02/10/2007

Robert Plant & Alison Krauss

Raising Sand

Più o meno un anno fa, il Tennessean (principale quotidiano di Nashville) pubblicava un pezzo intitolato: “The ultimate fusion, Hard Rock meets Bluegrass”. Nell’articolo si raccontava che, in quei giorni, tra gli avventori di alcuni ristoranti della Music City Usa, molti avevano riconosciuto la leggenda del rock Robert Plant. La domanda del cronista sorgeva, dunque, spontanea: che ci fa il cantante dei Led Zeppelin nella capitale della country music? Qualcuno, all’epoca, mormorava fosse in corso uno strano progetto che avrebbe coinvolto proprio Plant e la stella del country & bluegrass Alison Krauss, cantante e violinista prodigiosa. Il collega del Tennessean, pur non nascondendo la propria curiosità, commentava la notizia con una certa sufficienza. “Dopo Mark Knopfler con Emmylou Harris, un altro inglese torna alle origini del suono moderno e canta con una signora della canzone americana” scriveva, aggiungendo in fondo che (forse) “anche T-Bone Burnett sarebbe stato della partita”.
Un anno dopo, quel pettegolezzo è diventato realtà. Una realtà che, come a volte capita, è in grado di superare la fantasia. Già, perché (ed è bene dirlo subito) questa stranissima coppia fa sul serio. Anzi, possiamo affermare senza timore di essere smentiti che questo è il miglior album che i due (intesi come solisti) abbiano mai prodotto nella loro carriera. Lo ammette, con candore, anche Alison Krauss quando (di fronte alle telecamere messe a disposizione dalla Rounder per un breve ma esplicativo epk) sostiene che “questo progetto, in poche settimane, mi ha insegnato molto di più di 20 anni di dischi e concerti in ambito country”.
“È stata un’esperienza strana anche per me”, dice Plant, “non ho mai avuto occasione di cantare in armonia né di provare il tutto in un salotto, senza microfoni, effetti né strumenti elettrici…”.
La scintilla è scoccata a Cleveland in una notte in cui la Rock And Roll Hall Of Fame aveva organizzato una serata di tributo a Leadbelly, uno degli idoli musicali di Robert Plant. “È in quell’occasione che ho conosciuto Alison, che avevo ammirato nella colonna sonora di O’ Brother. Abbiamo provato a cantare insieme e ci siamo ripromessi di farlo ancora”.
“Quella sera, Robert è stato a lungo a parlare con me e mi ha impressionato il suo interesse verso il blues, la musica old time e le radici del suono americano. Così, qualche tempo dopo, ci siamo trovati a casa mia. Seduti sul divano, con una chitarra acustica, abbiamo provato alcune canzoni che, nel frattempo, T-Bone Burnett ci aveva proposto”.
“All’inizio non pensavo a un disco” specifica il celebre produttore, “il progetto non era ben definito: c’era la curiosità di sentire insieme le loro voci”.
“Anch’io pensavo fosse solo un esperimento” conferma Plant “anche se ho capito subito che avrebbe funzionato”.
Vero.

È sufficiente ascoltare la prima traccia (Rich Woman, una ballata bluesy degli anni 50) per capire che la “strana coppia” funziona. Eccome. Su un tappeto sonoro esemplare, raffinato e rurale al tempo stesso (come la personalissima griffe di T-Bone è solita marchiare), le due voci si amalgamano in modo perfetto lasciando intatti i timbri originali e l’inimitabile profumo rock dell’ugola degli Zeppelin. Emblematica, al proposito, Please Read The Letter (sapientemente posizionata a metà lavoro), eccellente riproposta acustica del brano più bello di Walking Into Clarksdale, ultimo lavoro della premiata ditta Page & Plant. Senza perdere l’efficacia dell’originale (e nemmeno il drive) ma aggiungendo molta più poesia sonora, maggiore intensità emotiva e valorizzando la bella melodia, la nuova versione rende questa canzone un piccolo capolavoro. Lo stesso si può dire di Gone, Gone, Gone, una hit minore degli Everly Brothers, di Fortune Teller, evergreen del rock dei Sixties (dagli Stones agli Who, dai Deep Purple agli Hollies le cover si contano a centinaia) o della straordinaria versione di Nothin’ di Townes Van Zandt. Alison Krauss stupisce per la grazia con la quale affronta l’affascinante Sister Rosetta Goes Before Us di Sam Philips (ex moglie di T-Bone) e nella splendida reinterpretazione di Trampled Rose di Tom Waits. Sul finale, un tocco di classe: attacco di autoharp (Mike Seeger) per lanciare una vecchia ballata di Doc Watson (Your Long Journey) impreziosita dal flatpicking del vecchio Norman Blake.
“È stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita” ha dichiarato Alison Krauss alla fine delle registrazioni.
L’ascolto di Raising Sand, forse, non cambierà le nostre vite, ma sicuramente (almeno per una settantina di minuti) le renderà assai più piacevoli.

Rich Woman
Killing The Blues
Sister Rosetta Goes Before Us
Polly Come Home
Gone, Gone, Gone
Through The Morning, Through The Night
Please Read The Letter
Trampled Rose
Fortune Teller
Stick With Me Baby
Nothin’
Let Your Loss Be Your Lesson
Your Long Journey

Prodotto da T-Bone Burnett

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