo sui suoi pezzi. Ho capito subito che non potevano più esserci alternative. Un peccato; ritenevo Simon & Garfunkel una vera e propria ‘istituzione’. Diciamo che, all’epoca, potevano essere considerati tra i primi tre artisti al mondo. Purtroppo, sapevo anche che quando sei una ‘istituzione’ il tuo valore è maggiore della somma di ogni singolo componente. La storia mi ha successivamente dato ragione.”

Il segreto che Simon aveva rivelato a Clive Davis traspare dai testi di un paio di canzoni contenute nell’album Bridge Over Troubled Water. The Only Living Boy In New York, ad esempio. Nella prima strofa Paul invita esplicitamente l’amico Tom (era il nomignolo usato da Garfunkel a inizio carriera quando negli anni 50 i due si facevano chiamare Tom & Jerry) a “prendere il tuo aereo in tempo / So che la tua parte funzionerà bene / Torna dal Messico / Io sono qua / Il solo ragazzo vivo a New York”.

Oppure ancora in So Long, Frank Lloyd Wright (avendo studiato architettura, Garfunkel veniva ironicamente paragonato da Simon al grande architetto americano): “Addio Frank Lloyd Wright / Non posso pensare che la tua canzone sia finita così presto / (.) Ricorderò, Frank Lloyd Wright / Tutte le sere in cui abbiamo cantato insieme”.

“Only Living Boy”, chiarisce Garfunkel, “è un brano assai delicato. C’è sentimento e la citazione di Paul è davvero molto tenera. So Long, Frank Lloyd Wright è una canzone diversa. La progressione degli accordi non comunica lo stesso trasporto emotivo: c’è maggiore freddezza e razionalità.”

“In genere”, spiega sempre Garfunkel, “il nostro lavoro funzionava così: Paul scriveva i pezzi mentre erano già in corso le registrazioni di un album. Spesso, li arrangiavamo insieme mentre ci trovavamo in studio. Bridge Over Troubled Water non aveva fatto eccezione; nel corso dei primi due mesi di produzione in California siamo riusciti a finire tre o quattro canzoni. Poi abbiamo deciso, di comune accordo, di prenderci un paio di mesi di break durante i quali Paul avrebbe scritto i nuovi brani e io avrei lavorato a Comma 22. Ero assolutamente convinto della mia decisione. Quella mossa, pensavo, avrebbe potuto giovare alla mia immagine. Volevo che la gente si rendesse conto che ero qualcosa in più della bella voce che accompagnava le grandi composizioni di Paul Simon. Mi sentivo come il George Harrison della situazione che cercava di bilanciare il peso del monopolio Lennon-McCartney.Però adoravo Simon & Garfunkel ed ero totalmente d’accordo con Clive Davis: insieme eravamo assai meglio della somma di noi due come singoli. Ma, evidentemente, Paul non la pensava nello stesso modo: pretendeva che fossi lì, a disposizione, mentre lui scriveva le nuove canzoni in studio .”

Bridge Over Troubled Water viene completato entro fine anno e pubblicato nel febbraio del 1970. Diventa l’album più prestigioso (vince un Grammy come disco dell’anno) e anche quello più venduto (oltre 10 milioni di copie) del sodalizio Simon & Garfunkel. Ma non ne impedisce lo scioglimento nonostante lo stesso Simon abbia più volte ammesso che quello è “il disco in cui ci sono le nostre migliori canzoni. E anche le parti vocali meglio interpretate”. Pur se, lo stesso Simon nel 1973, in un’intervista al New York Post ha dichiarato che “mi piace pensare a Simon & Garfunkel come alla parte iniziale della mia carriera”.

Effettivamente, quella può anche essere stata la parte iniziale (ma gloriosa) di una lunga e onorata carriera. Ma, che lui ne sia più o meno d’accordo, molti ancora oggi considerano Paul Simon come il chitarrista/compositore del leggendario duo Simon & Garfunkel. Tanto che quando nel febbraio 2003 Art e Paul sono saliti sul palco del Madison Square Garden di New York, in occasione della consegna di un Grammy Award alla carriera, e hanno attaccato con The Sound Of Silence la magia si è riaccesa.

“In quel momento”, ricorda Garfunkel, “le nostre incomprensioni sono, di fatto, sparite. E abbiamo pensato che fosse giunto il momento di tornare insieme.”

“Le nostre vite”, ha ammesso Paul Simon nel corso della conferenza stampa del Bottom Line lo scorso 9 settembre, “sono legate in modo indissolubile. Non ho mai detto”, ha pure aggiunto, “che avevamo perso la nostra abilità di cantare insieme. Era il nostro rapporto di amicizia ad essersi incrinato: la serata al Grammy, però, ci ha fatto capire che potevamo lasciare alle spalle litigi e incomprensioni.”

“Considero Paul come una persona di famiglia”, sottolinea Garfunkel, “ci conosciamo da quando avevamo 12 anni, le nostre madri, ancora oggi, sono care amiche . non potevamo più star lontani l’uno dall’altro.”

Tutto vero.

Anche se, riflettendo a posteriori con un pizzico di malizia, uno non può fare a meno di notare che la reunion avviene (guarda caso) in un periodo particolare. Negli ultimi anni, infatti, Paul Simon non ha passato momenti d’oro. Il tracollo finanziario subito con l’operazione The Capeman (musical + album) e i non esaltanti riscontri dell’ultimo disco You’re The One (per altro molto bello) potrebbero avergli fatto prendere in considerazione l’ipotesi di una furba “operazione nostalgia”. Attesissima da molti e come tale profumatamente pagata (stiamo parlando di biglietti con prezzi variabili da un minimo di 85 dollari a un massimo di 250).

Perché di nostalgia, è bene dirlo subito, si tratta quando oggi parliamo di Simon & Garfunkel. Anche se, e non solo in questo caso, il termine nostalgia non deve necessariamente esser letto con accezione negativa. Se è vero, infatti, che i due non hanno mai avuto intenzione di proporre alcunché di nuovo (“Non abbiamo in mente di reinventare il nostro repertorio”, ha sottolineato Paul Simon nel corso della conferenza stampa al Bottom Line, “vogliamo semplicemente riproporlo, senza alterarlo più di tanto, più o meno com’era nel formato originale”) rimettendosi in gioco hanno implicitamente dato il via a una affascinante riproposizione storica. Perché, altrettanto incontrovertibile è il fatto che quando, oggi, parliamo di Simon & Garfunkel stiamo trattando un pezzo importante di storia del rock.

I due si sono conosciuti da ragazzini, nei primi anni 50. Cresciuti insieme a Kew Gardens Hills, diventano compagni di scuola alla Forrest Hills High School nel Queens di New York. In quegli anni, il rock’n’roll sta scuotendo le fondamenta dell’America e Paul e Art non ne rimangono immuni. Adorano tutte le superstar del periodo anche se i loro preferiti rimangono gli Everly Brothers da cui mutuano, esattamente come faranno i Beatles al di là dell’oceano, le formidabili armonie vocali. Nel 1955 depositano il loro primo brano autografo (The Girl For Me), ma è solo due anni dopo, quando diventano piccoli idoli degli studenti newyorchesi, che cominciano a fare sul serio. Una compagnia di Manhattan acquista le loro canzoni e una di queste (Hey Schoolgirl) attrae l’attenzione di Sid Prosen, direttore artistico della Big Records. Detto fatto. I due ragazzi firmano il loro primo contratto discografico.

Si presentano sotto mentite spoglie: Art Garfunkel diventa Tom Graph (per via del suo vezzo di disegnare, a mo’ di grafici, le classifiche di vendita delle canzoni dell’epoca) mentre Paul Simon si trasforma in Jerry Landis (prendendo a prestito il cognome della sua fidanzata del tempo).

Insieme, si fanno chiamare Tom & Jerry.

Hey Schoolgirl a poche settimane dall’uscita è già al numero 57 delle classifiche. Passano alcuni giorni e, nel giorno del Ringraziamento, i due debuttano nel più importante show televisivo, l’American Bandstand di Dick Clark, il primo, vero programma di musica in tv della storia. Quella volta Tom & Jerry dividono la scena nientemeno che con il ‘killer’, Jerry Lee Lewis.

Sid Prosen, forte delle oltre 150mila copie vendute, li ributta immediatamente in studio nella speranza di sfornare qualche nuova hit. Ma non succede nulla. Terminati gli studi liceali, Paul e Art si separano. Garfunkel si iscrive all’Università mentre Simon si dedica alla musica. Nei primi anni 60, Paul frequenta stabilmente il Brill Building, la celebre ‘fabbrica della musica’ di Broadway. Oltre a scrivere pezzi per altri interpreti, Simon (con il nome di Paul Kane) si ripropone come performer. Scrive diverse ballad e alcuni pezzi rockabilly che incide sia come solista che come leader del gruppo Tico And The Triumphs. In quel periodo, Simon può contare su una collaboratrice d’eccezione: Carole King (che in quei giorni si fa chiamare Carol Kane).

Anche Garfunkel ritorna a fare musica: registra alcuni brani per la Octavia Records con lo pseudonimo di Artie Garr. Compone anche qualche brano (Private World) ma ottiene riscontri modesti.

Nel 1963, Paul e Art si ritrovano. Tom Wilson, all’epoca producer di Bob Dylan, aveva trovato interessante un loro brano (He Was My Brother). Firmano un contratto con la Cbs e registrano il primo album come Simon & Garfunkel (Wednesday Morning 3 a.m.), pubblicato nel 1964. Siamo in pieno folk revival e il nuovo corso dylaniano non li trova impreparati. Simon mostra già una poetica raffinatissima e un’abilità compositiva a volte superiore a quella dell’impareggiabile profeta di Duluth. Gli arrangiamenti, molto scarni, valgono sia per i pezzi di Simon sia per le cover dei brani gospel e folk presenti nell’album. Eppure, nonostante contenga la versione originale (per chitarra e voci) di The Sound Of Silence, il disco non ottiene i favori del pubblico. Paul e Art, così, si separano nuovamente.

Per sperimentare le nuove, eccitanti vibrazioni musicali che provengono dalla Swingin’ London, Simon va in Inghilterra. Qui, paradossalmente, più che nella musica di Beatles e Rolling Stones trova ispirazione nella tradizione folk locale. Frequenta diversi club (come racconta in Homeward Bound) e viene particolarmente apprezzato da Judith Peipe, scopritrice di nuovi talenti folk. Così, Paul si ritrova a registrare per la Bbc. Le stesse canzoni di quelle session vengono incise per la Cbs diventando The Paul Simon Songbook che ottiene ottima critica (ma scarsissime vendite).

Nel frattempo, mentre Paul è a Londra, Tom Wilson e Bob Johnston hanno l’idea di applicare la stessa formula folk-rock che aveva funzionato con Dylan ai pezzi di Simon & Garfunkel. Così, senza dir nulla agli artisti, prendono The Sound Of Silence (che un deejay di Harvard aveva programmato ottenendo buonissimi consensi dai suoi ascoltatori) e la sottopongono a nuovo maquillage: il pezzo entra subito in classifica.

La notizia giunge a Simon che fa immediatamente ritorno a New York. “Non ero particolarmente entusiasta dell’arrangiamento che aveva fatto Tom Wilson”, ricorda, “ma avevo capito che era un’occasione da sfruttare”.

Sulla scia della popolarità del brano, Paul e Art entrano negli studi newyorchesi della Columbia sulla 52esima strada e, sfruttando qualche brano del Paul Simon Songbook, incidono il nuovo album Sounds Of Silence. Il produttore è proprio Bob Johnston mentre dietro alla consolle c’è sempre il fido Roy Halee, con Simon & Garfunkel sin dagli esordi. Il disco è un buon successo. La critica, da sempre, è al loro fianco; ora anche il pubblico sembra scegliere le loro canzoni. Simon & Garfunkel partono quindi per il primo grande tour americano. Suonano ovunque: dalle grandi “symphony hall” ai campus universitari, anche se la loro musica e la loro immagine (al contrario di quella degli altri folksinger del periodo) non hanno mai avuto connotazione politica.

Con il successivo album Parsley, Sage, Rosemary And Thyme la formula classica di Simon & Garfunkel si consolida. Melodie deliziose (Homeward Bound), brani presi a prestito dalla tradizione (Scarborough Fair), folk-rock orecchiabili (The 59th Street Bridge Song), testi scritti con incantevole abilità narrativa (For Emily, Whenever I May Find Her) e, su tutto, due voci celestiali, sempre in perfetta armonia.

Piacciono a tutti: agli studenti e ai lavoratori, al ceto medio e agli intellettuali. Il regista Mike Nichols chiede la loro musica per commentare il suo nuovo film, Il laureato (con Dustin Hoffman). “Per il suo film, ho proposto a Nichols un pezzo che Simon aveva scritto per Eleanor Roosvelt”, ricorda Garfunkel, “dopo The Sound Of Silence e Scarbourough Fair c’era bisogno di un brano ritmato. Mrs. Roosvelt sembrava azzeccato: era sufficiente cambiargli il titolo.” Nasce così Mrs. Robinson (come suggerito da Nichols, dal nome della protagonista del film).

“Quando ho visto Il Laureato”, racconta Clive Davis, “ho subito intuito che sarebbe stato un successo enorme. Era un’opportunità fantastica. Dovevamo sfruttarla. Così chiesi a Paul se riuscivano a buttar fuori subito un disco con le canzoni del film più qualche nuovo brano. Sia lui che Artie sono però stati irremovibili. Erano concentrati sul loro successivo ellepi (Bookends) e non avevano pronte nuove canzoni. Mi venne un’idea: far comunque uscire un album con i pezzi del film (che erano solo quattro) e completarlo con la colonna sonora originale di Dave Grusin. Promisi a Paul e Artie di pubblicare quel disco come soundtrack del film in modo da non danneggiare Bookends. Accettarono. E alla fine fummo tutti contenti: Il laureato fu un successo commerciale incredibile senza disturbare i successivi lavori del duo.”

Intanto, Paul Simon (giugno 1967) viene invitato da John Phillips dei Mamas & Papas a Monterey per il primo festival pop della storia. Simon fa parte del board del festival (insieme al gotha del rock dell’epoca). Sul palco di Monterey, Simon & Garfunkel si presentano, come sempre, in versione acustica e incantano il pubblico hippie, lì per ammirare gli eroi del San Francisco Sound. La versione chitarra e voci di The 59th Street Bridge Song (anche conosciuta come Feelin’ Groovy) viene immortalata dalle intelligenti cineprese di D.A. Pennebaker e diventa un’icona del festival.

Quasi un anno dopo, marzo 1968, Bookends viene pubblicato: America è la gemma più luminosa del disco così come la versione ‘completa’ di Mrs. Robinson rappresenta il momento più spensierato e coinvolgente. L’album vende benissimo. Clive Davis aveva visto giusto. In quei giorni, la colonna sonora de Il laureato e Bookends occupano i posti più alti delle classifiche di vendita. E Simon & Garfunkel diventano un’istituzione del rock.

Bridge Over Troubled Water li consegnerà definitivamente alla leggenda. Una leggenda, come abbiamo avuto modo di vedere, terminata prematuramente ma, forse anche per questo, capace di superare le usure del tempo. Lo dimostra il bagno di folla che ha accompagnato le sporadiche reunion successive, la più celebre delle quali rimane quella del Central Park del 19 settembre 1981. Al contrario di allora, però, quando tra i due si notava scarso feeling se non vera e propria tensione, le cronache del Old Friends Tour riportano grande armonia. E non solo vocale.

“Gli anni cancellano tutto e infondono maturità e saggezza”, ha commentato al proposito Garfunkel. Anche perché qualcuno gli ha fatto notare che nel corso del tour entrambi avrebbero tagliato la soglia dei 62 anni (proprio come profetizzato dal brano Old Friends nel verso “How terribly strange to be 70…”).

Le critiche del tour invernale sono state unanimemente positive.

Quasi sempre, Simon & Garfunkel hanno ospitato l’intervento degli Everly Brothers (Wake Up Little Susie e All I Have To Do Is Dream) prima di cantare insieme a loro Bye Bye Love, hit che le coppie hanno avuto in comune.

Quasi sempre hanno aperto il loro concerto con Old Friends.

Quasi sempre lo hanno chiuso con Feelin’ Groovy facendola precedere da Leaves That Are Green, una canzone, come ha sottolineato Simon, “che abbiamo eseguito dal vivo l’ultima volta nel 1967”.

Quasi sempre hanno cantato tutti i loro maggiori successi.

Quasi sempre hanno presentato Slip Slidin’ Away, bellissimo brano del repertorio del Simon solista che però lo stesso Paul ha ammesso che “ho composto pensandolo come una canzone per Simon & Garfunkel. E che, anche per questo, ho voluto proporre in questo tour”.

Accompagnati da una band formidabile, i due si esibiscono più volte in siparietti acustici. Come ai vecchi tempi e come dimostrato proprio nella conferenza stampa del Bottom Line quando i due hanno regalato momenti di autentica poesia acustica con Old Friends, Homeward Bound, The Boxer.

Durante il concerto, Paul e Art raccontano numerosi aneddoti mentre sugli schermi posti a fianco del palco scorrono immagini. Come quelle del film Il laureato che accompagnano le note di Mrs. Robinson.

Paul Simon ha dichiarato che l’obiettivo principale dell’Old Friends Tour è “la riunione tra noi e i nostri vecchi fan. In particolare con quelli che ascoltavano la nostra musica in gioventù. Proprio questa operazione da ‘macchina del tempo’, con tutte le emozioni che porta inevitabilmente con sé, rende questa tournée particolarmente impegnativa. Ma credo anche molto stimolante”.

Perché, come si accennava prima, in questo caso storia (dato oggettivo) e nostalgia (sentimento spesso soggettivo) si mescolano in modo straordinario per una combinazione che gli stessi Simon & Garfunkel, che hanno giurato che questa sarà l’ultima occasione di vederli insieme, definiscono “unica e irripetibile”. Per quanto questi aggettivi possano oggi avere valore in un mondo (quello del rock) sempre più proiettato verso i grandi eroi del suo irripetibile (questa volta senza virgolette) passato.

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