L’ultimo fenomeno dello show-business internazionale ce lo siamo visti recapitare attraverso il Festival di Sanremo, dove era l’unico ospite potabile insieme a Antony And The Johnsons. Si chiama Asaf Avidan, è israeliano, 33 anni da compiere il 23 marzo (auguri!) e una fama planetaria esplosa con il brano One Day/Reckoning Song, diventato un tormentone pure da noi.
Asaf, che sarà in concerto il 23 aprile a Milano (Alcatraz) e il 16 luglio a Roma (Cavea Auditorium), destinati presumibilmente al sold out, vive di quell’euforia che talvolta anima il mercato, quando un talento viene scoperto e con esso tutte le strategie di marketing si manifestano alla massima potenza. Portandosi dietro qualche contraddizione. Pare chiaro, ad esempio, che quella fortunata canzoncina, datata 2008 – un motivetto accattivante e azzeccato come pochi – lui non la sopporti più di tanto e debba fare buon viso a cattiva sorte, dopo che il remix di un abile dj tedesco l’ha imposta all’attenzione planetaria. Nel frattempo, con il pratico realismo di questi casi ha abbandonato la sua band, i Mojos, per procedere come acclamato solista.
Ad oggi conta, con i partner e a proprio nome, una discografia di sei album e l’ultimo, Different Pulses è entrato anche nelle classifiche italiane (ma non contiene la canzone-traino che l’ha rivelato). In uno showcase ospitato in un teatro milanese durante le manifestazioni della settimana della moda, ha mostrato le sue qualità di vocalist, sorprendente anche se un po’ freddo, tecnico con l’anima (poca: ma forse era il contesto). Il suo genere, tra ballate acustiche da bravo folksinger è più che gradevole, anche se i paragoni meglio lasciarli perdere. Dal palco del Festival lo hanno presentato come un incrocio tra Johnny Cash e Janis Joplin…Fermateli!
