Suzanne Vega – Il report del concerto di Roma per la rassegna “I concerti nel parco”
La recensione del concerto della grande cantautrice Suzanne Vega, alla Casa del Jazz di Roma, in occasione della rassegna I concerti nel parco. Accompagnata dal chitarrista Gerry Leonard, l’artista ha proposto tutti i suoi maggiori successi
Uno spettacolo di musica e poesia, in equilibrio tra parole, folk e rock. È questa l’essenza della serata di martedì 19 luglio alla Casa del Jazz di Roma che ha avuto come protagonista Suzanne Vega. L’autrice di Luka, Tom’s Diner e di mille storie americane, in cui un’intera generazione si è identificata, è arrivata alla rassegna I concerti nel parco con un bellissimo show, che l’ha vista sul palco insieme al chitarrista Gerry Leonard.
Riservata, sobria, schiva, Suzanne Vega, antidiva per scelta, con le sue ballate intimiste ha aperto la strada a una nuova generazione di cantautrici. È diventata così una delle icone del folk contaminato di quegli anni rampanti con Tracy Chapman e Toni Childs.
Nata in California nel 1959, dopo un’adolescenza irrequieta nel quartiere portoricano di New York, viene convertita dalla danza classica al rock grazie a un concerto di Lou Reed, al quale assiste quasi per caso a 19 anni. Il suo primo album omonimo è del 1985: il successo è immediato e viene definita la capostipite di una nuova scuola folk femminile e raffinata. Il secondo album, Solitude Standing, trainato dal singolo Luka, ha scalato le classifiche di tutto il mondo. Nel corso degli anni l’artista ha proposto album molto raffinati. Questi album li ha poi portati in giro per il mondo in una versione intimista chitarra e voce, in uno spettacolo che punta alla poesia.
Nel corso della serata, aperta da Marlene On The Wall, l’artista ha proposto tutti i suoi maggiori successi: Small Blue Thing, Caramel, Gypsy, In Liverpool, Left Of Center e le immancabili Luka e Tom’s Diner. La forza delle canzoni di Suzanne Vega è l’ispirazione lirica dei testi, che hanno un forte legame con la letteratura. Nella scrittura di Suzanne Vega, non c’è un’impronta diaristica. Non c’è spazio per emozioni privatissime. Non c’è alcuna tentazione di intimismo deteriore. Ma c’è il canto di due tracciati esistenziali ineludibili, la solitudine e l’amicizia. Nei bis c’è stato spazio anche per un omaggio all’amico Lou Reed, di cui ha eseguito una bellissima versione di Walk On The Wild Side, oltre ai suoi brani Tombstone e Rosemary. Quella di Suzanne Vega è poesia rock, che si muta in ritmo accompagnata dalla musica e che trova un suo modo di arrivare e coinvolgere.