15/12/2025

Alessandro Gaetano racconta lo zio Rino per la riedizione di “E io ci sto”

Tra aneddoti familiari, il nuovo videoclip e il brano inedito, Alessandro Gaetano guida alla riscoperta di Rino e della sua musica, dall’album E io ci sto ai lati ancora da riscoprire della sua carriera

 

E io ci sto fu l’ultimo album di inediti di Rino Gaetano prima della sua prematura scomparsa. Per i 45 anni dalla sua uscita, il lavoro è stato ripubblicato in digitale, vinile rosso e CD, con tracce rimasterizzate a 192 kHz/24bit e con la bonus track inedita Un film a colori (Jet-Set), un testo alternativo del brano Jet-Set che rivela un lato più intimo dell’artista. Il vinile include anche il manoscritto originale di Rino, che ha ispirato il videoclip del brano firmato dal regista Nicolò Bassetto.

Cover album E io ci sto_b

La traccia inedita è presente anche nel documentario Rino Gaetano sempre più blu di Giorgio Verdelli, proiettato nei cinema il 24, 25 e 26 novembre e presentato in anteprima alla 20ª Festa del Cinema di Roma.

Il cantautore viene celebrato in molti modi e il nuovo videoclip di E io ci sto è stato il punto di partenza della nostra chiacchierata con Alessandro Gaetano, nipote di Rino, che partecipa con un cameo nel video e che, attraverso questo e altri progetti, continua a ricordare affettuosamente lo zio, dalla musica che ci ha lasciato ad altri aspetti meno esplorati della sua breve carriera.

 

Un nuovo video per E io ci sto in cui sei presente anche tu: dove avete ritrovato il manoscritto di Rino?

Qualche anno fa stavamo allestendo una mostra di Rino a Roma e lì sono emerse una serie di cose che sapevamo di avere, però abbiamo comunque dovuto costruire un catalogo. Tra le altre cose che abbiamo esposto in mostra è venuto fuori questo manoscritto, in cui Rino probabilmente desiderava mettere su pellicola il suo video di E io ci sto. Si apriva con quest’alba a Capri ed è così che inizia proprio il videoclip, prendendo spunto da questo manoscritto.

 

La riedizione pubblicata per i 45 anni dell’album permette di riscoprire forse un album meno noto rispetto ad altri? Magari è meno conosciuto rispetto a dischi come Aida o Nuntereggae più, però ci sono brani noti come E io ci sto di cui abbiamo già parlato, ma anche Ti ti ti ti o Michele ’o pazzo è pazzo davvero.

Sì, probabilmente è un album meno ascoltato ed è un peccato. Forse proprio perché è un disco molto serio, io lo sento molto intimo. Rispetto agli altri lavori, Rino qui è stato molto diretto nei temi: non solo sociali, ma più ampi. Citavi prima Michele ’o pazzo è pazzo davvero: pensi a questa persona che viene presa per pazza perché crede in un mondo più giusto e più vero… è una contrapposizione molto forte e bella, perché ti fa riflettere e anche stupire, no?

 

Certo. In questa riedizione c’è anche un brano inedito, Un film a colori, di fatto un testo diverso per Jet-Set. Lo conoscevate già o è un ritrovamento recente?

Allora, in casa noi avevamo il testo di Un film a colori, e lo conoscevo come testo, ma non sapevo che poi fosse all’interno della traccia Jet-Set. Sony ha avuto la possibilità di aprire le tracce originali e si è accorta, appunto, che c’era questo testo diverso, insomma, questa traccia vocale in più.

 

Quanto c’è di Rino che ancora non conosciamo più di tanto o non abbiamo mai ascoltato? Avete intenzione di pubblicare altro?

Posso dire che c’è altro, ma ci stiamo lavorando e pian piano usciranno anche altre cose, ma al momento non posso dire di più. Con Sony c’è un grande legame.

 

Che ricordi hai di Rino come zio?

Quando Rino è venuto a mancare avevo dieci anni. Per me è stato uno zio molto presente, anche perché ho avuto un padre che, al contrario, lo era poco. Rino ci portava a scuola, ci faceva fare merenda, faceva qualsiasi cosa come fosse un padre.

Poi, naturalmente, c’era anche il lato dell’artista: era spiritoso, giocoso con noi, ma allo stesso tempo ci faceva ascoltare cose nuove che stava abbozzando. A me, personalmente, faceva anche delle foto. Ne conservo alcune che forse un giorno pubblicherò: ce n’è una con il cilindro che lui indossò quando a Sanremo con Gianna che mi stava tipo otto volte. È una foto simpatica. Insomma, gli piaceva farci divertire.

 

Oltre ai progetti discografici, ci sono iniziative come la Rino Gaetano Band e il Rino Gaetano Day. Come prosegue questo tipo di avventura per far conoscere e riscoprire Rino, soprattutto attraverso la musica?

Dal 1999, per volere di mia madre Anna, è nato il progetto Rino Gaetano Band, con cui giriamo tutta l’Italia, da sempre. Con la band riportiamo in scena sia i brani di maggior successo sia quelli meno noti, come Ti ti ti ti o Ping Pong, parlando proprio di E io ci sto.

Attraverso il Rino Gaetano Day ricordiamo Rino in un contesto un po’ diverso: è un festival in cui noi, come resident band, eseguiamo i suoi brani insieme a ospiti. Nel corso degli anni abbiamo avuto Simone Cristicchi, Pierdavide Carone, Sergio Cammariere e molti altri.

Non è solo un momento di musica, ma anche di riflessione sul sociale e quindi invitiamo anche associazioni e facciamo talk. Insomma, un po’ con Sony, un po’ con il Rino Gaetano Day e un po’ con la Rino Gaetano Band, cerchiamo di ricordare Rino a 360 gradi.

 

Non molto tempo fa è stato proiettato nei cinema il documentario dedicato a Rino Gaetano, diretto da Giorgio Verdelli. Oltre alle numerose testimonianze di artisti e di voi familiari, il film descrive Rino anche rispetto all’eredità che ha lasciato. A un certo punto emerge come diverse fazioni politiche abbiano cercato di appropriarsi delle sue canzoni, come Ma il cielo è sempre più blu. Che ne pensi del suo approccio alla politica?

Rino non si era mai schierato, ma questo si può evincere già da Nuntereggae più. Da lì si ha un quadro chiaro di ciò che lui pensava: penso sia stato molto più anarchico che schierato.

Detto questo, posso dirti che a me e alla mia famiglia non ha mai fatto piacere vedere fazioni politiche, di destra o di sinistra, replicare o usare i brani di Rino.

 

Però lo stesso brano, sempre come si vede nel documentario, viene utilizzato o è stato utilizzato allo stadio Ezio Scida di Crotone e immagino che quella sia una soddisfazione.

Sì, lo è. Non solo allo stadio di Crotone è stata utilizzata, ho visto anche altre squadre che l’hanno fatta ascoltare per le partite e ultimamente anche la nazionale italiana di pallavolo l’ha utilizzata. È bello vedere come, in questi contesti, la musica di Rino crei sempre un senso di unione e di appartenenza.

 

C’è qualcosa di Rino che secondo te andrebbe ancora riscoperto?

Sicuramente le canzoni meno note. Ma, a mio avviso, oltre alla discografia, che è fondamentale per capire Rino attraverso i suoi testi, vale la pena riscoprire anche il suo parlato, nei video o nelle trasmissioni. Era anche DJ e speaker, ha condotto più di una trasmissione in Rai dove condivideva brani e faceva ascoltare musica, perché era un grande ascoltatore oltre che un autore.

Era estimatore di Bob Marley, ma ascoltava di tutto: Gershwin, Pergolesi, Rossini, Tangerine Dream, Bob Dylan, Battisti, Dalla, Pino Daniele… e poi era un beatlesiano sfegatato…

Alessandro Gaetano

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