Gli organizzatori di concerti paiono aver perso il senso della misura. Lo si capisce dal fatto che questo attesissimo concerto degli A Perfect Circle sia stato spostato al C-Side, locale nobilissimo ma non proprio adatto ad ospitare i fan di almeno tre band di nota: Hole, Smashing Pumpkins e Tool. Questa sera è una serata memorabile proprio per la comparsata di talenti e lo si vede dalla varietà della fauna accorsa, per lo più accalcata o spiccicata contro al muro. Inizia la bella Melissa, annunciata da bucolici cori svizzeri alla Heidi ripetenti: “Auf Der Maur, Auf Der Maur!”. Che la ex Hole abbia speso gli ultimi anni alla ricerca delle radici elvetiche perdute l’avevamo capito dalla precedente intervista, ma la festosità paesana della canzoncina oggi stona con la sua minigonna di pelle e il tentativo di riproporre il suono vigoroso degli amati Queens Of The Stone Age (non quello dei cori alpini). La band che sostiene la sua vocina gradevole ma piuttosto monocorde fa del proprio meglio per imitare i vari Josh Homme, Brandt Bjork, Nick Oliveri e Mark Lanegan apparsi sul disco e il risultato è discreto: se nell’album la femminilità pastello della Auf Der Maur strideva con la possenza musicale degli altri, qui l’impressione è quella di una maggiore omogeneità. Le varie Followed The Waves, Taste You e Would If I Could non hanno la complessità della band di Corgan, né la sguaiatezza di quella della Love, né la forza dei Queens, ma sono una buona cornice rumorosa per la bella presenza scenica di Melissa. Ammettetelo fan in prima fila: vi ricordate di più le canzoni o le sue lunghe ed affusolate gambe?
Boccheggiando, si aspettano al varco gli A Perfect Circle il cui impatto non si fa desiderare: Maynard James Keenan appare con una parrucca in testa in un gioco di ombre cinesi e per tutto il concerto i fantasmi dei Tool giocheranno a rimpiattino con le escursioni colte della nuova band. I chiaroscuri sono perfetti per Vanishing, Pet e The Nurse Who Loved Me, ma gli A Perfect Circle appaiono più efficaci quando invece di ipnotizzare evocando gli spiriti di Thirteen Step colpiscono alla pancia con i vecchi brani rock. Splendida invece è stata The Outsider, che ha fatto capire ai presenti paonazzi e senza ossigeno che la matematica non è un’opinione e che l’addizione di fuoriclasse del rock può dare origine a un gruppo superdotato, se non altro nella capacità di trascinare il pubblico in un viaggio fatto di suggestioni e splendidi intarsi sonori.