06/08/2013

Sing Me The Songs

Anna McGarrigle, Rufus e Martha Wainwright, Norah Jones, Richard e Linda Thompson, Antony, Emmylou Harris omaggiano Kate McGarrigle

Rufus Wainwright la ricorda come «una serata difficile, ma edificante». Kate McCarrigle era morta da appena cinque mesi quando i membri della sua famiglia estesa le resero omaggio con un concerto a Londra. Nel gennaio 2010 erano attorno al suo letto, a cantare mentre l’ultimo refolo di vita abbandonava il suo corpo. In giugno erano ancora lì a cantare. Per raccogliere fondi per la Kate McGarrigle Foundation, per ricordare una grande donna, per creare bellezza. Prodotto da Joe Boyd, Sing Me The Songs mette assieme estratti da quella serata e da concerti simili che si tennero a New York e Toronto (gran parte delle performance sono dalle due date newyorchesi, anche oggetto del documentario di Lian Lunson Sing Me The Songs That Say I Love You: A Concert For Kate McGarrigle).

Il doppio cd, 34 tracce per un totale di una ventina di performer, è la testimonianza della varietà e della bontà del repertorio di Kate e della sorella Anna, della ricchezza dell’eredità che si sono lasciate alle spalle, della loro capacità di fondere folk e pop sofisticato nella tradizione della Grande Canzone Americana. Arrangiato in chiave acustica con deliziose rifiniture folk, l’album abbonda di grandi performance vocali, duetti a volte inattesi (Rufus con Emmylou Harris e con Antony oppure la coppia Linda e Richard Thompson rinata per Go Leave), voci inconfondibili (Norah Jones, Teddy Thompson). Ed è pure la dimostrazione del talento della famiglia Wainwright (non c’è Loudon) e dei loro amici. È un disco imperdibile per gli amanti di Rufus e Martha. Si capisce che giocano in casa: cantano storie per loro famigliari, pezzi che sembrano scritti per le loro voci. Il repertorio, con un pugno di pezzi in francese e con una predilezione per il primo ellepi di Kate e Anna, non è certo fra i più popolari, anche se con Heart Like A Wheel Linda Ronstadt fece sfracelli.

Eppure le due ore e un quarto dell’album passano in un lampo, fra momenti intensi e il conforto di musiche interpretate col calore di una comunità. In coda ai cd arrivano due chicche di Kate: un demo casalingo di I Just Want To Make It Last, che scrisse per il sessantesimo compleanno quando già ragionava sul tema della mortalità, e il capolavoro Proserpina, composto poche settimane prima di morire e già inciso in modo formidabile dalla figlia Martha, qui rifinito in chiave corale. Un doppio testamento toccante.

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