C’è in giro tanta, troppa voglia di 2000. E così facendo corriamo un po’ tutti il rischio di non attribuire alcuna importanza a questo povero 1999, che appena iniziato già viene vissuto unicamente come un enorme countdown in attesa della fatidica svolta del nuovo millennio (espressione che, come altre simili, mi sta già facendo venire l’orticaria).
Sarebbe comunque un grave errore: sì perchè sono certo che il ’99 sarà un anno importante. Anche, o soprattutto, in campo musicale. E se voi siete tra quelli che, con saggezza, sanno guardare al passato per costruire un futuro migliore, vi suggerisco un caldo tuffo nell’ultima tendenza che sta letteralmente furoreggiando negli Usa.
Lo hanno chiamato ‘Neo-Swing’ ed è un trascinante mix di swing, ska, punk e rock.
Nato a San Francisco come movimento underground, sul finire degli anni ’80, è definitivamente esploso a livello di massa tra maggio e dicembre del ’98. E il ’99 potrebbe essere l’anno della consacrazione internazionale se è vero che gli ultimi album della Brian Setzer Orchestra (Dirty Boogie) e dei Cherry Poppin’ Daddies (Zoot Suit Riot) hanno largamente superato il milione di copie vendute.
Il cinema ha dato una bella mano al decollo di questo fenomeno: The Mask prima (con musiche della Royal Crown Revue) e soprattutto Swingers (il cult-movie presentato in anteprima al Festival di Venezia del ’96 e che vedeva la partecipazione di Big Bad Voodoo Daddy) hanno rapidamente fatto sbocciare i germogli della nuova passione. Anche se la ‘Swingmania’ ha cominciato davvero ad impazzare nel maggio dello scorso anno, nel periodo in cui GAP (una delle maggiori firme americane di abbigliamento casual) ha iniziato a trasmettere sui principali network televisivi la campagna pubblicitaria della nuova linea kakhi. Lo spot mostrava un gruppo di ragazzi che danzavano in modo scatenato sulle note di Jump Jive An’ Wail del leggendario Louis Prima. Il commercial della GAP ha avuto talmente successo che una volta terminata la prima fase della campagna è stato richiesto a furor di popolo.
D’altronde, chi di voi ha nelle orecchie lo swing degli anni ’30 e ’40 (quello per intenderci delle fantastiche big band di Glenn Miller, Count Basie, Duke Ellington o Benny Goodman) conosce l’impatto sensazionale di quella musica. E di tutto il suo fascinosissimo contorno: la danza, le auto e gli oggetti d’epoca, l’abbigliamento ricercato e studiatissimo. Alla musica aggiungete una ritmica più esasperata, una componente trasgressiva maggiore e un evidente aggiornamento dei suoni. Al resto, un’attitudine contemporanea. Il risultato è il Neo-Swing, inteso come genere musicale così come nuova moda e stile di vita con punti di riferimento precisi e codificati.
Tornano alla ribalta i mitici zoot suits, gli abiti maschili con giacche lunghe e pantaloni larghissimi, e altri accessori indispensabili come scarpe bicolori, cravatte sgargianti di taglio largo, bretelloni e lunghe catene per orologio. Sul versante femminile vanno a ruba gonne lunghe e svasate, mutande a calzoncino e conturbanti reggicalze.
Ma è soprattutto la febbre del ballo a contagiare l’America: quella che qualcuno ha definito “un’espressione perpendicolare a un desiderio orizzontale” diventa l’ideale compendio visivo e dinamico ad una musica trascinante e piena di sensualità.
La tribù degli swingers ha già coniato il suo linguaggio, lo swing speak dove cats and honeys (cioè i figaccioni che sanno davvero swingare e le loro attraenti compagne) si infilano i gladrags (gli abiti swing) e si calcano i lids (i cappelli Fedora a tese larghe) per distinguersi dai charlies (i ragazzi comuni che non sanno ballare) o dai bunters (i rockettari che non sanno andare a tempo).
Il nichilismo della Generazione X e la depressiva disperazione del grunge, già parzialmente spazzati dalla hippy happy generation che alla musica di Nirvana e Pearl Jam ha cominciato a preferire quella di Dave Matthews, Blues Traveler e delle altre jam bands, riceve il colpo letale da una musica coinvolgente e spensierata che ha come eroi band dai nomi improbabili e fantasiosi: Squirrel Nut Zippers, Big Bad Voodoo Daddy, Royal Crown Revue, Cherry Poppin’ Daddies, Amazing Crowns. E che sostituisce la birra con coloratissimi cocktail e il classico localaccio da rock alternativo con eleganti lounge o raffinati ballrooms.
E San Francisco non è più l’unico riferimento geografico: da lì vengono pur sempre i ‘padri spirituali’ del Neo-Swing, i tostissimi Royal Crown Revue. Ma gli Squirrel Nut Zippers (che insieme a Tony Bennett hanno recentemente sbancato il Radio City Music Hall) sono della North Carolina (Efland), gli Amazing Crowns di Providence, Rhode Island, Cherry Poppin’ Daddies (trionfatori del festival H.O.R.D.E della scorsa estate) di Eugene, Oregon e i Big Bad Voodoo Daddy da Hollywood, California.
Tra la città degli angeli e New York flottano Brian Setzer e la sua Orchestra, forse il gruppo più interessante del lotto. Lui (qualcuno lo ricorderà) è stato per anni il leader degli Stray Cats, scintillante trio di rockabilly, e da tempo covava il sogno di dar vita ad una big band poderosa. Risultato centrato in pieno perché la sua proposta attuale (giunta al terzo album) è davvero sensazionale. E seppur Brian (così come altri neo-swingers) continui a negare che il tutto sia un’operazione di pura nostalgia e che non è detto che il suo repertorio rimarrà esclusivamente legato allo swing, nell’ultimo lavoro ha inserito una cover di Jump Jive An’ Wail di Louis Prima, sì, proprio lo stesso pezzo del fortunato spot di GAP. Una coincidenza?
E intanto in Italia c’è già chi si sta preparando allo sbarco di questa nuova ondata di swing, contando anche sul fatto che outsider come l’inglese Ray Gelato (durante e dopo l’esperienza con gli Chevalier Bros.) hanno ottenuto un discreto riscontro.
A Milano, in viale Monza, 140 (già, proprio sopra lo Zelig) è attivo da qualche tempo il Jumpin’ Jazz Ballroom (Tel. 02/89407043), con musica dal vivo e swing dance à go go. Allora… are you ready to dance and party?