Sono proprio contento. Anche se si è trattato di una vittoria in qualche modo annunciata, la clamorosa affermazione di Carlos Santana e del suo Supernatural ai Grammy Awards (ben 9 ‘grammofonini’, eguagliato il record del 1983 di Thriller di Michael Jackson!!!) ha fatto davvero piacere. Tanto che mi viene in mente un suggerimento da dare ai futuri candidati alla Presidenza degli Usa, in particolare a quel ciula di Al Gore.
Vuol vincere le elezioni? Nomini Santana vice-Presidente.
A parte il fatto che in questo modo tutti farebbero finta di dimenticarsi che è sposato con quella rompicoglioni di Tipper (la bacchettona amica di Hillary che ha imposto gli sticker di ‘avvertimento’ sui dischi di rock e rap), in un colpo solo si ritroverebbe una fenomenale sigla per la campagna elettorale (Smooth, l’accattivante duetto con Rob Thomas) più i voti assicurati di tutti i latini d’America, degli ex-hippies e dei nuovi figli dei fiori. Per non parlare delle probabili simpatie dei bianchi compresi tra i 25 e i 40 anni. Chi infatti non vuole bene a Santana, specie oggi che è uno degli uomini più popolari d’America? E poi lui che, insieme a Clinton, se la tira da vero esperto di musica, cosa ne direbbe di uno slogan firmato “Al Gore featuring Carlos Santana”?
Scherzi a parte, il successo del musicista messicano mi rende particolarmente felice.
Non solo perché premia un artista fantastico e un chitarrista sublime (da annoverare senza dubbio tra i più grandi di tutti i tempi); o perché giunge a coronamento di una carriera favolosa nel corso della quale solamente un’altra volta (esattamente 30 anni fa, ai tempi del leggendario album Abraxas) il suo nome era finito in vetta alle classifiche di vendita.
Ma soprattutto perché, una volta tanto, premia chi veramente se lo merita, rende giustizia anche in termini quantitativi alla qualità della proposta, se ne frega della carta di identità o del look. Oggi Supernatural ha venduto in totale oltre dieci milioni di copie. Addirittura 250.000 in Italia, risultato che ha veramente dell’incredibile se pensiamo che il disco e l’artista stesso vanno contro tutte le logiche dell’odierna discografia.
Santana (ma già altri prima di lui e speriamo altri ancora nel futuro…) ha spazzato via questi schemi, se n’è fregato delle regole. Perché è bravo, anzi bravissimo, ma anche perché ha fatto un gran bel disco. E così, esattamente come accaduto, ad esempio, nel 1989 con Bonnie Raitt per Nick Of Time o nel 1992 con Clapton per Unplugged, sono giunti puntualmente i riconoscimenti di pubblico, critica e industria musicale.
In alcuni casi, vedi quello della Raitt, queste gratificazioni sono magari arrivate con vent’anni di ritardo. Dettaglio secondario: l’importante è che i talenti superiori siano riconosciuti anche se stanno giocando i ‘tempi supplementari’ (espressione mutuata dallo sport ma che trovo efficace e che ho preso a prestito da un amico cantautore). Lo stesso amico mi diceva (stupito) che i compagni di classe di sua figlia (quinta liceo) sono fan di Santana. Altro motivo per essere contenti: Supernatural è piaciuto ai giovani perché ci sono tanti duetti con musicisti che, dal punto di vista anagrafico, potrebbero essere i figli di Santana. Ma non solo per quello. Eppure la musica è il ‘Santana classico’ che magari loro non conoscevano ma che conferma il fatto che un’opera d’arte quando è tale resiste all’usura del tempo.
Non a caso, mentre sto scrivendo questo pezzo sto ascoltando in cuffia Abraxas (1970) disco-capolavoro con grandi hit tipo Black Magic Woman, Oye Come Va o Samba Pa Ti. Ma anche con pezzi fantastici come Incident At Neshabur, Se A Cabo, Hope You’re Feeling Better. Ebbene, quello stile originalissimo che mescolava il blues con i ritmi afro-cubani, il rock con le sonorità latine Santana lo mantiene scintillante ed efficacissimo oggi come allora. Così come inalterato è il suo feeling strabordante, il suo gusto estetico e soprattutto la sua sensuale sei corde dall’inconfondibile timbro caldo e gommoso.
Credo si percepiscano anche la sua profonda spiritualità (pur se contenuta rispetto ai primi anni 70 quando, insieme all’amico John McLaughlin, si era fatto friggere il cervello da un paio di guru indiani) nonchè la sensibilità e la dolcezza di carattere. Qualità queste che da sempre lo rendono personaggio amato e coccolato.
Ma se in America, e in California in particolare, la sua stella pur non ottenendo gli imprevedibili risultati odierni non si era mai offuscata (andate, ad esempio, a controllare nei negozi di Haight-Ashbury a San Francisco dove dopo Grateful Dead, Hendrix e Jim Morrison il volto di Carlos è il più immortalato su poster e t-shirt) in Italia il successo di Santana è stato imprevisto e imprevedibile ma pure confortante e tutto sommato induce all’ottimismo. Un po’ come avvenuto con gli Avion Travel a Sanremo. Magari non cambierà i destini del rock ma chi se ne frega. Intanto è una bella soddisfazione per loro, per chi sostiene la buona musica, per chi crede alla qualità delle cose. Alla faccia di quelli che pur di ’fare i giovani’ ascoltano l’inascoltabile o di quelli che uno è un mito solo se non vende un cazzo.