03/11/2022

James Taylor live agli Arcimboldi di Milano, il report (28.10.2022)

Come un maglione di cachemire: classico, elegante e capace di scaldare menti e cuori degli spettatori

Circa due ore di concerto divise in due set, una doverosa pausa che James Taylor annuncia più volte suscitando l’ilarità del pubblico e mostrandogli la scaletta della serata scritta su un enorme cartone nero.
Il vecchio James riempie fino all’ultimo posto il teatro milanese: sul palco, luci soffuse e una scenografia elegante, lui al centro che gioca con lo sgabello dal quale sale e scende di continuo, e intorno a lui una band di fuoriclasse, su tutti Steve Gadd on drums, che asseconda ogni suo gesto, ogni suo sguardo, ogni suo respiro. La setlist accontenta proprio tutti: si apre con l’eleganza di Something In The Way She Moves per proseguire con un successo dietro l’altro, da Country Road al blues puro di Steamroller fino ai grandi classici Sweet Baby James, Carolina in My Mind, Mexico e la festa finale di How Sweet It Is. Mister Taylor, in forma smagliante, non manca di portare idealmente sul palco due donne importanti della sua vita: Carole King, che ha scritto per lui perle come Up On The Roof, a chiudere la prima parte di concerto, e Joni Mitchell, la cui voce angelica risuona in tutto il teatro sui cori di Long Ago And Far Away.

Qualcuno, tempo fa, aveva paragonato James Taylor a un maglione di cachemire, e cioè a un qualcosa di classico ed elegante, che non passa mai di moda. E ancora una volta, anche in questi concerti italiani, JT ha dimostrato che le sue sono canzoni senza tempo, capaci di emozionare, commuovere, far riflettere e, perché no divertire. Ma soprattutto, proprio come il cachemire, di scaldare menti e cuori degli spettatori.
E se non ci si stancherà mai di ascoltare le sue hit, è sempre sorprendente sentirne le versioni dal vivo. Non tanto perché James le cambi radicalmente stravolgendone la struttura. Anzi, proprio perché le mantiene assai simili agli originali, è un godimento assoluto sentire come la sua sei corde acustica (dal timbro compresso, suonata con un picking apparentemente semplice ma in realtà estremamente elaborato ed assolutamente personale) sia l’elemento centrale del suo sound. Su di essa, o attorno a lei, gli altri strumentisti pennellano un back up delicato e prezioso, aiutato dalla perfetta acustica del teatro, ideale per creare quel “sentiment” che lo stesso Taylor trasmette con la sua voce. Una voce che, insieme alla sua chitarra, ha dato vita a una “griffe” unica e inconfondibile capace persino di personalizzare i brani altrui, da Up On The Roof a You’ve Got A Friend, da Teach Me Tonight a How Sweet It Is.
Cordiale, simpatico ed empatico nella sua vera o presunta timidezza, James Taylor è sempre in grado di coinvolgere il suo pubblico: gli bastano pochi gesti e brevi chiacchiere tra un pezzo e l’altro.
Poi, quando saluta tutti e se ne va, prima del tradizionale finale con la dolce ninna nanna You Can Close Your Eyes lascia in tutti la sensazione di aver salutato un vecchio amico.
Uno che non ci ha mai tradito e non ci tradirà mai.

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