18/05/2007

Robert Johnson

The Complete Recordings (Columbia, 1990)

Per anni non si è neppure saputo che faccia  avesse, da dove venisse e quando fosse nato. Non una traccia di  immagine che ne giustificasse la fama e la sua incredibile vita, un’esistenza  al limite della leggenda che lascia trasparire solo pochi e  incredibili cenni biografici, quasi sempre avvolti da una nuvola di  mito. Per costruire finalmente un quadro plausibile della vita e dell’opera  di Robert Johnson c’è voluta la maniacale ricerca di personaggi  come Alan Lomax, John Hammond e soprattutto Mack McCormick che, da  oltre vent’anni, ha pronto, senza avere il coraggio di pubblicarlo,  un libro definitivo sul grande bluesman, Biography Of A Phantom. Le  notizie arrivano da interviste con centinaia di persone che dicono di  averlo in qualche modo incrociato, ma soprattutto da alcuni bluesmen  che l’hanno certamente frequentato, in particolare Johnny Shines,  che l’ha accompagnato da ragazzo nelle sue peregrinazioni in cerca  di un posto dove suonare, da Robert Lockwood Jr., figlio della donna  con cui Johnson ebbe una lunga relazione, e da Son House, il suo  maestro riconosciuto.

Dal punto di vista strettamente musicale l’intera  opera di Robert Johnson è racchiusa in ventinove pezzi, frutto di due  sedute avvenute rispettivamente in una camera di albergo di San  Antonio nel novembre del ‘36 e in un magazzino di Dallas, Texas, nel  giugno del ’37.

Dall’assemblaggio di queste registrazioni  sono nati due storici lp, per molto tempo materiale rarissimo, disponibile solo di importazione e solo successivamente reperibile con  relativa facilità anche qui da noi. Il primo, The King Of Delta Blues  Singers con sedici pezzi, il secondo, The King Of Delta Blues Vol II, provvisto di altrettanti brani (contiene le già pubblicate  Kindhearted Woman, Preaching Blues e Rambling On My Mind). Le  pubblicazioni, non particolarmente attente all’aspetto cronologico,  presentano blues sparsi appartenenti ad entrambe le sedute. Bisognerà  attendere il 1990 per avere a disposizione un cofanetto di due cd che  presenti in rigoroso ordine temporale tutto il materiale, con l’aggiunta, addirittura, di una dozzina di outtake (tutte quelle che si sono  salvate), The Complete Recordings, appunto.

Spiegare come Johnson sia arrivato a  registrare i suoi primi pezzi significa scremare molte delle fantasie che si sono aggiunte alla verità nel corso del tempo e dare credito a  quanto Peter Guralnick racconta nel suo celebre libro dedicato a  Robert Johnson. Sembra infatti che un certo H.C. Speir, che possedeva  un negozio di musica a Jackson, fosse in contatto con alcune etichette  di «race records» in cerca di nuovi talenti e che, per conto  proprio, si fosse preso la briga di effettuare delle audizioni da  passare su acetato in caso di buon successo. Grazie a lui personaggi  come Charley Patton, Son House, Skip James e altri ancora avevano già  avuto la possibilità di incidere dischi, così quando arrivò Robert  Johnson, in un imprecisato giorno del 1936, sembra che la baracca di  Speir fosse la meta più ambita dei musicisti del Delta.

Al tempo Robert aveva probabilmente  venticinque anni (si dice sia nato l’8 maggio 1911), una consolidata  esperienza e soprattutto un proprio repertorio di buona fattura. Il  provino andò bene e Speir presentò Johnson a Ernie Oertle, talent–scout  della ARC che lo portò a San Antonio verso la fine di novembre. Le  prime registrazioni si tennero il lunedì 23 all’Hotel Gunter e  fruttarono otto side tra cui le celeberrime Sweet Home Chicago,  Rambling On My Mind e Come On In My Kitchen, tutte incise in doppia  versione per evitare eventuale perdita di materiale. Nei successivi 26  e 27 novembre furono complessivamente messi su nastro altri otto blues  (tra cui Cross Road Blues e Preaching Blues), suonati da Robert, come  dice la leggenda, con le spalle ai tecnici perché non potessero  copiargli lo stile chitarristico. Don Low, il responsabile artistico  di quella session, venticinque anni dopo avrebbe ricordato Robert  Johnson come una persona timida e un po’ sprovveduta a cui dovette  pagare la cauzione per farlo uscire di prigione, dopo che, in un  intervallo della registrazione, era stato arrestato per vagabondaggio  e soprattutto provvedere alla famosa richiesta telefonica in cui  Robert gli comunicò di avere in tasca solo quarantanove cent e una  signorina a fianco che ne voleva almeno cinquanta. Dei sedici pezzi  incisi in quella session tre non videro la luce fino alla  pubblicazione degli album per la Columbia. Il risultato di quella  prima registrazione fu straordinario anche se furono usati mezzi  tecnici molto modesti: un solo microfono e dei pesanti tendoni per  supplire a un’acustica per niente adeguata. In essa figurano già alcuni autentici capolavori, sottolineati da un superbo modo di  suonare la chitarra e interpretare i testi, pezzi destinati a  diventare dei classici non solo del blues, visto il successo che  avrebbero ottenuto nelle versioni rock di gruppi come Cream e Rolling  Stones. Il pezzo che ebbe più successo in quegli anni fu probabilmente Terraplane Blues, un disco che vendette qualcosa come  5mila copie del quale i Led Zeppelin avrebbero utilizzato la tanto  discussa frase «Spremi pure il mio limone finché il succo non mi colerà dalle gambe», ma anche Kindhearted Woman, che proveniva dal  repertorio del pianista Leroy Carr, Sweet Home Chicago, elaborata dal  pezzo di Kokomo Arnold Old Original Kokomo Blues e I’ll Dust My  Broom destinata a codificare uno dei riff più famosi del blues di  Chicago, hanno contribuito a creare un riferimento importante. Quei  dischi finirono nei juke-box di tutti i juke joint del Delta e Johnson divenne presto uno dei bluesmen più acclamati della zona. Il buon  successo commerciale convinse inoltre Don Low a richiamarlo l’anno  successivo per una nuova session, questa volta da effettuarsi a  Dallas. Tra il 19 e il 20 giugno del ’37, chiuso in un magazzino  della zona centrale della città, con le finestre chiuse per attutire  i rumori del traffico e un ventilatore puntato in faccia per reggere  alla torrida calura, Robert Johnson sforna altri tredici pezzi, tra i  quali troviamo grandi picchi di ispirazione, ma anche le cose meno originali, come Drunken Hearted Man e Malted Milk eseguite  smaccatamente nello stile di Lonnie Johnson, bluesman allora al  massimo del fulgore. Molti di questi pezzi, come Love In Vain, Me And  The Devil Blues, Traveling Riverside Blues, Hellhound On My Trail e  Stones In My Passway sono tuttavia destinati alla storia. I temi  trattati sono quelli classici del blues: l’abbandono, la  superstizione e il sesso, generalmente espresso con un formidabile  doppio senso di cui Johnson si dimostra fin da subito maestro.

La storia discografica di Robert Johnson  finisce proprio a Dallas: infatti a poco più di anno dall’ultima session, mentre si trova a suonare nei pressi di Greenwood, viene  avvelenato da un marito geloso o per lo meno questa è la versione  più accreditata della sua morte, avvenuta a soli ventisette anni. Con appena ventinove brani Robert Johnson pone le basi per lo sviluppo del  blues di Chicago e per assurgere a mito riconosciuto e saccheggiato  dai posteri

DISCHI DELLA  MEDESIMA VENA ARTISTICA

Robert  Lockwood Jr. / Hate To See You Go 1950–1960 (Chess, 1970)
Impara il blues direttamente da Robert Johnson e diventa col passare  del tempo uno dei bluesmen più completi sia per la tecnica  chitarristica, che per l’impostazione vocale. Ha suonato con i più  grandi artisti della scena di Chicago.

Johnny Shines / Standing At  The Crossroads (Testament, 1970)
Ha accompagnato da ragazzino Robert Johnson durante i suoi  vagabondaggi, apprendendo molto della sua tecnica. Ottimo chitarrista  sia acustico che elettrico si è poi spostato dal Sud verso Chicago  creando una propria band dall’impatto duro e profondo.

Honeyboy Edwards / Walking  Blues (Flyright, 1979)
Pur avendo suonato parecchio a Chicago, il suo stile rimane  fortemente legato agli stilemi del blues del Delta dove è vissuto fino  ai primi anni Cinquanta. Buona parte delle sue registrazioni risalgono  al primo periodo della carriera.

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