È uno degli uomini più famosi d’America, sicuramente il più popolare tra i presentatori tv. Da qualche tempo lo potete vedere tutte le sere anche sugli schermi televisivi italiani (per la precisione su RaiSat Show, sempre che abbiate una parabola e il decoder satellitare D+).
Con il suo Late Night Show David Letterman da Indianapolis (è li che è nato e che ha esordito presentando il meteo su una tv locale) ha raccolto l’eredità del grande Johnny Carson, l’inventore del talk show televisivo. Al leggendario Johnny (che, tra l’altro, fu il primo a lanciare Letterman ospitandolo diverse volte nel suo Tonight Show alla fine degli anni 70) ha ‘rubato’ proprio tutto: la postazione con la scrivania, la finta finestra da cui si intravede il finto skyline di New York, il microfonone vintage (fintissimo), la tazzotta di caffè (vero… e decaffeinato!!). Ne ricalca pure lo stile, un misto di finta eleganza (doppiopetto presidenziale) e vera ‘truzzaggine’ (calzino bianco). Idem dicasi per le stronzissime gag raccontate per altro in modo formidabile. Ma soprattutto ne perpetua il successo: tutte le sere, dal lunedì al venerdì, 52 milioni di americani hanno la TV accesa su ‘David il terribile’, di gran lunga il più seguito e il più amato degli ‘show della notte’. Che sono tutti uguali a Letterman e cioè precisi a Johnny Carson. Tutti con la scrivania, la finestra finta, il microfonone fintissimo, la tazzotta di caffè vero. E tutti con le stronzissime battute sulla Monica Lewinsky o l’O.J. Simpson di turno. Da Jay Leno a Conan O’Brien sino alla rising star Rosie O’Donnell.
L’unico che aveva provato a distinguersi era il nero Arsenio Hall, una superstar della Fox dal 1988 al 1992, l’anno del ritiro di Johnny Carson e della conseguente lotta alla sua successione vinta a sorpresa da Jay Leno. Letterman infatti, dopo essersi fatto pagare 14 milioni di dollari (una trentina di miliardi) di buonuscita dalla NBC decise di firmare un megacontratto con la CBS di cui è attualmente il personaggio di punta.
Ma torniamo ad Arsenio. Nero, altissimo, elegante, colto e brillante, Mr. Hall trasmetteva da un teatro di Los Angeles (mentre la maggior parte degli altri show della notte si registrano a Manhattan), aveva un salottino dove gli ospiti arrivavano a colloquiare e si fermavano sino alla fine dello spettacolo: niente scrivania, né finestra, tazza o minchiate varie.
Le star musicali avevano un loro palco separato (già, dimenticavo di dire che Letterman e gli altri show notturni hanno nello studio un’orchestra fissa formata da musicisti di grido). Tra gli ospiti di Arsenio il fior fiore della cultura afroamericana: da Jesse Jackson a Mohammed Ali, da Magic Johnson a Spike Lee, da Tina Turner a Eddie Murphy, tutti abbracciavano Arsenio da veri ‘fratelli’. La guerra dei talk show (nel ’92 il passaggio di Letterman alla CBS e la conseguente messa in onda del suo programma alle 23.30 proprio contro il Tonight Show di Jay Leno ha costretto gli altri spettacoli ad una programmazione ancora più tarda facendo slittare il californiano Hall dopo l’una di notte) e un’intervista un po’ troppo calorosa a Louis Farrakhan il leader radicale dei musulmani neri (quelli di Malcolm X) hanno provocato il tracollo: show cancellato, goodbye Arsenio. Dopo un fallito tentativo di come back, nel ’97 con una sit-com, di lui si sono perse le tracce. Peccato: era il migliore.
Ma purtroppo nella tv americana la competizione è durissima. Ai Late Night Show la guerra si combatte a colpi di ospiti (se vai da uno è difficile che poi ti pigli anche un altro) e di scoop veri o presunti: mai riguarda l’impianto del programma. Eppure, quasi tutti hanno un successo straordinario e rastrellano (oltre ai micidiali ratings televisivi) centinaia di milioni di dollari in pubblicità: in particolare Letterman (il più visto) che ha un target di spettatori tra i 19 e i 49 anni, cioè quelli per i quali i pubblicitari sbavano.
Divi del cinema, personaggi della politica e della cultura, rockstar leggendarie fanno la fila per es-sere invitati.
Anche cor-rendo il ri-schio che, ad esempio, il pestifero Dave li prenda in giro (come fatto con Madonna, che poi non gliele ha mandate a dire), li faccia piangere (come successo con Nastassia Kinsky), li accusi di essere noiosi (Sharon Stone) o sia pesantemente maleducato (come con Cher, che per altro gli ha dato dello stronzo in diretta).
Nel corso degli anni, il Late Show (che si registra allo Ed Sullivan Theater di Broadway, lo stesso che ospitò la mitica performance dei Beatles nel 1964) è leggermente cambiato: oggi è sempre più ‘Davecentrico’ con meno ospiti (ma sempre di grande prestigio) e un guest musicale a puntata che quasi mai viene però intervistato (anche perché, qualcuno sussurra, il Lou Reed della situazione il Letterman lo manderebbe a cagare…). Nonostante ciò, il Live on Letterman è uno dei momenti più attesi dagli appassionati perché, nella stragrande maggioranza dei casi, quei quattro/cinque minuti di performance valgono da soli tutto il programma. Non ci credete? Cito, per la cronaca, solo alcuni degli ospiti di aprile: Patti Smith, Lou Reed, Mavericks, Tori Amos, Trisha Yearwood, Joni Mitchell, Pearl Jam. Mica male, no?
Un paio d’anni fa è addirittura uscito un bellissimo cd (intitolato per l’appunto Live On Letterman: Music From The Late Show) con alcune chicche tratte dal live del programma: Jerry Garcia & David Grisman, Van Morrison & Sinéad O’Connor con The Chieftains, Elvis Costello & Burt Bacharach, Lyle Lovett con Al Green più R.E.M., Dave Matthews Band, Sheryl Crow, Patti Smith, Lenny Kravitz. Credo che solo il Saturday Night Live possa competere come qualità degli ospiti e spettacolarità delle performance musicali con lo show di Letterman.
Il quale, a 53 anni (compiuti il 12 aprile) con 5 bypass cardiaci e due mogli alle spalle continua imperterrito a insultare il futuro presidente degli Stati Uniti, a sfidare Hillary e a prendere per il culo gli uomini più famosi d’America. Ma anche a presentare con l’entusiasmo di un ragazzino il nuovo cd della rockstar del momento o della leggenda del passato.
Roba da far invidia persino a un ex-ciccione che al posto di Paul Shaeffer c’ha un simpatico capellone di Pavia con la sua orchestra di stonati e che (quando gli va di culo) presenta la Oxa in playback invece che Aretha dal vivo.