11/02/2025

Vulcani in Pace, il nuovo progetto di Cattaneo e Marco Parente

Il cambiamento climatico come tema ricorrente in un lavoro in cui altre forme (non solo d’arte) si intrecciano con le trame compositive dei due cantautori

 

Musica, ma anche arte e scienza in Vulcani in Pace. La collaborazione inizialmente doveva concretizzarsi solo per un paio di pezzi, ma l’idea è cresciuta sempre di più e quindi Cattaneo e Marco Parente hanno deciso di unire ancor meglio le loro forze per pubblicare un album. Dopo un primo incontro tra i due, il progetto si è sviluppato in uno scambio continuo che ha generato una serie di delicati frammenti compositivi in cui il tema ricorrente è quello del cambiamento climatico.

Anche per questo motivo la parte grafica dell’album è stata affidata a Jason deCaires Taylor, scultore inglese, autore peraltro della copertina di Ukulele Songs di Eddie Vedder, conosciuto per le sue opere installate sui fondali marini e che si occupa proprio di sensibilizzare in merito alla questione.

Parlando sempre di ambiente e vista quindi l’importanza che riveste il tema, Vulcani in Pace ha avuto anche il supporto del team dell’Università di Milano (Dipartimento di Bioscienze), dell’Università di Padova e della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli con ricercatori coinvolti che sono veri e propri esperti della materia: Camilla Della Torre e Silvia Giorgia Signorini (UniMi ed associati SZN Crocetta), Marco Munari (UniPd) e Fabio Crocetta (SZN).

Ci ha illustrato il progetto Marco Parente.

 

Marco Parente e Cattaneo - Foto di Ella Bordeaux
Marco Parente e Cattaneo © Ella Bordeaux

 

Vulcani in Pace. Quando vi siete incontrati per la prima volta tu e Paolo e com’è nata questa collaborazione?
Diversi anni fa, quando Paolo m’invitò ad un festival da lui organizzato. Durante questi anni ci siamo incrociati sporadicamente a Brescia, dove andavo spesso per registrare, ma non avevamo mai avuto modo di confrontarci sul campo. Fino a due anni fa, quando improvvisamente mi chiama e mi parla del suo nuovo corso musicale, fatto di ricerca strumentale ed elettronica. Mi parla dei suoi molteplici progetti e collaborazioni e soprattutto delle sue “Particles”, ovvero improvvisazioni strumentali, sulle quali mi chiede di lavorare con la voce e le parole. La cosa, oltre a lusingarmi, m’incuriosiva e stimolava, specie dopo aver sentito il materiale.

 

Come sono nati i brani del vostro nuovo album?
All’inizio pensavamo che la collaborazione si sarebbe limitata a uno due pezzi, invece nel giro di una settimana buttai giù 9 brani dal nulla, registrai le voci in due pomeriggi, mai pensando che poi sarebbero state quelle definitive, senza ritoccarle di una virgola. Io e Paolo non ci siamo mai visti, è avvenuto tutto a distanza e nessuno dei due ha cambiato niente del proprio materiale. Eppure dal risultato finale sembra tutto il contrario. Per questo motivo abbiamo deciso di fare uscire questo progetto sotto un nuovo nome, Vulcani in pace, una nuova terza identità.

 

Visto il tema del vostro lavoro, avete pensato subito a Jason deCaires Taylor per la copertina?
No, piuttosto il contrario: l’intero lavoro si è sviluppato senza alcuna premeditazione, tutto solo secondo coincidenze e assonanze creative. Ero in vacanza nell’isola vulcanica di Lanzarote, quando mi capita di sfogliare una rivista locale e d’imbattermi in quella che poi sarebbe diventata la copertina del disco (Jason ha installato delle sue opere nei fondali dell’isola). La mando subito a Paolo che, come me, si riconosce in quell’immagine e ci siam detti…”sarebbe bellissima come cover, ma figurati se quest’artista ce la concede senza chiederci un botto di soldi”…e invece non solo Jason ci ha concesso l’immagine a titolo gratuito (chiedendo a Paolo in cambio solo lo sfruttamento di alcuni suoi brani strumentali, visto che era un suo fan), ma ci ha anche inviato un video dal quale poter estrapolare tutte le immagini che vogliamo. Jason è un artista molto sensibile e attento all’ambiente marino, a cominciare dai materiali che utilizza per le sue sculture. Tutta la sua è opera di “dissenso”, ovvero l’accostamento di un elemento meraviglioso, come il mare, ad uno orribile in decadenza libera: l’umanità perduta. C’è una sorta di redenzione dell’uomo attraverso la natura nei suo lavori.

 

In che modo Vulcani in Pace è stato affiancato ed appoggiato nel progetto e negli scopi dalla ricerca condotta in sinergia dal team di varie università italiane?
Tutti questi spunti e incontri non cercati hanno inevitabilmente innescato sinergie e intersezioni con ambienti diversi da quelli della musica. Così, grazie anche al lavoro prezioso dello staff di Freecom, è nata la collaborazione con varie università impegnate nella ricerca scientifica sull’impatto dell’uomo sull’ambiente e salute dei nostri mari. Non sappiamo ancora che forma avrà questa combinazione tra arte musica e scienza…ma ci stiamo lavorando.

 

 

Rimanendo sugli “incontri”, ce n’è stato anche uno in un certo senso con David Byrne che ti ha inserito nella sua playlist, vero?
In realtà è la seconda volta che il Sign. Byrne m’inserisce nei suoi ascolti italiani. David Byrne lo considero uno dei miei maestri putativi. Dunque puoi immaginare la reazione…m’illumino d’immenso il sorriso.

 

Bene. Tornando a Vulcani in Pace, nella resa live del progetto c’è spazio per l’improvvisazione all’interno dei brani? Avete concepito uno spettacolo ad hoc?
No non ci sarà improvvisazione, quella c’è già stata all’inizio in fase compositiva. L’aspetto singolare del set da sottolineare invece è l’uso di registratori a cassetta (4 tracce), manipolati e filtrati da Paolo in tempo reale, mentre io sarò concentrato solo sulla voce e l’aspetto performativo. Lo spettacolo potrebbe prevedere anche l’utilizzo di visual con le immagini di Jason…ma questo è ancora tutto in fase di studio. Non ci deve essere niente di forzato.

 

Come pensate si possa sviluppare in futuro la collaborazione tra e te e Cattaneo? Ci avete pensato? Avete scritto altri pezzi?
Beh, è un po’ presto per dirlo. Intanto godiamoci i neonati Vulcani in Pace.

 

Oltre a goderveli e a goderceli ascoltandoli, quali sono i vostri prossimi impegni?
Far camminare i Vulcani in Pace con le loro gambe e per quanto mi riguarda lavorare all’altra faccia della medaglia di questo lavoro, ma al riguardo non mi sbilancio troppo.

Vulcani in Pace - copertina di Jason deCaires Taylor

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