Riusciamo a immaginare un concerto in cui Sting non suona Fragile?
Con ben 23 anni di carriera solista alle spalle, dopo svariati tour in tutto il mondo, dopo le innumerevoli dichiarazioni relative all’affare Police, Sting ha riaperto le porte agli addetti ai lavori, ai fan, e agli stessi Stewart Copeland ed Andy Summers proponendo una reunion in grande stile. A proposito delle dichiarazioni in merito allo scioglimento dei Police, se così in effetti si può chiamare, le interpretazioni sono sempre state ambigue; è un dato di fatto che per poco più di una ventina di anni i Police non sono andati in studio e non hanno suonato insieme dal vivo; ad esclusione dei tre concerti per Amnesty International nel 1986, dei tre brani suonati al matrimonio di Sting con Trudie Styler nel 1992, e dei tre classici eseguiti alla serata per l’ingresso nella Rock’n’Roll Hall Of Fame, Sting, Copeland e Summers sono artisti con una propria carriera da solista da quando hanno preso tre voli per tre destinazioni differenti il giorno dopo l’ultima data del tour di Synchronicity in Australia. Forse in quel momento avevano in mente un semplice periodo di pausa, come dichiarato mesi prima che il tour finisse, ma quella partenza fu vista simbolicamente come la separazione dalla band.
“Non avevamo più idee fresche, e la possibilità di fare qualcosa al di fuori della band venne vista come una fantastica spinta artistica, ovviamente da giocarsi separatamente; fare altro materiale con i Police sarebbe stata un routine che avrebbe sicuramente portato a ripetere una formula già collaudata, sperimentata, vissuta… avevamo bisogno di nuova linfa, e questa non poteva arrivare da un nuovo lavoro in comune tra noi tre”. Dichiarazioni come questa sono state rilasciate più volte sia da Sting che da Andy e Stewart; l’argomento Police non è mai stato tralasciato nel parlare di una nuova colonna sonora di Copeland, così come nel parlare del progetto dell’Amazzonia di Sting, o durante una piacevole chiacchierata con Summers per la promozione di un tributo a Thelonious Monk o John Coltrane.
Ci si chiede come mai a distanza di così tanti anni ci sia sempre stato un interesse molto alto e sempre vivo nei confronti di una band i cui tre membri hanno saputo andare avanti distaccandosi quasi completamente dalle origini: i tre “biondi poliziotti” sono stati coraggiosi a prendere le distanze da un band così significativa, abbandonando la nave nel momento in cui sta navigando a gonfie vele.
È sotto gli occhi di tutti il percorso artistico di Sting, a partire dalle venature jazz di The Dream Of The Blue Turtles (1985), primo passo da solista a un solo anno di distanza dalla fine del tour di Synchronicity. Il suo percorso musicale non ha conosciuto barriere; sfidare nuovi territori significa rischiare tutte le volte, essere coscienti della propria energia, ed essere consapevoli dei propri limiti, e un nome come quello di Sting rischia in prima persona, a differenza di quando era con i Police dove i rischi erano praticamente divisi in tre. La nuova sfida, quella più temuta in assoluto da Sting ovvero la reunion, è sempre stata tenuta molto lontana; qualsiasi passo artistico del “pungiglione” di Newcastle è stato ben calibrato, pensato, ragionato.
L’amicizia tra Sting, Stewart e Andy non si è mai rotta. Le loro strade artistiche oltretutto si sono incrociate più volte, con Andy alla chitarra in un paio di brani di …Nothing Like The Sun di Sting e quest’ultimo a cantare nel tributo a Thelonious Monk pubblicato da Andy, o con Stewart Copeland sul palco di Sting per una Every Breath You Take che ha fatto tremare il pubblico olandese. Un’amicizia fraterna, anche se arricchita dai mass media con inesistenti litigi all’ultimo sangue. Stewart ha spesso voluto chiarire questa posizione nelle interviste: “Non abbiamo mai litigato come dice la stampa, se non che abbiamo tre grandi personalità e artisticamente ognuno di noi ha sempre voluto dire la propria e imporre il proprio estro artistico; i cosiddetti scontri tra me e Sting sono sempre iniziati in studio per problemi di produzione dei brani, nell’usare una ritmica piuttosto che un’altra, nella scelta relativa a un arrangiamento o cose simili, ma mai per motivi personali”.
Il nome dei Police, sebbene non sia mai stato dimenticato o spento, è improvvisamente riemerso in maniera molto accesa negli ultimi due anni grazie soprattutto a un paio di eventi che hanno distintamente portato i numerosi fan e i media a prevedere l’annuncio avvenuto nelle prime settimane del 2007.
Il primo evento è stato la pubblicazione dell’autobiografia di Sting, dove il bassista inglese analizza la sua vita dalle prime note suonate sulla chitarra dello zio, al momento in cui incontra Stewart Copeland e inizia l’avventura dei Police. Broken Music, questo il titolo del libro, dà il nome anche a un tour anomalo che vede Sting andare in giro per il mondo suonando per la prima volta senza promuovere un nuovo disco; nella set list del concerto spiccano ben quindici brani dei Police, contro un numero esiguo di brani presi dal repertorio solista. Un atteggiamento che fa pensare, che mette in allerta i fan e che riporta su un palco una serie di brani non più eseguiti sin dai primi tour del trio, tra cui ad esempio Next To You (da Outlandos D’Amour, 1978). In contemporanea Stewart Copeland lavora alla pubblicazione di un film montato con le riprese da lui effettuate con una 8mm ai tempi dei primi album; riprese di soundcheck, nel backstage, in studio di registrazione, in autostrada e nei motel, fino alle folle fuori dagli alberghi e agli stadi da tutto esaurito; un gran bel documentario sulla band dai primissimi passi al successo planetario. Everyone Stares: The Police Inside Out riaccende la fiamma nei confronti della band, sebbene Copeland lo abbia fatto solo per un puro e piacevole divertimento, trasformatosi poi in un buon business: il nome dei Police è ancora capace di vendere e creare somme di denaro non indifferenti.
Stewart sente i Police ancora molto vicini; l’estro artistico del batterista lo porta inconsapevolmente ad essere regista stesso del proprio documentario, montato praticamente quasi come se fosse un reality estrapolato dagli anni 80. I Police sono una sua creazione, e questo è un dettaglio che ancora oggi Stewart sente molto forte; dal momento in cui lasciò l’Australia dopo l’ultima data del tour di Synchronicity, gli impegni hanno portato Stewart a lavorare praticamente tutti i giorni senza un attimo di riposo: numerosissime le colonne sonore, ad iniziare dal fortunato incontro con Francis Ford Coppola per le musiche di Rusty il selvaggio fino alle sonorizzazioni per giochi della Playstation, tra cui la serie di Spyro The Dragon, e infine opere commissionate dalla BBC e musiche per balletti. Per la maggior parte di questi lavori musicali, Stewart si è spesso avvalso dell’uso dei computer: “Sono diventato un computer freak, per me è una sorta di droga; da quando ho lasciato i Police ho subito iniziato a sperimentare con sampler, campionatori e altre diavolerie; Peter Gabriel mi aveva consigliato di acquistare delle macchine che mi sono costate una fortuna, praticamente degli investimenti, come comprare una casa, ma il risultato è stato fenomenale e ho imparato molto da quelle prime sperimentali attrezzature grandi come una stanza. Oggi ci sono i software che ti permettono di fare un disco praticamente nel tuo salotto”. Con questa attitudine Stewart ha abbandonato la batteria per svariati anni, ritornando però prepotentemente ad utilizzarla in occasione del progetto Oysterhead nel 2001, che lo ha visto al fianco di Trey Anastasio dei Phish e Les Claypool dei Primus. Stewart si è innamorato nuovamente dello strumento a lui tanto caro, e spinto dai nuovi compagni di viaggio, ha ripreso anche a fare concerti e a riassaporare il gusto del pubblico dimenticato dalle ultime apparizioni con gli Animal Logic (un progetto rock creato insieme a Stanley Clarke ma durato un paio di album e un tour nel 1988).
Anche Andy Summers non è stato con le mani in mano per tutti questi anni; dopo un album rock dove ricopriva anche il ruolo di cantante (XYZ 1986), si è dedicato alla lavorazione di dischi a cavallo tra fusion, rock e jazz, continuando nella ricerca sonora che lo aveva già contraddistinto all’interno dei Police. Album dopo album, Andy ha saputo evolvere il proprio stile, ha continuato ad esplorare il mondo della sei corde sia elettrica che acustica, ha suonato ovunque e collaborato con numerosi artisti del calibro di Victor Biglione (chitarrista sudamericano con cui ha più volte suonato in Brasile e Argentina), Robert Fripp, John Etheridge, Vinnie Colaiuta, Peter Erskine, Deborah Holland, giusto per nominarne alcuni. Alla fatidica domanda relativa ad una eventuale reunion dei Police nei vari anni, ha sempre risposto nella stessa maniera: “Ci siamo divertiti molto e abbiamo raggiunto tutto ciò che volevamo raggiungere. Se dovessero propormi di ritornare a suonare con Sting e Stewart lo farei volentieri, ma non muovo un dito per farlo succedere”.
A quanto pare più di un dito è stato mosso per rimettere in piedi una struttura che sembrava ormai far parte della storia della musica rock. È nel mese di novembre del 2006 che Andy Summers e Stewart Copeland ricevono la telefonata che gli propone di rimettere in piedi la band e di tornare a suonare come ai vecchi tempi. Stewart, di ritorno dall’Italia con le esperienze della Notte della Taranta e dei Gizmo (band formata in Italia insieme a Vittorio Cosma) non aspetta altro, non avendo oltretutto mai negato la sua voglia di ritornare a suonare con Sting e Andy in un nuovo capitolo dei Police.
L’occasione del trentennale della nascita della band è una delle principali motivazioni che ruotano intorno a una tra le più attese reunion di questi anni. La prima avvisaglia arriva da un articolo pubblicato on line sul Daily Mail il 31 dicembre 2006, ma articoli che parlano di una fatidica reunion e tour mondiale sono stati più volte annunciati e regolarmente smentiti dalla band. Le voci questa volta però sono insistenti, ci sono dettagli relativi a un incontro tra i tre musicisti per definire i vari progetti che vanno dalla pianificazione di un tour alla pubblicazione di nuovo materiale, dall’organizzazione delle session per le prove alla presentazione alla stampa. Sting afferma pubblicamente: “Se il giorno prima della mia decisione qualcuno mi avesse detto che avrei dato nuovamente il via a questa avventura gli avrei sicuramente dato del pazzo. In realtà un giorno mi sono svegliato e ho sentito chiaramente la voglia di ritornare sul palco con Stewart e Andy, così li ho avvisati e, increduli, hanno accettato”.
Malgrado questa sia la versione ufficiale data da Sting nel momento in cui la band ha presentato il progetto al Whiskey di Los Angeles il giorno successivo alla partecipazione come band di apertura ai Grammy Awards l’11 febbraio, si possono in realtà facilmente ipotizzare alcune motivazioni che possono aver spinto il leader della band a riaprire le porte a un progetto così ambizioso e pericoloso al tempo stesso.
Sting ha sempre voluto sfidare se stesso, e non esiste sfida più interessante e sorprendente di questa, come traspare da alcune sue dichiarazioni: “Ho voluto relegare il nome dei Police al passato, e in tutti questi anni ho cercato di lasciarmelo alle spalle; forse per timore, forse per evitare quel sentimento nostalgico, ho sempre cercato di evitare di affrontare il mio passato, importante e pesante come quello dei Police; è forse arrivato il momento di rialzare lo sguardo, di dialogare con quel passato, e l’unico modo per farlo, per riguardare in faccia a ciò che mi ha permesso poi di vivere la vita che faccio, è proprio rimettere in piedi la band e continuare un lavoro lasciato in sospeso più di venti anni fa”.
Dall’attitudine mostrata dai tre musicisti in effetti traspare chiaramente la voglia di riprendere da dove avevano lasciato ed effettivamente le dichiarazioni alla fine del tour di Synchronicity parlavano di una pausa più o meno lunga per mancanza di nuove idee, di nuovi stimoli. Stewart commenta: “Sinceramente non ho creduto molto a Sting quando mi ha chiamato per dirmi che voleva riprendere a suonare con i Police; solo dopo aver letto la scaletta dei brani che mi aveva mandato via mail ho iniziato seriamente a pensare che stava facendo sul serio”.
Sting ha più volte parlato di Stewart ed Andy nelle proprie interviste, considerandoli due tra i collaboratori più interessanti che abbia mai avuto, oltre a ricordare che l’amicizia con i due compagni di viaggio ai tempi dei Police è sempre rimasta ottima; perché quindi non considerare nuovamente la loro collaborazione per il prossimo passo artistico, per la nuova avventura (live o discografica che sia), per un nuovo capitolo nella propria vita artistica?
D’altronde non è certo un mistero che la carriera dei Police si sia sempre basata su composizioni firmate al 90% da Sting; probabilmente lo stimolo di lavorare a un nuovo album da solista non è sufficientemente forte, tenendo oltretutto conto che nuovi brani sono stati scritti e registrati da Sting al temine del Broken Music Tour del 2005, lavorati insieme ai musicisti che aveva in tour, tra cui il suo braccio destro Dominic Miller alla chitarra; i pezzi sono rimasti nel cassetto, e il progetto accantonato.
Un rientro in pista dei Police però è un operazione così eclatante che porta a una riflessione: il pubblico è maggiormente interessato ad ascoltare nuovo materiale o a vedere di nuovo la band su un palco a suonare i classici? La risposta non è difficile da individuare, e dopo ripetute riunioni alla A&M di Los Angeles con i membri della band, il progetto ha iniziato a prendere forma e a concretizzarsi in un tour di circa 80 date a partire dalla primavera del 2007. L’annuncio ufficiale arriva grazie all’esibizione per l’apertura della cerimonia dei Grammy Awards a Los Angeles; il brano scelto è Roxanne, sebbene la band abbia preso in considerazione più canzoni e discusso su quale scegliere. Andy asserisce che “abbiamo scelto Roxanne perché è stato il nostro cavallo di battaglia sin dai primi giorni, è stato il brano che ha fatto scattare la molla alla casa discografica e che ci ha permesso di pubblicare il nostro primo disco, ma non è stato facile decidere; ognuno di noi tre aveva un’idea differente su cosa proporre ai Grammy. Abbiamo pensato a brani meno noti, ad altri cavalli di battaglia… In realtà il fatto di essere sul palco di nuovo insieme è la vera sorpresa, non tanto il brano che proponiamo”.
È stata un’esecuzione impeccabile, grazie ad un paio di settimane di prove a Vancouver. L’apparizione ha lasciato il segno dal primo istante in cui la band ha messo i piedi sul palco, scandita da un annuncio ancora al buio: “Siamo i Police e siamo tornati!”. Nessuna promessa di nuovi brani, nessuna dichiarazione; solo musica, ed è solo questo ciò che interessa alla band; ritornare sul palco e presentare il proprio repertorio per il piacere di suonare di nuovo insieme, con la grinta e la determinazione che contraddistinse la band nei pochi anni di vita caratterizzati dalla pubblicazione di cinque album in studio.
Con l’apertura del tour a Vancouver, il 28 maggio 2007, preceduto da un periodo di tre settimane a casa di Sting in Italia a lavorare ai nuovi arrangiamenti, finalmente i fan e i media di tutto il mondo hanno potuto riassaporare il gusto di rivedere sul palco una tra le band più quotate in assoluto nel mondo del rock. Un concerto per circa 4mila persone è stato eseguito il giorno prima della data di apertura ufficiale del tour mondiale, una sorta di prova generale di fronte ad un pubblico fidato, quello degli iscritti al fan club ufficiale, e a una serie di amici e conoscenti del mondo della musica; tra il pubblico non è difficile incontrare Eddie Vedder e Dave Grohl, quest’ultimo di spalla alla data di Los Angeles con i suoi Foo Fighters.
Non c’è nessun brano nuovo dunque; la pressione derivante da un tour imponente non permette di concentrarsi su nuovo materiale, sebbene la possibilità di lavorare a nuove composizioni non viene scartata: “Non è detto che alla fine del tour ci mettiamo al lavoro e pubblichiamo un nuovo disco; tutto dipende da come va il tour, da come ci troviamo a lavorare insieme, dalla voglia che avremo di creare nuovo materiale; in realtà l’intenzione di fare qualcosa di nuovo è viva, staremo a vedere”.
È proprio questo il punto cruciale intorno al quale tutto il progetto sta girando. Sting, Andy Summers e Stewart Copeland hanno deciso di dare un taglio a quella pausa annunciata alla fine del tour di Synchronicity unendo le relative esperienze soliste, tra taranta, liuti, jazz, reggae, musica etnica e la continua voglia di commistioni stilistiche, la formula Police potrebbe quindi continuare il proprio percorso accantonato ben 23 anni fa, per proseguire chissà per quanto tempo ancora, un termine scandito non dal passare degli anni ma dalla sensazione di voler creare musica con interesse, curiosità e quel pizzico di incoscienza necessaria alla buona riuscita di un prodotto artistico che vuole essere sempre all’avanguardia.
Per il momento bisogna accontentarsi dei nuovi arrangiamenti dei classici del repertorio della band. Le modifiche sono avvenute solo per alcuni brani, ma fanno ben capire l’evoluzione dello stile e la crescita del sound: “Ci siamo resi conto che siamo cresciuti stilisticamente parlando; se una volta eravamo una buona rock band per teenager, ora siamo una buona rock band per un pubblico più adulto; siamo molto più saggi, sappiamo come trattare l’uno con l’altro senza dover ricorrere alle lotte per l’imposizione delle nostre idee, siamo molto più accomodanti l’uno con l’altro”.
Tonalità abbassate, finezze stilistiche e accorgimenti ritmici più sofisticati, introduzioni ex novo per quasi tutti i brani: sembrano quasi le prove generali per un nuovo lavoro discografico, o forse solo la voglia di sorprendere brano dopo brano, evitando di servire un piatto dal sapore già ben definito dal primo assaggio.
Questi sono i Police del 2007, e magari del 2008; il tour prosegue con date in Sud America prima di Natale e in Estremo Oriente nei primi mesi del prossimo anno e poi, come dice la band, si vedrà.
La discografia è già pronta con la ripubblicazione di singoli, live, box set, session acustiche, radio show. I progetti nascono e muoiono da un giorno all’altro a seconda di nuove idee che arrivano al management o a uno dei tre membri della band. È un cantiere aperto, quello che porta il nome dei Police. Come sostiene Stewart, “mi sto rendendo conto che la mia piccola band si è trasformata in una mega struttura, una di quelle grandi compagnie capaci di fare un sacco di soldi”.