24/05/2007

Nick Cave And The Bad Seeds, special guests Elvis Costello, Laurie Anderson & Steve Nieve

Londra, Meltdown Festival, Royal Festival Hall, 7 maggio 2001

Quella che state leggendo non è la recensione di un concerto ma il richiamo di una magia. Il protagonista principale è Nick Cave. Chi si aspetta di vederlo suonare col suo storico gruppo, The Bad Seeds, prospettiva già di per sé emozionante, non immagina che a raggiungerlo in preziosi duetti vi sia Elvis Costello (con Steve Nieve al pianoforte), mentre Laurie Anderson, che con energia strofina l’archetto del suo magico violino, sembra un folletto spuntato fuori dall’ombra. Del resto, era logico aspettarsi un evento inaspettato, incredibile e, a tratti, eccitante.

Nick Cave contorce il corpo lunghissimo insieme all’asta del microfono; il suo viso espressivo segue il canto, talvolta consistente in scarni recitativi. I Bad Seeds lo seguono posizionati in semicerchio nel buio. Al fianco di Cave vi sono le piccole sagome di Costello con chitarra acustica da un lato e della Anderson, i cui capelli ritti e arancioni donano, insieme agli elementi sonori del suo violino elettrico, l’unica nota colorata del concerto. Verrebbe spontaneo, a tratti, il chiedersi se non sia una moderna concezione shakespeariana quell’eccentrica perfor-mance che si sta svolgendo tra il silenzio assoluto del pubblico.

Le liriche recitate a memoria da Cave, prese dai numerosi libri di cui è egli stesso autore, sono intermezzi densi di humour nero e sangue tra l’una e l’altra canzone del suo classico repertorio (molte dal suo penultimo album The Boatman’s Call) e tutte quelle – nessuna esclusa – incluse in No More Shall We Part. Cave si racconta con voce gracchiante e sommessa, quasi fosse un incrocio tra un Re dannato risorto e il fantasma di un giullare triste, condannato perennemente a narrare dell’amarezza in musica. Così le sue gotiche note rinchiudono vita, morte e religiosità e la sua voce si reincarna, improvvisamente, in acuti di compassione che si elevano lungo le fila dei palchi fino a raggiungere il soffitto a mezzaluna, come a ricordarci che fuori piove ma il nostro sentirci riparati e al coperto è solo un’illusione temporanea poiché solo soffermandoci sugli umani significati del dolore potremo salvare le nostre anime.

Unico brano “extra Cave” interpretato sul finale dai tre è un’incredibile versione di I Want You, brano firmato da Costello, che in questa occasione lo interpretaaccompagnato dai lamenti vocali di Cave e dai suoni fattisi via via diabolici del violino virtuoso della Anderson.

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