28/11/2008

The Residents

Roma, Circolo degli Artisti, 13 novembre 2008

Per l’unica data italiana della tournée europea dei Residents con il loro nuovo show multimediale The Bunny Boy (titolo anche del nuovo album), la sala stracolma di gente in piedi del Circolo degli Artisti di Roma non era la scelta ideale, e non per la location, di per sé benemerita. Il fatto è che The Bunny Boy è soprattutto una pièce teatrale, e a teatro ci si siede. L’accompagnamento sonoro, le immagini proiettate sullo schermo e la scenografia sono funzionali al lungo monologo dell’attore-cantante, probabilmente Homer Flynn, che assieme a Hardy Fox, entrambi della Cryptic Corporation (la label personale della band) vengono ormai dati come le menti dei Residents. È noto infatti che un fan del gruppo ha scoperto che tutti i loro pezzi recano le firme dei due, anche se loro hanno spiegato di essere solo fiduciari del gruppo. Nel caso, metterci la faccia è stato un “travestimento” pertinente con la morale del live act. Il gruppo, in neri costumi da cyber-conigli, si fa piccolo sulla sinistra del palco, un tastierista dalle mani rugose e pancia pronunciata, forse Hardy Fox, in primo piano, un altro sicuro membro storico seduto semi-nascosto a convogliare suoni e immagini, un/una percussionista di un kit midi e un chitarrista dalle mani giovanili “frippiano” da morire (i due, a questo punto, potrebbero benissimo essere Carla Fabrizio e Nolan Cook, da una decade presenti nei concept dei Residents), mentre una porta trasparente al centro e una tenda-caverna sulla destra completano la scena. La storia è quella di un uomo confuso a causa di un incidente che chiede aiuto su Internet per ritrovare il fratello scomparso in Grecia, e i Residents si offrono di aiutarlo, fino a quando da alcuni ingrandimenti effettuati su una serie di fotografie spedite all’account del fratello non scoprirà trattarsi di se stesso. Il risultato sarà l’impazzimento totale, al punto da ripresentarsi nella seconda parte dello show vestito da coniglio bianco, ad annunciare che lui salverà il mondo. Dal punto di vista musicale, in verità, niente di nuovo si è ascoltato: spunti sonori senza senso, le marcette e tutto il resto triturati nel gioco, anche questo ormai consunto, tra l’armonia e la dissonanza. Nell’unico bis concesso eseguono My Window tratta da Animal Lover del 2005. La morale di cui sopra? Il mondo ormai è così pieno di persone sole, impazzite e spersonalizzate dai vari media che persino ai Residents viene voglia di ritrovare la propria vera identità. Alla faccia dei bulbi oculari e quant’altro.
Enrico Romani

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