23/01/2023

John Cale, “Mercy” – Recensione

L’ex Velvet Underground John Cale è tornato con un’elettronica dalle tinte cupe per descrivere la triste attualità nel nuovo album Mercy

 

Lo avevamo ascoltato inizialmente in Night Crawling, brano in cui nel video di animazione che lo accompagna, passeggia per le strade di una New York degli anni ’70 insieme a David Bowie. Dalla nostalgia delle riflessioni che formulava in quel periodo, anche su possibili collaborazioni tra lui e l’illustre amico, John Cale si è poi messo a pensare, o meglio ad osservare l’attuale realtà che lo circonda. E lo ha fatto nel corso degli anni in dodici nuovi brani per un totale di poco più di un’ora. In Mercy l’ex Velvet Underground parla dell’uso delle armi in America (nella title-track), della Brexit (Time Stands Still) e di altri problemi di stretta attualità.

John Cale si è reinventato ancora una volta, come ha fatto in circa sessant’anni di carriera, lui che lo scorso marzo di anni ne ha compiuti ottanta. In questo nuovo lavoro, primo di canzoni originali da Shifty Adventures In Nookie Wood del 2012, prevale un’elettronica dalle tinte cupe, sottolineata da synth spesso essenziali e da una voce, quella dello stesso John Cale, che risulta eterea (soprattutto grazie ai tanti accorgimenti in fase di incisione).

 

John Cale; foto di Madeleine McManus

John Cale - Mercy

 

Tanti sono gli ospiti dell’album: Animal Collective, Sylvan Esso, Laurel Halo, Tei Shi, Actress, Fat White Family, Weyes Blood; ma è la presenza di John Cale quella più rilevante. Seppur non invasiva. Seppur distaccata. E paradossalmente, proprio per questo motivo, ancor più significativa.

Non è la fine del mondo (Not The End Of The World) dice verso la fine, eppure l’emergenza climatica, che è solo uno dei tanti problemi, è sotto gli occhi di tutti (The Legal Status Of Ice).

“I’m going back to get them, my friends in the morning. Bring them with me into the light” (Tornerò a prenderli, i miei amici, al mattino. Li porterò con me nella luce”) canta in Story Of Blood. E c’è poi la dedica di Moonstruck (Nico’s Song), dove Nico è colei con cui ha condiviso una parte importante della sua arte (e non solo) nei Velvet Underground, anche successivamente suonando e producendo per lei alcuni album.

Pensare allora al passato e soprattutto a chi non c’è più sembra allora inevitabile, viste le sincere preoccupazioni per il presente e per il futuro esposte da John Cale in Mercy, un album che può risultare più ostico al primo ascolto… ma solo al primo.

John Cale - Mercy - Recensione

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