07/03/2013

200 volte JAM

Vent’anni di pubblicazioni e 200 numeri della nostra rivista. L’editoriale del direttore

Milano, inverno del 1993.
Alberto Tonti, architetto per hobby e musicologo di professione, è appena diventato direttore di VideoMusic. Io e lui ci conosciamo dalla primavera del 1985, da quando Alberto mi ha chiamato per coinvolgermi nel programma cult di Renzo Arbore, Quelli della notte. Siamo diventati subito amici.

Da qualche mese ho interrotto le pubblicazioni di Hi, Folks!, un bimestrale dedicato alle musiche tradizionali e acustiche, fondato insieme a un gruppo di amici una decina di anni prima. A New York, invece, ho trovato in un negozio di dischi il primo numero di Mojo, mensile inglese che parla di classic rock. Che mi piace talmente tanto da spingermi a farne un’edizione italiana. Ma i tipi di Mojo tergiversano sulla mia proposta e così decido di andare avanti per conto mio. O meglio, ne parlo con Alberto che ne parla con Marialina Marcucci, l’editore di VideoMusic, una che in passato ha rifiutato più di una volta proposte di testate musicali. Stavolta però è diverso. La Marcucci sembra gradire il mio progetto e, insieme, gettiamo le basi per una proficua partnership. Non ho mai capito quanto il Tonti sia stato convincente, quanto io sia risultato simpatico a Marialina o quanto davvero lei sia rimasta piacevolmente colpita dalla mia idea e dai bozzetti grafici che le ho presentato nel corso di una riunione nei sui uffici del Ciocco. Ma tant’è.

La cosa si fa anche se si è ancora indecisi sul nome da dare. Io, esterofilo dichiarato, ho in testa Last Waltz, come il film di Martin Scorsese che immortala il concerto di addio di The Band. «Sarà il mio “ultimo valzer”, come editore di giornali di musica», penso in quel momento. Poi, Adriano Fabi (mente creativa di una delle più rinomate dinastie musicali italiane) mi suggerisce JAM. «Potrebbe anche essere un acronimo», dice. «Tipo, Journey Across Music?», butto lì io. E così, «viaggio nella musica» diventa il sottotitolo della testata.

Inizio ottobre 1994: esce il primo numero di JAM (con Peter Gabriel in copertina). Da allora sono passati quasi 20 anni e 200 numeri. Insomma, nel nostro piccolo abbiamo fatto storia. Per questo, mi vengono subito in mente un po’ di persone da ringraziare. A partire da mia sorella Liliana, mia socia e amministratrice, e da Roberto Monesi e Roberto Caselli, amici fedeli e partner lavorativi eccezionali. Claudio Todesco, che ha iniziato a lavorare con me e che, da qualche anno, è al timone della rivista. E poi, tutti quelli che sono al nostro fianco, in redazione: Stefania Milanello e Massimiliano Spada così come Paolo Vites che ha condiviso la vita di JAM e delle attività ad essa correlate per quasi dieci anni. Non di meno, tutti i collaboratori che da sempre ci aiutano a fare un giornale migliore e tutte le realtà che ci hanno sostenuto nel tempo (aziende che hanno acquistato pagine pubblicitarie, case discografiche, promoter di concerti e festival, uffici stampa, agenzie di management, artisti). Last but not least, un ringraziamento speciale va a tutti voi, lettori fedeli che ci avete aiutato a superare momenti difficili trasmettendoci entusiasmo e fiducia.
È bello vedere che il numero 200 ha in copertina il mio eroe musicale di sempre (Jimi Hendrix) e che il nostro nuovo sito www.jamonline.it viaggia finalmente a pieno regime.

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