27/06/2007

Loudon Wainwright III

Strange Weirdos (Concord / Universal)

Tutta colpa di Letterman. Il regista Judd Apatow vide per la prima volta Loudon Wainwright III ospite del talk show di David Letterman. Era il 1980 e il folksinger presentava un brano “in cui minacciava di suicidarsi per far sentire in colpa l’ex fidanzata”. Fu amore a prima vista quello che il futuro regista, allora quattordicenne, provò per quest’artista in grado di iniettare dosi d’umorismo ficcante nella canzone folk americana. Ventisette anni e un blockbuster dopo (40 anni vergine, filone adolescenziale, con fugace apparizione dello stesso Loudon), Apatow ha realizzato il sogno di affidare a Wainwright le musiche della sua nuova commedia intitolata Knocked Up, che nella versione italiana in uscita il 16 novembre diventerà Molto incinta. Il risultato è Strange Weirdos, raccolta di canzoni tratte e ispirate al film che, secondo il produttore Joe Henry, costituiscono “il miglior album di Loudon Wainwright III da 15 anni a questa parte”. Nonostante stoni l’abbinamento con una commediola ironica e leggera – si racconta di una giovane giornalista (Katherine Heigl, la Izzie di Grey’s Anatomy) che dopo avere alzato il gomito resta incita di uno sconosciuto, una sorta di bambinone slacker (Seth Rogen) – l’album è musicalmente godibile, pieno di canzoni ispirate, liricamente affilato (avercene di autori di testi così). Per non dire del tema dei rapporti famigliari in cui il folksinger sguazza.
La canzone da cui tutto è incominciato è Grey In L.A., una ballata anticaliforniana su quanto sia adorabile la pioggia a Los Angeles (“È molto meglio quando è grigio a L.A., ti ricorda quanto la città può essere crudele”). Apatow la sentì nel corso di un concerto e si convinse che era perfetta per il film cui stava lavorando. Una versione registrata in studio con Richard Thompson – che suona la chitarra elettrica nella versione definitiva e in altri due brani del cd – convinse il regista a chiedere al folksinger di occuparsi dell’intera colonna sonora. Il disco che Wainwright stava progettando con Henry è così diventato Strange Weirdos: più che una colonna sonora, un nuovo album di canzoni di cui nel film, a parte i titoli di testa e di coda, si sente a quanto pare ben poco. In certi passaggi Wainwright somiglia al figlio Rufus, diventato nel frattempo la star di famiglia. Strano destino, quello di Loudon: da giovane lo paragonavano a Bob Dylan, a 60 anni suonati lo accostano al figlio. Final Frontier è forse il brano che più si può avvicinare allo stile di Rufus, mentre So Much To Do rappresenta un’incursione nel territorio vaudeville tanto amato dal figliolo, con Van Dyke Parks in evidenza al piano e una Weissenborn a dare un tocco bluesy. Divertente la jazzata Feel So Good, in cui David Piltch imbraccia il basso acustico, mentre Strange Weirdos è una riflessione agrodolce e definitiva sull’amore, sulla solitudine e sulla stranezza. Deliziosa Passion Play, giocata su ukulele, fisarmonica e percussioni lievi. La composizione migliore è forse la ballata You Can’t Fail Me Now, col suo pregevole intarsio di chitarra acustica, mandolino, archi (il Section Quartet).
Vario e ben orchestrato, l’album offre una versione rootsy del cantautorato nordamericano con una buona dose di rifiniture di strumenti a corda. È essenziale l’apporto del bravissimo Greg Leisz che impazza con chitarre elettriche e acustiche, lap e pedal steel, Weissenborn, mandola e mandolino. Si sente la mano di Henry, anche co-autore di due canzoni e di altrettanti strumentali. In passato ha tolto orpelli alla musica di Solomon Burke e Bettye LaVette, scoprendone l’essenza. Qui, al contrario, rende il repertorio del folksinger più variegato e movimentato. Il cuore concettuale dell’album sta in una serie di canzoni sulle relazioni famigliari e sui rapporti generazionali, un tema trattato in modo tutt’altro che conosolatorio. In un pezzo intitolato Valley Morning Wainwright si lamenta perché il ragazzino della porta accanto suona con la sua band a un volume assordante. In Doin’ The Math, chitarra swampy e cori gospel, fa persino i conti degli anni che gli rimangono da vivere: “La chiamano mezza età, quando in realtà è praticamente tutto finito”. Se il quasi gospel X Or Y è sulla lotteria del sesso di un nascituro, il ritratto offerto dalla cover di Daughter di Peter Blegvad è impietoso: la figlia vede, papà compra. C’è anche una nuova versione di Lullaby, una sorta di anti ninna nanna: “Zitto e di’ buonanotte, di’ le preghiere e spegni la luce / Sono stufo marcio dei tuoi capricci”. Ma che pensate: uscì nel 1973 e Rufus era a malapena nato.

Grey In L.A.
You Can’t Fail Me Now
Daughter
Ypsilanti
So Much To Do
Valley Morning
X Or Y
Final Frontier
Feel So Good
Lullaby
Naomi
Doin’ The Math
Strange Weirdos
Passion Play

Prodotto da Loudon Wainwright III e Joe Henry

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!