15/05/2007

Holly Williams

The Ones We Never Knew – Universal South

Hank Williams è morto troppo giovane per immaginare che il sangue del suo sangue sarebbe stato ‘contaminato’ con il gene della musica per le generazioni future. Suo figlio Hank Williams Jr. era solo un bebé quando lui moriva sul sedile posteriore di una Cadillac e i nipotini, ovviamente, erano solo un’idea a venire.

Se Hank Jr., protagonista di un southern rock un po’ a grana grossa ha spesso fallito il bersaglio, l’autore di Your Cheatin’ Heart e altri brani leggendari sta forse finalmente sorridendo, là dove si trova, grazie alle nuove leve della famiglia. Hank III ha infatti dato discreta prova di sé con un sanguigno cow-punk, anche se di lui è da qualche tempo che non si hanno più notizie. È con Holly, però (sorellastra di Hank III), fascinosa ragazzona bionda che è stata a lungo indecisa se fare la modella o la cantautrice, che il cerchio sembra finalmente chiudersi con soddisfazione. Le passerelle della moda avranno perso qualcuno, ma la musica ha guadagnato una delle più intense e interessanti cantautrici emerse negli ultimi anni.

A differenza del nonno, del papà e del fratellastro, però, niente country, in questo disco. L’approccio musicale di Holly è cantautorato puro, nella miglior tradizione del genere, con qualche concessione alla East Coast e a quel gruppo di cantautrici un po’ intellettuali e molto introspettive come Janis Ian, Suzanne Vega, la prima Mary Chapin Carpenter e in tempi più recenti Dar Williams e Catie Curtis. Per citare uno dei brani più belli di questo cd, Velvet Sounds, e per non perdere il ‘sano’ vizio di etichettare chiunque faccia musica, potremmo dire che Holly Williams possiede un “suono vellutato”.

In questo senso ecco la capacità di aprirsi a un pop intelligente e mai sopra le righe, come nella splendida Everybody’s Waiting For A Change, dove la Williams mette in mostra tutte le sue ottime doti vocali, e nello strepitoso refrain della già citata (e struggente) Velvet Sounds. Gli arrangiamenti sono sempre molto minimali, giocati tra un pianoforte in evidenza, molti strumenti acustici a corda (con la presenza in alcune tracce del bravissimo multistrumentista Larry Campbell, dalla live band di Bob Dylan, del cui gruppo fanno capolino anche il drummer George Recile e l’ex John Jackson) e ogni tanto un soffuso accompagnamento d’archi.

Un po’ di varietà in più avrebbe giovato, forse, nella fruizione di un disco il cui unico difetto sta nel suonare un po’ troppo simile a se stesso ma – che diamine – è un disco d’esordio e neanche Joni Mitchell aveva fatto centro pieno con il suo primo lavoro…

Sono piuttosto brani di vibrante intensità come All As It Sounds (che al Leonard Cohen di trent’anni fa non sarebbe dispiaciuto incidere) e Between Your Lines che certificano un talento superiore alla norma e che ci danno la (quasi) sicura certezza di un futuro radioso.

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Voto: 8
Perché: bellissima voce dai chiaroscuri intensi, Holly Williams è autrice di un pop leggermente virato al folk che si pone come uno dei debutti migliori del 2004.

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