22/06/2022

Rolling Stones – La recensione del concerto allo Stadio San Siro di Milano

La recensione del concerto dei Rolling Stones allo Stadio San Siro di Milano. È questo il tour dei 60 anni di carriera per la band ed è anche il primo senza Charlie Watts, doverosamente ricordato all’inizio del live

È stata la decima volta dei Rolling Stones in Italia, la quinta a Milano, la terza a San Siro. La prima senza Charlie Watts… Il compianto batterista della “più grande band di rock and roll del mondo” è stato onorato subito in apertura quando, sui tre maxi schermi incorporati nel gigantesco palcoscenico sono passate tante sue belle immagini, dagli anni ’60 a oggi. Poi, dopo il classico annuncio di sempre: “Ladies and gentlemen, the Rolling Stones” è partita una Street Fighting Man che ha fatto subito capire lo stato di forma dei ragazzi.

Cinque anni dopo il concerto di fronte alle mura antiche di Lucca, gli Stones sono sembrati più tonici che mai. Anche Keith Richards (che in Toscana era sembrato in visibile défaillance fisica e musicale) ha mostrato i muscoli nonostante una papalina gialla e l’andatura ciondolante lo facessero apparire come un nonnetto che si stava esibendo di fronte a qualche coetaneo in una casa di riposo. Ma appena la sua Telecaster scaricava riff e note a ripetizione, nessuno faceva più caso al suo look improbabile. Anche perché, grazie all’apporto di un formidabile Ronnie Wood, le chitarre della band (da sempre architrave imprescindibile del sound stonesiano) si ergevano sopra tutto e sopra tutti. Seppure la scaletta non abbia riservato sorprese particolari, alcuni immancabili classici come Wild Horses, Tumbling Dice o Honky Tonk Women (quest’ultima che profumava di New Orleans grazie anche al talento pianistico di Chuck Leavell) sono riusciti a emozionare sin dall’attacco. E se Jagger ha concesso molto allo spettacolo coinvolgendo il pubblico in Out of Time, Miss You e in una strepitosa You Can’t Always Get What You Want (impreziosita da un magnifico solo di Ronnie) la band ha incantato tutte le volte che il blues tornava a emergere. Il duetto semiacustico in You Got The Silver tra Wood e Richards è stato uno dei momenti musicalmente più intriganti. Così come la raffica finale con 5 brani monstre (Midnight Rambler, favolosa, Start Me Up, Paint It Black, Sympathy for The Devil, Jumpin’ Jack Flash) ha chiuso il concerto prima dei due bis (Gimme Shelter e Satisfaction) autentiche ciliegine su una torta più che mai gustosissima. Se i dieci musicisti sul palco (condotti magistralmente da Chuck Leavell) sono stati assolutamente all’altezza, una nota di merito va a Steve Jordan, batterista chiamato nell’ingrato compito di sostituire il vecchio Charlie cui Jagger (in perfetto italiano) ha dedicato il primo dialogo con il pubblico: “È la prima volta senza di lui, ci manca moltissimo”. Mick, ancora una volta, ha sbalordito tutti: a quasi 80 anni corre, salta si muove e canta come quando, nel 1967, gli Stones per la prima volta giunsero in Italia. “E vi ringraziamo”, ha detto Jagger al proposito, “dopo 55 anni di essere ancora qui con noi”. Nessuno dei 57mila presenti a San Siro ha avuto la sensazione che fosse l’ultima volta, anche perché si fa davvero molta fatica a pensare ad un mondo senza i Rolling Stones…

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