22/09/2020

William S. Burroughs e il culto del rock’n’roll

Un libro in cui vengono uniti tutti i punti che mettono in relazione la vita e le opere di William Burroughs con le numerose star della musica che ha ispirato in più epoche
Era uno dei tanti personaggi ritratti sulla copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, a testimonianza di quanto la sua figura fosse già allora molto influente e sia ancora oggi davvero immortale.
William Burroughs era però soprattutto anticonvenzionale, come ben raccontato da Casey Rae nel suo nuovo libro William S. Burroughs e il culto del rock’n’roll, tradotto in italiano da Alessandro Besselva Averame.
Non si tratta di una semplice biografia, come si legge nell’introduzione: il direttore delle licenze musicali di SiriusXM, nonché critico musicale e professore universitario, ha infatti deciso di unire tutti i punti che mettono in relazione la vita e le opere dello scrittore con le numerose star della musica che ha ispirato in più epoche.
 
Le esperienze con le droghe, l’omosessualità dichiarata o il fascino per l’occulto sono solo tre elementi propri di un personaggio inusuale, che negli anni è riuscito a catturare l’attenzione di tanti artisti come dei già citati Beatles, ma anche di Bob Dylan, Patti Smith, David Bowie, Lou Reed, Sonic Youth, Kurt Cobain e altri.
“William sembrava connesso con qualsiasi cosa – ha dichiarato Patti Smith. – Se guardi un film come Blade Runner scopri che l’espressione ‘blade runner’ è farina del suo sacco. Anche l’espressione ‘heavy metal’ è stata attribuita a lui… Ci sono moltissime frasi e moltissimi nomi di gruppi che hanno origine nelle opere di William. Lui è una specie di Bibbia alternativa”. Patti Smith definirà inoltre Burroughs come “uno sciamano… qualcuno che è in contatto con altri livelli di realtà”.
 
Lo scrittore era noto anche per l’utilizzo del cut-up, tecnica che consiste nel dividere tra loro le parti di un testo, per poi unirle successivamente in un modo casuale, creando così un nuovo testo dal senso diverso e imprevedibile. Tra i tanti che hanno subito profondamente il fascino del cut-up, e soprattutto lo hanno fatto proprio, c’è anche David Bowie, che ha descritto il fenomeno con queste parole: “A suo modo è una specie di sogno tecnologico. Crea delle immagini inducendo uno stato onirico senza per forza passare dalla scocciatura di dover dormire tutta la notte. O di doversi sballare andando fuori di testa”.
Considerando gli attuali strumenti tecnologici e gli attuali canali di comunicazione e di diffusione, il cut-up è sempre più presente nella nostra cultura in più campi e con tante sfaccettature, come fa notare l’autore stesso con le sue riflessioni, spiegando quindi come e perché Burroughs sia stato un precursore anche dell’epoca moderna.
“Potrà sembrare una baggianata, ma l’idea, essenzialmente, è questa: la grande arte è destinata a rimanere perché i grandi artisti osano – dichiara poi l’autore Casey Rae. – Un concetto applicabile sia a Burroughs che a Dylan: l’atemporalità se la sono conquistata entrambi, con costante impegno”… perché non si diventa molto influenti e non si rimane ancora oggi davvero immortali da un giorno all’altro.
 

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