20/12/2012

Un buon inizio

Iniziare bene è meglio che iniziare male, direbbe Catalano; o farebbero dire all’ignaro maresciallo Jacques de La Palice. Musicalmente parlando, un buon inizio “spacca”. Ma cos’è un buon inizio?

Iniziare bene è meglio che iniziare male, direbbe Catalano; o farebbero dire all’ignaro maresciallo Jacques de La Palice. Musicalmente parlando, un buon inizio “spacca” (lo slang da bimbominchia pare sia utile in un blog).
Ma cos’è un buon inizio? Forse uno strepitoso debut album ad esempio (pensate ai Led Zeppelin, ai R.E.M., ai Velvet Underground, o più di recente agli Strokes, ai Libertines e agli Arcade Fire): quella spinta verso l’alto da cui puoi solo scendere. Per i Sigur Ròs il concetto fu così importante che lo utilizzarono addirittura come titolo: Agaetis Byrjun in lingua islandese significa proprio “un buon inizio”. Ma si trattava del secondo album.
Può essere l’incipit, una scaletta micidiale. Gli anni giovanili sono quelli in cui le cose si scrivono su un foglio vergine, e forse è per questo che a me è rimasta sempre impressa la micidiale sequenza di After The Goldrush (Tell Me Why, title track, Only Love Can Break Your Heart, Southern Man…); o il fascino seducente delle prime quattro canzoni di Moondance (And It Stoned Me, title track, Crazy Love, Caravan…).
Il mio “buon inizio” nella musica dal vivo fu una sorta di battesimo di fuoco, nel vero senso della parola. A undici anni, mio cugino, che ne ha il doppio e già da un po’ mi passa le cassette dei Beatles, di Dylan e di De André, mi porta al concerto dei Led Zeppelin al Vigorelli. I neuroni di allora se ne sono andati con la forfora, ma ricordo che riusciamo a uscire un attimo prima dell’inferno dei lacrimogeni. La voglia di palco (sopra e sotto) mi rimane addosso ugualmente.
Nell’universo del giornalismo musicale, il mio “buon inizio” arriva vent’anni più tardi: dopo aver accumulato intere annate di Ciao 2001 come assiduo lettore, un amico comune mi presenta Roberto Anghinoni, un pazzo visionario che vuole fare una fanzine interamente dedicata alla musica del passato (Late For The Sky). È amore a prima vista (per la fanzine) ma anche l’inizio di un’amicizia forte e di una professione svolta seriamente, senza mai essere presa troppo sul serio.
Mi sono chiesto quindi come sarebbe stato un “buon inizio” su questo blog destinato, in fondo, a gente che mi legge magari da quindici anni (già, sono tre lustri che sopporto e vengo sopportato dai vari Guaitamacchi, Todesco e compagnia cantante). Dato il passo personale o informale rispetto allo scrivere recensioni seriose o articoli rigorosi, magari poteva essere autopresentarmi attraverso il racconto del mio primo disco acquistato. O sciorinare la classifica dei miei dieci album di sempre (a proposito, ho sempre sognato di essere intervistato da quello là che alla fine ti chiede i cinque dischi che porteresti sull’isola deserta: se mi stai leggendo, parliamone).
Oppure, dato il periodo, una riflessione sul rapporto “rock e Natale” dal titolo “La musica del diavolo sotto la grotta di Betlemme”; o una guida ragionata agli acquisti del momento (se ancora si acquistano i dischi). In ogni caso è già ora di terminare, e questo sarà comunque il mio inizio. Adesso, però, seguitemi, eh…

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!