Addio a Sam Moore, l’altra metà di Sam & Dave
Aveva 89 anni uno degli artisti che rese grande la Stax di Memphis insieme ad altri miti come Otis Redding, Wilson Pickett e Rufus Thomas
Se n’è andato anche Sam Moore, l’altra metà di Sam & Dave, il duo che spopolò nella seconda metà degli Anni Sessanta con pezzi epici come Soul Man, Hold On I’m Coming e When Something Is Wrong With My Baby.
Furono loro, insieme ad altri miti come Otis Redding, Wilson Pickett e Rufus Thomas a rendere grande la Stax di Memphis e a creare un vero e proprio marchio di fabbrica, al quale contribuì non poco anche la house band di Booker T And the MG’s, dove MG sta per Memphis Group. In quella band c’erano personaggi del calibro del chitarrista Steve Cropper, del bassista Donald “Duck” Dunn e del batterista Al Jackson che nel 1962 firmarono la seminale Green Onion.
Erano anni in cui la musica soul e il rhythm’n’blues andavano a braccetto con la lotta di emancipazione degli afroamericani e proprio Soul Man si impose come un vero e proprio inno dell’orgoglio nero. Il loro meglio lo davano nei concerti dal vivo dove il ritmo delle loro canzoni si fondeva con una coreografia esaltante che probabilmente solo James Brown seppe superare. Erano noti come “double dynamite” perché le loro performance ne avevano la stessa forza dirompente. Sam era la voce tenorile del duo, mentre a Dave spettava quella baritonale e su questa contrapposizione apparentemente stridente, insieme al ritmo fortemente sincopato, costruirono la loro peculiarità. Andarono forte fino alla fine dei Sessanta, un lustro di gloria o poco più che poi cominciò a scemare anche perché i gusti giovanili stavano cambiando e neanche il loro feeling continuò a mantenersi alto. Finirono per litigare e a ricorrere alle vie legali.
Dave Prater morì nel 1988 a soli cinquant’anni riuscendo almeno a vedere riconoscere il suo valore musicale quando i Blues Brothers, nel film di Landis, ripresero parte del vecchio repertorio del duo, mentre non riuscì a vedere il sequel del 1998 al quale invece partecipò Sam Moore.
Sam, salvo qualche sporadica apparizione, si ritirò a vita privata nella sua Miami, facendosi notare per alcuni atteggiamenti che non sembrarono da lui, vecchio sostenitore dei diritti civili dei neri: si rifiutò infatti di concedere a Obama l’uso di Hold On I’m Coming nella sua campagna del 2008 per esibirsi invece in occasione della festa inaugurale di insediamento alla Casa Bianca di Trump.