Ormai Keb’ Mo’ è una certezza, una figura di riferimento importante sia per lo sviluppo del blues che per la sua riproposizione più classica. Giunto alla sua quarta fatica dà garanzie sia sul versante compositivo che su quello espressivo. Il nuovo The Door consiste in undici brani, quasi completamente di sua produzione, se si eccettua It Hurts Me Too, che porta la firma illustre di Elmore James, e The Beginning, scritta insieme a Bobby McFerrin. Il classico stile sincopato con cui si accompagna è diventato un marchio di fabbrica che si riconosce subito sia quando proviene dalla chitarra acustica che da quella elettrica. Keb Mo’ quando si esibisce nel classico country blues è semplicemente straordinario: pezzi come Mommy Can I Come Home, Anyway e Loola Loo, in cui sembra una specie di reincarnazione del suo grande maestro Mississippi John Hurt, sono piccoli gioielli che dimostrano quanto la semplicità sia una dote esemplare. La title-track è invece qualcosa di strettamente personale che Mo’ si è saputo ritagliare in un panorama in cui si pensava si fosse già detto tutto; la sua voce calda, a cui la linea melodica, sostenuta da basso e armonica fa da cornice, dipinge un quadretto godibile dalle tinte pastello, mentre I Don’t Know, presenta reminiscenze countrieggianti che la avvicinano maggiormente al repertorio bianco del Piedmont. Sul versante elettrico Keb’ Mo’ non è da meno, It Hurts Me Too viene rivisitata in modo elegante, stemperando la frenesia originale della chitarra che viene qui ricondotta a un classico Delta blues elettrificato; Stand Up e Gimme What You Got risentono invece di molteplici influenze che vanno dal rhythm’n’blues al jazz. Da segnalare poi la splendida ballata Come On Back e The Beginning, un altro pezzo emozionale a cui, come si diceva, ha contribuito Bobby McFerrin.
Voto: 8
Perché: è una conferma in tutto e per tutto. Keb’ Mo’ è oggi uno dei musicisti blues più significativi della nuova generazione.
