21/08/2013

The Rides

Stephen Stills celebra lo storico “Super Session” del 1968 con Kenny Wayne Shepherd e Barry Goldberg

«È stata un’esperienza magica, uno dei migliori momenti della mia carriera musicale». Così Stephen Stills introduce il progetto Rides, supergruppo nato quasi per caso mentre lavorava ad alcuni brani nuovi con Barry Goldberg degli Electric Flag, e a cui si è unito ben presto Kenny Wayne Shepherd. Quest’ultimo aggiunge che «Rides è un perfetto mix di generazioni, tre musicisti che amano, suonano il blues e creano musica, e questo va al di là delle esperienze individuali di vita e le rispettive carriere. Io e Stephen abbiamo un background rock, ma il blues è il tessuto che ci tiene uniti». Ad animare le session è stato il comune desiderio di rendere omaggio allo storico Super Session che Stills incise con Goldberg, Al Kooper, Mike Bloomfield, Harvey Brooks e Eddie Hoh. Lasciando da parte qualsiasi forma di nostalgia o di rievocazione, il trio ha cercato di riportare in vita lo spirito che anima quel disco.

Guidato dal produttore Jerry Harrison, ex Talking Heads, il trio ha messo in fila dieci brani di eccellente fattura, dall’inedito Roadhouse a cover eccellenti come Rockin’ In The Free World di Neil Young e Seach And Destroy di Iggy & The Stooges, senza dimenticare standard blues (Honey Bee di Muddy Waters e Talk To Me Baby di Elmore James). I brani si reggono sui dialoghi delle chitarre di Shepherd e Stills, il quale sfoggia anche un ottimo cantato, su cui si innesta il piano di Goldberg, mentre a scandire i tempi troviamo la sezione ritmica composta da Kevin McCormick (basso) e Chris Layton (batteria). Spiccano la splendida Don’t Want Lies, un brano scritto dodici anni fa da Shepherd e che qui ha trovato la sua più giusta collocazione grazie alle splendide armonie vocali di Stills, e la superba Word Game, scritta da Stills all’epoca dei Buffalo Springfield ma mai registrata.

Sebbene non abbia il sound epico di Super Session, Can’t Get Enough è un eccellente disco di rock-blues moderno, fresco, vibrante e potente, che non mancherà di affascinare gli amanti del genere, e che ci restituisce uno Stephen Stills in buona forma, nonostante gli acciacchi.

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